“Ho sempre pensato che il modo in cui occupiamo lo spazio sia di per sé una sorta di architettura. Abbiate sempre cura delle vostre coordinate…” dice Marco Palmieri (1969, Napoli), architetto di formazione e ultimo allievo di Ettore Sottsass.
Leggendo la sua citazione, è possibile avvicinarsi e comprendere meglio il suo modus operandi artistico. Palmieri infatti inizia proprio ragionando sullo spazio, circoscrivendo un’area, una stanza e riflettendo sugli elementi che la abitano, in particolare sul significato che la loro posizione comunica a livello sociale.
La nostra posizione nello spazio è infatti in grado di comunicare forti messaggi, come un dittatore o un re che posizionandosi ad un livello sopraelevato rispetto al popolo comunicano potere e autorità, o come il disagio che spesso è espresso da una persona che occupa una posizione marginale all’interno di una stanza affollata. Nelle opere di Marco Palmieri le persone subiscono un’astrazione, trasformandosi in forme geometriche. Questa scelta è probabilmente dettata dalla volontà di ottenere un’immagine che sia esteticamente architettonica, rimandando all’immaginario metafisico tipico di artisti come De Chirico, Carrà e Morandi. I soggetti che l’artista posiziona nello spazio, come cubi, parallelepipedi o sedie, diventano quindi un pretesto per analizzare dinamiche sociali, concetti o situazioni.

Le opere di Marco Palmieri sono talvolta create dall’artista partendo da una vera e propria costruzione fisica di stanze e oggetti in miniatura, realizzati in carta dipinta ad acquarello, che vengono poi posizionati in modi diversi e fotografati in serie. Altre volte l’artista dipinge le sue stanze direttamente in acquarello su carta, come nel caso della serie MAPPE nella quale analizza complesse dinamiche relazionali attraverso variazioni spaziali.
La serie MAPPE è composta da dodici opere e dunque dodici situazioni in cui questa volta sono dei cubi colorati a rapportarsi tra loro. Il titolo che Palmieri da alle opere suggerisce la dinamica analizzata. Ad esempio, l’opera Love mostra i cubi sparsi nello spazio, tutti posti a debita distanza, tranne due che sono posizionati vicini, attaccati come in un bacio. L’opera Riparo segue lo stesso schema “disordinato” della precedente, ma questa volta un gruppo di cubi è raccolto al centro, nell’atto di riunirsi per proteggersi. Altre opere della serie seguono invece uno schema più geometrico, come Privilegio che rappresenta i cubi posizionati a ferro di cavallo che si rapportano ad un unico cubo, solo sul lato sinistro. La diversità è messa in risalto. L’unione e l’uniformità viene spezzata da un lato formato da un solo elemento.
Attraverso uno schema di pieni e vuoti, di presenze e di assenze, di avvicinamenti e di allontanamenti, Marco Palmieri è grado di rappresentare con semplicità dinamiche intrinseche, articolate e talvolta crude, che lo spettatore può riconoscere con immediatezza e fare proprie.












Courtesy by Marco Palmieri