Lorena Florio, classe ’96, è una fotografa che ha costruito un’estetica ben precisa, eccentrica e stratificata. Laureata in Nuove Tecnologie presso l’Accademia di Brera, la sua ricerca si costruisce sullo scarto insito nei processi di mutazione e conservazione umana. L’irrequietezza di questo tema è il punto di partenza del processo creativo della fotografa che con il progetto Lacerazioni si avvicina al kintsugi giapponese, il percorso di ricomposizione e impreziosimento di un oggetto danneggiato.


Le immagini di Lorena Florio diventano testimonianza di un percorso di crescita e mutazione, stratificate per arrivare a un corpo scultoreo. Il lavoro della fotografa – composto di frammenti, rotture, stratificazioni e ricostruzione – cerca di mutare l’atto fotografico in oggetto, rendendo al pubblico un immaginario straniante ma estremamente affascinante. Florio mostra figure viscerali, prodotte dall’unione di altre componenti traslate su un nuovo corpo, celando tutta la loro complessità attraverso la presenza di elementi antropomorfi.

Questi scatti ci rendono inquieti, mettendo a nudo la mutevolezza del corpo umano. Siamo vivi eppure non riusciamo mai ad afferrare appieno l’inesorabile e silenziosa mutazione dei nostri corpi. Grazie alla fotografia di Florio è possibile sentire il ronzio dell’eterno, la crescita nella sua mutevolezza più delicata.
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Courtesy Lorena Florio