Fondazione Prada inaugura una nuova mostra al suo Osservatorio in Corso Vittorio Emanuele II a Milano, si tratta di un’esposizione che segue la linea di sperimentazione nel campo dei linguaggi visivi, concentrandosi su un delle artisti pioniere nel campo, Dara Birnbaum.
L’artista è nata a new York nel 1946, all’alba del periodo post bellico che diventerà un tema importante nella sua produzione artistica, che sfida i canoni dell’arte e dei mass media, con opere realizzate in una grande varietà di formati, dal video all’audio, ma anche foto e stampe 3D, tutte tecniche che fanno parte della selezione di opere di quest’ultima mostra milanese, aperta fino al 25 settembre 2023.
Scoprire Dara Birnbaum significa scoprire il lavoro pionieristico su video e installazioni, che rimandano in modo critico all’estetica dell’immaginario mediatico. La manipolazione dell’immagine televisiva è stata per anni avanguardia nel mondo dell’arte contemporanea, grazie alla capacità di integrare tridimensionalità e video in grandi progetti audiovisivi.

Le opere realizzate dal 1975 al 2022 ed esposte a Milano aiutano a spiegare il percorso di una creativa che attraverso i prodotti della cultura televisiva ha arricchito il dialogo critico di oltre mezzo secolo. Nascere nel periodo post Seconda Guerra Mondiale per esempio ha portato Birnbaum a interrogarsi su come il sogno americano e l’entusiasmo propagandistico della vittoria abbiano gettato ombre su un intera generazione. Nelle opere dell’artista infatti sono presenti riferimenti a quegli anni, facendo ricorso a una memoria infantile e familiare che completa una critica aspra alla società americana.
La rappresentazione delle icone e la loro apparenza nell’immaginario comune sono dei temi centrali per capire il lavoro di Dara. Per compiere questo processo critico l’artista attinge alle icone popolari della televisione, come per esempio Wonder Woman, esempio per Birnbaum di come i mass media riescano a creare icone ed eroi banali associandoli a battaglie sociali importanti come quella del femminismo.
Proprio lo sguardo femminista è al centro di tante installazioni, volte a rappresentare il conflitto e il contenimento sociale di lotte identitarie per cui intere generazioni si sono battute, sminuendo la forza dei concetti proprio attraverso una rappresentazione sterile delle immagini.
Le opere esposte all’Osservatorio seguono questa linea concettuale, approfondendo ulteriormente anche la separazione tra il corpo e la sua rappresentazione, che nel linguaggio visivo dell’artista si attua con le azioni ripetitive e storcenti della telecamera. Il corpo per Dara Birnbaum finisce costantemente e quotidianamente nel tritacarne mass-mediatico, in un’economia che lo sessualizza secondo logiche dettate dal consumismo. A queste dinamiche l’artista nel corso della sua carriera ha risposto attraverso la riproduzione di immagini provocatorie, che l’hanno fatta incontrare con i principali movimenti controculturali degli ultimi decenni, approfonditi anche nella mostra presentata da Fondazione Prada.






