Quando entriamo in un museo o in una galleria, tutto attira la nostra attenzione. Dagli estintori ai quadri appesi. Quella sensazione di entrare in luogo sacro, ci inebria. E se non ci è concesso scattar foto alle opere d’arte, ai saloni maestosi, alle decorazioni, ci infervoriamo. Perchè tutto ci sembra degno di uno scatto.
Andy Freeberg, in Russia, ha pensato che la cosa più affascinate da fotografare nei musei fossero le guardie. Dopo aver visitato l’Hermitage Museum a San Pietroburgo, ha notato che erano anziane, senza uniformi, sedute sulle loro sedie posizionate in punti strategici delle sale. E pian piano che il suo progetto prendeva forma, era impossibile non notare che quelle guardie, vicine alle loro opere da proteggere, stavano prendendo le forme di quei soggetti dipinti accanto a loro.
Un po’ come camaleonti, tutte quelle donne ne assumevano la posa, l’acconciatura, il colore dei vestiti. Si mimetizzavano con la loro sala. Durante la lavorazione, grazie all’aiuto di interpreti, Andy ha avuto il piacere di conoscere queste donne, scoprendo che alcune delle loro storie si potevano scorgere da quei dettagli immortalati.
“Una donna nella Galleria Statale Tretyakov a Mosca ha detto che spesso ci ritorna nel suo giorno libero per sedersi di fronte a un dipinto che le ricorda la sua casa d’infanzia. Un’altra guardia viaggia tre ore ogni giorno per lavorare, dal momento che a casa si sarebbe semplicemente seduta sulla veranda a lamentarsi delle sue malattie, come fanno le vecchie donne. Preferiva essere al museo e osservare le persone, circondata dalla storia del suo paese.“
Perchè custodire un’opera infondo è un’arte.