È uscito da poche settimane su Netflix il documentario dedicato alla vita e carriera di Estevan Oriol e Mister Cartoon, LA Originals. Chi non li ha mai sentiti nominare può identificarli come i pionieri e divulgatori, attraverso la loro arte, della cultura e subcultura Los Angelina della fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. Oriol è un fotografo e regista, mentre Mister Cartoon un tattoo artist ed ex writer. Hanno lavorato fianco a fianco con i più grandi esponenti dell’hip-hop di quegli anni.

Potremmo parlare per ore di cosa hanno fatto entrambi, per e nella cultura di strada, ma per ora vogliamo raccontarvi chi è Oriol e delle sue foto. Se non avete mai avuto il piacere di viaggiare nel tempo e imparare guardando, questo è il momento giusto per farlo. Ma facciamo un passo indietro.
Oriol inizia la sua carriera come buttafuori nei locali hip-hop di Los Angeles ed è qui che conosce gli esponenti dell’allora fiorente hip-hop californiano. Diventa tour manager per i più popolari gruppi di rap come i Cypress Hill e House of Pain. Tra un tour e l’altro, con la vecchia fotocamera del padre – il celebre fotografo Eriberto Oriol – inizia a immortale da autodidatta i momenti che faranno la storia del rap mondiale. Fu anche tour manager e fotografo dei Blink-182. Tante delle sue immagini sono diventate le copertine di molti album che Mister Cartoon ha arricchito con i suoi lettering.

Il lavoro di Estevan Oriol parte da qui, passerà per tutti i quartieri di Los Angeles e arriverà a Hollywood. Ha scattato oltre mezzo milione di foto in tutto il mondo, con 25 anni di carriera ad accompagnarlo, ha reso le sue immagini simbolo della cultura chicana facendola conoscere a livello internazionale. Giustappone i piani glamour e grintosi della cultura di Los Angeles, con ritratti di atleti, artisti, celebrità e musicisti famosi e stili di vita latini, urbani, di gang e della cultura del tatuaggio.
La cruda realtà dei quartieri messico-americani – fatti di alcool, droga, tatuaggi, pistole, donne pericolosamente affascinanti, di sguardi taglienti e profondi di uomini aggressivi e membri di gang – rendono i suoi scatti estremamente intensi, veri, crudi e sporchi. Sporco dato dalla grana della pellicola in bianco e nero che è diventato il suo marchio distintivo.
Ciò che ha definito lo stile di Oriol è da rintracciare in tutti i suoi viaggi e non solo negli input dati dalla sua città natale, seppur quel tipo di estetica è molto predominante. Il fotografo ha infatti viaggiato in ben 56 differenti paesi, dai quali ha saputo sviscerare le peculiarità culturali, contribuendo ad accrescere in maniera consistente il proprio orizzonte creativo.
La sua esperienza fotografica è cambiata nel tempo, dall’avvento della fotografia digitale soprattutto, anche se la pellicola rimane un’amica fedele e il suo marchio di fabbrica. Quello che fino ad ora non abbiamo detto però è che Estevan Oriol è anche un regista e videomaker, ha infatti girato molti video musicali, corti e video backstage delle sue esperienze, facendo trasparire anche in video il suo modo di catturare lo sguardo del pubblico.
Le foto di Oriol sono apparse in tante copertine e testate online delle maggiori riviste mondiali: Complex, GQ, Vibe, Rolling Stone. Ha un portfolio talmente ricco e importante da includere i nomi di Al Pacino, Robert De Niro, Dennis Hopper, Chloe Moretz, Xzibit, Kim Kardashian, Kanye West, Snoop Dogg, 50 Cent, Eminem, Denny Trejo etc.. Ha esposto un po’ ovunque e ha pubblicato diversi libri, ultimo dei quali “This is Los Angeles” pubblicato a dicembre 2018, in cui è raccolto il “Best of” dei pericolosi gangstar, lowrider, musicisti e celebrità.

Alcune delle sue produzioni sono diventate dei murales, a partire da quelle fatte a Nipsey Hussle, scomparso prematuramente. Ma la sua foto più celebre, copiata e riprodotta nei modi più disparati, è quella che mostra le mani di una donna formare le lettere incrociate LA. Quella foto è culto, ogni losangelino o chicano che si rispetti, ha imitato almeno una volta nella propria vita quel gesto, facendolo diventare un segno distintivo.
Estevan Oriol ha infine avviato il proprio merchandising fatto di t-shirt, felpe, bandane, integrandolo al suo lavoro principale. Non vi resta che guardare il documentario auto diretto, ma non auto celebrativo, ne vale la pena.