Cresce l’attesa, ci siamo quasi, nonostante come dichiarato da Mecna stesso: “creare hype non è mai stato il mio forte”, siamo sicuri che molti di voi stanno aspettando la mezzanotte di oggi per ascoltare e consumare il nuovo album “Mentre nessuno guarda“.
A distanza di meno di un anno dal precedente lavoro discografico, “Neverland”, Mecna torna con un nuovo disco da solista, un lavoro che rappresenta il consolidamento della nuova direzione artistica del rapper. Gli scorsi lavori hanno consacrato l’artista nell’olimpo che gravita attorno al rap d’autore, portandolo a essere riconosciuto come una delle penne più interessanti e raffinate della scena italiana. Nel nuovo disco emerge con grande decisione la capacità dell’artista di sapersi esprimere in maniera personale, scavando dentro di sé con consapevolezza, di affrontare la propria profondità con leggerezza, di svelarsi con la timidezza di chi dà un valore alla propria intimità e con la chiarezza di chi fin dalle sue prime canzoni è abituato a parlare dei propri mondi interiori.

Lo abbiamo ascoltato in anteprima e possiamo solamente dirvi che in “Mentre nessuno guarda” Mecna continua a parlare di amore.
Lo fa attraverso liriche che lo raccontano con autoironia, immediatezza e malinconia, tratti caratteristici della sua scrittura, racchiusi anche nel video di 8 minuti pubblicato qualche settimana fa.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Mecna ed Enea Colombi, regista del video, un intreccio in grado di trasportare chi lo osserva nell’immaginario dell’album guidato dalla voce dello stesso Corrado.
Mecna
Enea Colombi
La premiere del tuo nuovo album “Mentre nessuno guarda” si apre con queste tue parole: “Mi
guardo indietro e vedo com’ero allora”. Cosa ti ha ispirato particolarmente nella creazione del corto che è a tutti gli effetti una rappresentazione visiva e simbolica del tuo nuovo album?
C’è molto anche di Enea in questo shortfilm, con lui ormai ci conosciamo abbastanza per fidarci l’uno dell’altro. Io gli ho fatto sentire i pezzi, abbiamo parlato dell’idea generale e poi lui si è fatto tutti i suoi viaggi (che io ho trovato efficaci) per la resa del progetto. Ho sempre voluto fare una cosa del genere ma non avevo mai trovato il momento giusto e quando fu proprio Enea a propormelo ero al settimo cielo. Non è una rappresentazione visiva dell’album, è più un’introduzione, quasi un modo per portarti dentro quel mood.
Un elemento che si ripete spesso nel cortometraggio è il rosso, a cui viene dedicato un frame molto espressivo che ci ha colpito. Cosa si cela dietro questa scelta?
Il rosso è il colore di questo disco. Ho giocato molto con i colori nelle mie ultime uscite e sapevo che tutto avrebbe portato al rosso, che appunto rappresenta l’album. La scena delle due gemelle che sporcano e puliscono la ragazza con la tempera (sangue) è forse la principale, ma è bello che ognuno trovi il significato che crede, io ho il mio personale che si capisce dal voice over di quella parte. Ma non è l’unico, ecco.
Tra piccoli spoiler, sequenze video, la tua voce che fa da narratore, così come chiesto ad Enea, quanto è stato difficile e bello al tempo stesso racchiudere il tuo nuovo lavoro in un video di 8 minuti?
È stata la sfida più difficile. Sono partito spavaldo, dicendo che sarebbe stato l’ultimo dei problemi, invece mi sono reso conto che l’intonazione era tutto. Ho fatto varie prove, alla fine sono tornato da dove ero partito, cioè parlare quasi come fosse l’intro di un brano, senza provare troppo a fare l’attore.
In un alternarsi di diversi scenari lasciati all’interpretazione dello spettatore: una storia d’amore, un viaggio, il continuo avvicinarsi e allontanarsi dei personaggi legati da un comune fil rouge, sei riuscito a rappresentare visivamente il nuovo album. Cosa ti ha ispirato nel creare questo intreccio in grado di trasportare chi lo osserva nell’immaginario dell’album guidato dalla voce dello stesso Corrado?
Ho sempre pensato che tra me e Corrado ci fosse una certa affinità per quanto riguarda il linguaggio visivo, mi sono sempre ritrovato molto nei suoi testi. ll giorno che mi contattò mi venne spontaneo scrivere un corto per l’album. Mi ha lasciato carta bianca, e dopo il lockdown avevo una forte voglia di rimettermi a creare. È un corto che racconta l’album di Corrado ma in un certo senso anche una parte di me. Il tema del viaggio è ricorrente in questo video e rappresenta tutti i luoghi della mia adolescenza (le campagne dell’oltre Po pavese e le colline del piacentino), e sono riuscito a rappresentarli visivamente. Il viaggio in auto e le strade fanno da fil rouge connettendo tutti i personaggi. A livello di trama e di storia è certamente a libera interpretazione, ma questo non vuol dire che “significa tutto e nulla”. Lo scopo era quello di lasciare libero lo spettatore di dare una propria interpretazione e credo sia stata una buona idea (i feedback ricevuti hanno fatto emergere interpretazioni che si avvicinano molto alla mia visione iniziale, che prevedeva una chiave di lettura positiva e una negativa). Un altro aspetto fondamentale è stato il casting: i due protagonisti sono entrambi attori alla prima esperienza sul set (è una caratteristica che cerco molto nelle mie produzioni, che i personaggi non siano interpretati da professionisti ma che abbiano una personalità, poi naturalmente anche le caratteristiche fisiche). Abbiamo trovato una strategia fattoriale che potesse funzionare per tutti.
Hai lavorato e lavori per tantissimi artisti, nel tempo hai messo la tua firma a vari videoclip di svariati singoli. Com’è invece pensare un video che rappresenti l’album per intero?
È stata un lavoro molto stimolante. Ho sempre sentito questa pulsione verso la narrativa audio visiva. Avere avuto l’occasione, sostenuto da una casa di produzione e da una major, di andare a creare un cortometraggio per un album è stata un’operazione molto coraggiosa ma che sicuramente porterà i suoi frutti. È stata una bella occasione, mi sono messo in gioco, soprattutto sulla durata che sfora i canoni dei videoclip tradizionali, e quindi è stata una grande soddisfazione.
In attesa del disco non vi resta che godervi qualche piccolo spoiler presente nella premiere, facendovi accompagnare dalle sequenze che il regista ha scelto come rappresentazione visiva e simbolica dei brani e dei contenuti del disco, un alternarsi di diversi scenari lasciati all’interpretazione dello spettatore.

Cover by: Andrea Carveni