Apollonia Saintclair realizza fumetti erotici per rappresentare le fantasie femminili, dove il corpo della donna non è l’oggetto del desiderio di un uomo, ma più che altro di se stessa. L’uso dell’inchiostro è spesso, forte, marcato come a definire ancora più esplicitamente la tensione sessuale presupposta in quelle immagini illustrate.
Come i lavori di Milo Manara, ma più sporco, più esplicito. Il tratto di Apollonia Saintclair è irriverente, sprezzante e sexy. Come lei stessa afferma, l’inchiostro è il suo sangue.
Se fosse un lavoro cinematografico, sarebbe un film a luci rosse proiettato in una sala di periferia negli anni ’40. Fosse un album, uno di quelli da ascoltare in cuffia quando sei sedicenne e non vuoi assolutamente farti beccare dalla mamma in salotto con le amiche.
Tutto è lampante, nulla è nascosto dietro sottane o tendaggi. Ed è proprio questo a riuscire ad imbarazzarci ancora come novelli al solo sguardo, come se fosse la prima volta che un atto d’amore fisico apparisse ai nostri occhi in tutta la sua nudità.





















