Per raccontarvi il lavoro dell’illustratore belga Laurent Durieux sono costretto a fare un piccolo passo indietro nel tempo… Secondo uno dei racconti ricorrenti di mia madre, la prima volta che venni portato al cinema avevo circa 3 anni. Il film era L’onore dei Prizzi, di John Huston con Jack Nichilson.
Non ho mai rivisto quel film, ma per quello che so si tratta di un gangster movie a tratti grottesco. Per evitare che strillassi o scoppiassi in lacrime, subito prima di entrare i miei genitori mi dissero che si trattava di un film comico e che quindi ci sarebbero state tantissime scene divertenti. Così, nel buio della sala, quando il silenzio e la suspance della scena drammatica venne rotto da una serie di mitragliate pulp, gli spettatori vennero risvegliati dalla mia vocina che urlava “Mamma è da ridere questo?” e che poi scoppiava in una risata fragorosa.
Dopo quel primo episodio, il cinema è entrato nella mia vita con prepotenza. Gli ho dedicato i momenti più felici e i periodi più cupi. Mi ha coccolato e preso a pugni. Ha finito col diventare una passione, un compagno. L’ho studiato per anni e per un periodo è stato il mio lavoro.
Dalle serate a dodici anni, accompagnato al primo spettacolo da mamma e papà per vedere Space Jam, Forrest Gump o Hook, ai pomeriggi estivi tra grammi di erba e discussioni fumose col mio miglior amico davanti a Polanski e Kubrick e Coppola e Weir. Dalle serate adolescenziali a scoprire Antonioni, Fellini, Bergman, Allen e Tarantino assieme ai miei fratelli, alle proiezioni mattutine per vedere Griffith e Welles e Renoir e Hitchcock e Truffaut all’università. E ancora Spielberg e Zemeckis.
E poi l’odore di fichi marci sul vialetto che portava a un cinema all’aperto vicino al mare, le poltrone di legno del cinema di seconda visione del paesino vicino casa; la fine primo tempo e il tizio coi gelati. Il nastro rovinato dei vhs.
Il cinema mi ha raccontato vite, aiutato a crescere, avvicinato a mio padre e aiutato a fuggire nei momenti peggiori. E potrei continuare ore, creando ricordi.
Ma tutto questo, ogni cosa che potrei raccontare, ogni mia dichiarazione d’amore è anche nei movie poster di Laurent Durieux. Tra i dettagli delle sue illustrazioni, le righe delle sue texture. Nella sua capacità infallibile di saper scegliere se raccontare mostrando o raccontare lasciando semplicemente immaginare.
“Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio.“
Federico Fellini



































