Prima di essere un illustratore Vincent Mahé è un osservatore. Uno di quelli capaci di vedere cose che alla maggior parte delle persone sfuggono. E poi di catturare quei dettagli e con sensibilità e sintesi immediata riuscire a tradurli in micro storie universali e delicate, discrete, languide, così intense eppure così candide.
In Smoke, il film del 1995 diretto da Wayne Wang, scritto e co-diretto da Paul Auster, il protagonista Auggie Wren ogni mattina, alle otto in punto, piazza il cavalletto e la macchina davanti alla sua tabaccheria a New York e scatta una foto all’angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue. Un approccio romantico e curioso che mi ricorda immediatamente il lavoro di Mahé.
“È per questo che non vado in vacanza – dice – , devo stare qui ogni mattina, alla stessa ora, ogni mattina nello stesso posto alla stessa ora. È il mio progetto. Quello che puoi chiamare il lavoro della mia vita. E’ la documentazione del mio angolo”
Il posto è lo stesso, ma ogni foto è diversa dall’altra. Così come nelle illustrazioni di Vincent Mahé, i luoghi sono quelli delle città che viviamo, che vediamo tutti i giorni, ma le storie che ospitano sono sempre diverse.
Ci sono le mattine col sole e quelle con le nuvole, c’è la luce estiva e quella autunnale. Ci sono i giorni feriali e quelli festivi. C’è la gente con cappotto e stivali e gente in calzoncini e maglietta. Qualche volta la gente è la stessa, qualche volta è diversa. E talvolta la gente diversa diventa la stessa mentre quella di prima scompare. La terra gira intorno al sole e ogni giorno la luce del sole colpisce la terra con un’inclinazione diversa.
Prendetevi il tempo che serve. Non capirete mai se non provate a rallentare.


