Tutto è iniziato qualche tempo fa, quando JR ha ricevuto la chiamata di un amico che gli proponeva di realizzare un’opera all’interno di un carcere. L’artista, da sempre affascinato da questi luoghi, ha iniziato ad analizzare le piante e le forme dei cortili di diverse prigioni californiane, scegliendo alla fine il carcere di massima sicurezza di Tehachapi.
A questo punto i protagonisti dell’opera non potevano che essere gli stessi detenuti, i loro familiari e i membri del personale della prigione che, oltre ad essersi fatti fotografare da JR e averlo aiutato nella fase di allestimento dell’opera, si sono aperti con l’artista raccontando le loro storie, i loro percorsi di redenzione.
Così, la realizzazione di un’opera d’arte si è trasformata in qualcosa di più profondo, di più importante: è diventata il pretesto sia per analizzare la condizione di questi uomini molti dei quali sono stati incarcerati in età adolescenziale, sia per mostrare come la visita di un artista all’interno di una prigione si trasformi in un evento eccezionale che ha la forza di cambiare tutti.
Sul suo profilo Instagram JR racconta:
“Mi è stato chiesto di non avvicinare troppo i ragazzi perché non sono a loro agio con le interazioni, ma quando sono entrato, non ho potuto evitare di guardarli negli occhi, di stringergli la mano, di presentarmi e chiedere i loro nomi. Solo perché è quello che fanno gli umani. Sono stati incredibilmente grati per questo.”
Durante la realizzazione del pezzo, lo stesso artista si è accorto che stava prendendo forma qualcosa di più grande, per questo motivo prima di svelare l’opera ultimata è stata creata l’app JR:murals – scaricabile per iOs e Android – dove è stato possibile dare il giusto spazio alle storie dei detenuti.
Con quest’opera JR ci pone un quesito: “Può un uomo cambiare?”, e ci invita a riflettere bene prima di rispondere, pensando “Io sono cambiato? Ho commesso errori, mi sono scusato e ho fatto ammenda? Se l’ho fatto, perché loro non dovrebbero riuscirci?”


