La censura nell’arte è un tema fin da quando esistono gli artisti. I sovrani o i politici si sono opposti a opere che si scontravano con il potere, le gallerie hanno censurato opere ritenute oscene, persino i nudi sono stati censurati durante la storia dell’arte. La Maja Desnuda di Francisco Goya è sopravvissuta miracolosamente all’Inquisizione Spagnola (venendo esposta però solo all’inizio del ‘900), dell’Olympia di Èdouard Manet non si accettò la rappresentazione di una prostituta, per non parlare dell’Origine del Mondo di Gustave Courbet, della quale conoscete già il soggetto.
Denunciare il nudo nell’arte può sembrare una mancanza di idee progressiste, in questo morbo che ci fa credere di vivere nel secolo più illuminato della storia. Un pensiero quindi lontano, non sopravvissuto al 1800 di Goya e Courbet, ma del quale forse non ci siamo del tutto liberati. Recentemente infatti l’Albertina Museum di Vienna ha deciso di combattere la censura applicata dai social alle sue opere di nudo aprendo Vienna’s 18+ content, il proprio profilo OnlyFans.
L’ente del turismo austriaco ha deciso di spostare la promozione di alcune mostre sulla piattaforma di contenuti per adulti, visti i recenti episodi di censura subiti da Facebook, Instagram e TikTok. A luglio 2021 l’account TikTok dell’Albertina Museum di Vienna era stato bloccato dopo la pubblicazione delle foto di nudo dell’artista giapponese Nobuyoshi Araki. Non si tratta di un caso isolato visto il precedente simile del 2019, questa volta a causa di un opera di Pieter Paul Rubens.
Helena Hartlauer, una portavoce dell’ente del turismo di Vienna, ha definito “ingiusto e frustrante” il tentativo di promuovere le attività del museo attraverso i social. “Ecco perché abbiamo pensato a OnlyFans”.
Gli artisti e i musei sono da qualche anno in continuo scontro con le condizioni di utilizzo dei social in materia di censura. Al momento i criteri e i confini di ciò che è consentito e ciò che non lo è sono oggettivamente confusi.
Persino la fotografia della Venere di Willendorf, una statua risalente a 25000 anni fa ed esposta sempre a Vienna al museo di Storia Naturale, venne considerata pornografica da Facebook che la rimosse dalla piattaforma nel 2018.
Alla base dei problemi di censura ce n’è un altro di definizione della pornografia, soprattutto quando coinvolge soggetti che nascono per essere espressione della creatività degli artisti (come per il recente caso delle foto di Araki), o ancora più grave se riguardano opere dal grande valore antropologico e archeologico (come per la Venere di Willendorf).

Altri casi di opere censurate in Austria hanno coinvolto il Leopold Museum e alcuni ritratti di Egon Schiele, rifiutati dalle autorità di regolamentazione della pubblicità in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, durante una campagna di promozione del turismo di Vienna del 2018. In occasione del 20° anniversario dello stesso museo, è stato rifiutato da Facebook e Instagram un video con il dipinto Liebespaar di Koloman Moser, ritenuto potenzialmente pornografico.
È evidente che il rapporto tra arte e censura online debba essere modificato, tenendo conto dei concetti di libertà di espressione e di rappresentazione dei soggetti.
L’idea di portare opere d’arte e promuovere il turismo attraverso una piattaforma che conta oltre 150 milioni di utenti è certamente un plus. I primi iscritti a “Vienna’s 18+ content” su OnlyFans riceveranno anche agevolazioni per gli ingressi alle mostre. L’approdo dell’Albertina Museum di Vienna su OnlyFans però non è una furba operazione commerciale. È dichiarazione forte degli operatori del settore artistico contro la censura, seguendo l’onda della campagna social #FixTheAlgorithm.
Attenzione però a non dare tutta la colpa a un entità astratta come l’algoritmo e non trovare una scusa per gridare al ritorno dell’Inquisizione Spagnola.