Solitamente, quando pensiamo ai motel, l’immaginario comune ci porta a visualizzare alberghi situati lungo le autostrade americane, affollati da criminali latitanti o da storie da una notte, dove qualcuno muore sempre e il sangue finisce sulla tappezzeria degli anni ’60. Ecco, in realtà non è proprio così, perlomeno non sempre.
Il fotografo americano Kurt Hollander ha deciso di realizzare un reportage fotografico intitolato Happy City, che racconta la storia dei motel di Santo Domingo in maniera quasi romantica.
Gli scatti realizzati ai motel costruiti tra le auto officine, stazioni di servizio e parchi alla periferia delle città della Repubblica Dominicana, conferiscono al lavoro un senso quasi di vuoto e mistero. Kurt Hollander, che ha trascorso quattro giorni a scattare le immagini, ha catturato l’esterno delle strutture. Le fotografie sono state scattate all’alba o al tramonto e senza persone nell’inquadratura. Questa scelta ha lo scopo di accentuare il vuoto di questa architettura del desiderio, lasciando allo spettatore la possibilità di immaginare cosa succede dietro le porte chiuse. Una sorta di “vedo-non vedo”.
Una segnaletica luminosa e audace adorna alcuni dei motel, i cui nomi includono Obsession, Te Javi, Cariño e Happy City – da cui prende il nome la serie. Ogni motel ha un design diverso, che va dagli edifici ornamentali a quelli che assomigliano a piccoli villaggi. Anche se sono stati tutti costruiti nello stesso periodo e sono stati finanziati da molti degli stessi investitori cinesi, ognuno di essi è un sontuoso tributo ad un diverso stile architettonico.
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