Ogni tanto sentiamo l’esigenza di fuggire dalla routine quotidiana, di scappare dalla città e rifugiarci in qualche angolo remoto, di quelli in cui la natura regna sovrana e incontrastata. Strade deserte e nessun rumore. Questa volta l’occasione mi è stata data da una Nuova Discovery di Land Rover, compagna di viaggio perfetta per questa avventura alla scoperta del Lago di Carezza nell’alta Val d’Ega.
Decidiamo di fare base a Trento, ed il primo giorno ci fermiamo per esplorarla in lungo e in largo: il centro è molto raccolto e l’architettura, l’arte e i musei la rendono una meta splendida, anche per un viaggio mordi e fuggi. Dopo un pomeriggio in giro, un pò infreddoliti dalle temperature rigide ci rifugiamo in un ristorante tipico, elegantemente arredato e dalla proposta gastronomica davvero fantastica.
La giornata seguente sveglia di buon ora e subito in macchina: direzione Lago Di Carezza. La leggenda narra di una ninfa di particolare bellezza che con il suo canto melodioso deliziava tutti i viandanti che salivano al passo di Costalunga, un giorno anche lo stregone di Masaré la sentì cantare e se ne innamorò, ma non riuscì a conquistarla. Chiese quindi aiuto alla strega Langwerda che gli consigliò di travestirsi da venditore di gioielli, di stendere un arcobaleno dal Catinaccio al Latemar e di recarsi quindi al Lago di Carezza per attirare la ninfa e portarla con sé. Così fece: stese un arcobaleno tra le due montagne e si recò al lago, ma dimenticò di travestirsi. La ninfa rimase stupita di fronte all’arcobaleno colorato di gemme preziose ma si accorse della presenza del mago e si immerse nuovamente nelle acque del lago. Non fu più vista da nessuno. Lo stregone, distrutto dalle pene d’amore, strappò l’arcobaleno dal cielo e lo gettò nel lago. Per questa ragione ancora oggi il lago di Carezza risplende tutti i colori dell’arcobaleno.
Carezza è quindi un luogo magico, dove il mito si fonde con la realtà, dove l’atmosfera è permeata da un’emozione particolare, fiabesca, fatata.
Lo percepiamo camminando lungo i sentieri innevati, lasciando impronte fresche e spesso perdendoci nella distesa bianca davanti, ma anche nel fruscio del vento tra le fronde degli alberi dallo stelo sottile, che crescono lontani gli uni dagli altri e che sembra il canto della ninfa della leggenda.
Prima di partire ci fermiamo nel punto panoramico più alto, per ammirare il paesaggio e far volare il nostro drone: le immagini ci lasciano a bocca aperta. Le strade arricciate, le cime degli alberi, la neve e il Latemar in lontananza ci regalano un’ultima meraviglia che ci fa dimenticare del freddo.
Soddisfatti, e con tantissima bellezza negli occhi, ci rifugiamo di nuovo in macchina e ripartire verso casa avvolti dai sedili riscaldati della nostra nuova Discovery.
Segui su Instagram l’#LandOutriders.
Testo e immagini © Federica Di Nardo