Edoardo Manzoni (Crema, 1993) vive e lavora a Milano. Giovane artista visivo, si laurea alla NABA nel 2019. Le sue opere scultoree, pittoriche e installative, si sviluppano partendo dall’analisi del rapporto di seduzione e violenza tra l’uomo e l’animale.
La sua ricerca nasce dal contesto rurale in cui è cresciuto, che ha stimolato in lui l’interesse per il rapporto tra naturale e artificiale, tra umano e animale. Nello specifico, le sue opere riflettono le dinamiche che si creano nella pratica della caccia, un misto tra seduzione e violenza, tra arma e ornamento.


Molte delle sue opere scultoree analizzano il concetto di trappola, sottolineando l’inganno e occultamento che l’uomo attua per attirare l’animale, con il fine ultimo dell’uccisione. Le “trappole” di Edoardo Manzoni appaiono come dei gioielli, qualcosa di bellissimo che attira lo spettatore stesso, sottraendo l’idea di trabocchetto e concentrandosi solo sull’aspetto della bellezza e del desiderio. Come nel caso di Senza titolo (FAME) in cui l’artista piega un dissuasore per uccelli, facendogli assumere la forma di una corona di spine. Sottraendolo al suo contesto abituale, in cui è mimetizzato e nascosto, l’artista lo rende protagonista nello spazio espositivo.
Le opere di Edoardo Manzoni riflettono il suo processo creativo: alcune risultano più immediate, realizzate di getto con oggetti di recupero, altre sono più meticolose e precise, presupponendo una progettazione e un’esecuzione più tecnica. Ne è un esempio l’opera Allodoliere, in cui l’artista riprende in chiave scultorea la forma del classico “specchietto per le allodole”, una trappola per uccelli formata da una paletta girevole sulla quale sono disposti dei piccoli specchi. Girando e riflettendo la luce, la trappola attira gli uccelli che vengono così catturati dai cacciatori. L’oggetto ispira anche la tipica espressione che, in senso figurato, si riferisce ad un’azione di inganno attraverso lusinghe.
Una delle sue serie intitolata Scene è composta da pannelli in legno, stampe UV trovate in enciclopedie di caccia e plexiglass specchiante. In queste opere, presenti anche all’ArtVerona 2022, Manzoni rimuove dalle fotografie la componente animale, ritagliandola e sostituendola con uno specchio. In questo modo, l’artista non fa altro che enfatizzare la presenza animale attraverso la silhouette in cui lo spettatore può riflettersi.


La sua ultima serie Inchino, esposta fino al 18 marzo 2023 nella Sotto project room della galleria Renata Fabbri di Milano, assume una nuova sfumatura, quella del corteggiamento. Il corpus delle nuove opere riflettono i metodi di seduzione messi in atto dall’uccello maschio per attirare la compagna, come l’esibizione del piumaggio o il canto, indispensabili per attirare la femmina che in questo modo sceglierà il suo compagno. Manzoni riprende questi comportamenti e li traduce in chiave scultorea attraverso materiali colorati, elementi luminosi e tratti geometrici, ricercando il tema dell’ornamento. Le piccole sculture dall’aspetto di uccelli esotici sottolineano la pratica umana della creazione di oggetti senza una funzione utile, ma con il solo scopo di elevare il proprio status sociale.




© Courtesy by l’artista Edoardo Manzoni e Renata Fabbri Gallery
© Fotografie di Mattia Mognetti