Fotografare le persone e raccontarne le storie, il carattere, il carisma e la bellezza naturale, è ciò che fa Joan Galo a Barcellona con la macchina fotografica.
La sua fotografia è sofisticata, elegante ed eclettica, ci porta oltre ogni confine e definizione e descrive uno scorcio della comunità LGBTQ+ spagnola.
Joan mescola empatia, colore, creatività e inventiva. La sua è un’arte spettacolare.
Abbiamo avuto la possibilità di parlare un po’ con @allaboutgalo di fotografia e di vita. Ecco qui l’intervista, buona lettura.
Joan by Daniela Estrella Joan by Daniela Estrella
Ciao Joan Galo, raccontaci qualcosa di te. Da dove vieni e come hai scoperto la fotografia?
Vengo da una piccola città vicino a Barcellona, una vita molto tranquilla e silenziosa.
Ho scoperto la fotografia all’università e la prima macchina fotografica che ho avuto è stata una Holga 120mm che sembrava un giocattolo, il che ha reso molto più facile e ludico il mio primo approccio alla fotografia.
Che valore hanno per te l’arte e la fotografia?
L’arte è la mia vita. Creo sempre, sia che si tratti di un progetto per uno shooting, che per un look, un video o un drag show.
Che cosa vuoi raccontare attraverso la tua fotografia?
Di solito faccio foto a persone che conosco già, o sono amici intimi oppure sono solo persone che ho voglia di ritrarre, ma in entrambi i casi il mio approccio è lo stesso. Cerco di sublimare ciò che vedo in loro: il loro carattere, il loro carisma, la loro bellezza naturale. Non c’è niente di specifico di cui voglio parlare o raccontare nelle mie foto, perché questo cambia a seconda del “modello”.
Descrivi la tua estetica in tre parole
Raffinata, teatrale e queer.
Che cos’è per te la femminilità?
Un sentimento, un’energia, un modo di esprimere qualcosa.
Secondo te, qual è il modo migliore per rompere stereotipi e pregiudizi?
Nella vita bisogna trattarli con naturalezza e consapevolezza, questo significa che bisogna essere sempre informati e aggiornati soprattutto al giorno d’oggi che tutto si muove così velocemente. Nell’arte io ho trovato una mia modalità: esporre la bellezza delle persone queer e dei corpi non-normativi mi permette di essere in una posizione di controllo.
Quali artisti hanno influenzato la sua ricerca? Ci sono fotografi a cui ti ispiri?
Non credo ci siano fotografi che abbiano influenzato il mio lavoro in modo diretto. Il primo libro di fotografia che ho ricevuto è stato “Heaven to hell” di David Lachapelle e ricordo di essere rimasto stupito dal suo uso del colore e dal tipo di persone ritratte. Mi è sempre piaciuto l’eccentrico e il fuori dalla norma, ma credo che queste passioni fossero già in me da sempre.
Continua la frase: per me la fotografia è…
Per me la fotografia è un modo di guardare le cose. Dopotutto la fotografia potrebbe essere benissimo uno strumento per osservare e vivere nel mondo.
Articolo di Federica Cimorelli