Ormai è questione di ore e a distanza di oltre 20 anni dalla prima release verranno rilasciate le Stüssy x Nike Air Huarache.
Le sneaker rappresentano la prima collaborazione non ufficiale tra Nike e Stüssy, infatti il progetto originario fu quasi un antenato delle collaborazioni contemporanee. Fraser Cooke di Nike (padrino tra le altre cose dei progetti Gyakusou, HTM e “The Ten”) e Michael Kopelman di Stüssy UK realizzarono quello che potremmo definire un bootleg delle Stüssy x Nike Air Huarache e vennero vendute in un numero molto limitato nel chapter store di Stüssy a Londra.
Quelle Huarache andarono a ruba e diedero il via alla formula di collaborazione brand/retailer che siamo abituati a vedere oggi.
Il 12 febbraio Stüssy e Nike rilasceranno di nuovo le loro Huarache nelle colorway OG, in più completeranno la collaborazione tra i due brand una crewneck in pile e un panta in tuta abbinato. Il tutto sarà disponibile in selezionati Chapter store Stüssy, presso Dover Street Market e su stussy.com.
In occasione di questa storica release abbiamo deciso di connettere i punti che raccontano la storia di una delle silhouette più iconiche mai realizzate da Nike.

Come in quasi tutti i progetti che hanno fatto la storia dell’azienda di Beaverton, la persona alla quale porgere i nostri ringraziamenti è sempre la stessa, Tinker Hatfield.
Il padre delle Air Max 1 e delle Air Jordan dalla III alla XV, nel 1991 realizzò una sneaker spogliata fino all’essenziale – “stripped to the bare essentials” – come recitava uno dei primi advertising dedicati alle Nike Air Huarache.
La scarpa “che abbraccia i piedi” fu la realizzazione plastica del design funzionale ed estetico più innovativo dell’epoca per Nike.
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, Tinker Hatfield aveva intenzione di provare a disegnare la scarpa del futuro e iniziò a buttare giù un po’ di schizzi di quella che sarebbe poi diventata la Nike Huarache ma che all’epoca si chiamava “Harrachi”.

Leggenda narra che Hatfield trasse ispirazione per le Huarache mentre faceva sci nautico e dopo una caduta – molto frequenti in questo sport – rimase incantato ad osservare il calzino in neoprene utilizzato come aggancio agli sci e si accorse che aderiva perfettamente al suo piede.
Immediatamente si rese conto che aveva la possibilità di risolvere uno dei problemi più importanti delle sneaker dell’epoca: ogni sneaker calzava in maniera differente rispetto alla forma del piede.
Grazie al calzino in neoprene però cambia tutto. È quest’ultimo che si adatta perfettamente a qualunque tipologia di piede fasciandolo, abbracciandolo appunto, donando una comodità mai provata prima.
Una volta buttati giù gli schizzi della “Harrachi”, mise insieme tutto il lavoro fatto e lo mostrò al collega Sandy Bodecker che non solo ne riconobbe immediatamente il valore ma contribuì in maniera decisiva al nome finale della sneaker: con una penna rossa scrisse sulla bozza di Hatfield “Sneaker of the Gods”, semplicemente perché pensò che quelle scarpe così avveniristiche e all’apparenza comodissime, potessero rappresentare i sandali di una qualche divinità greca come Zeus.

Da qui l’idea di Hatfield di chiamare quelle sneaker Huarache, il nome di un tipico sandalo messicano di origini pre-colombiane tutt’oggi realizzato in vari materiali ma principalmente in pelle, molto simile a quelli che ancora oggi vediamo nelle rappresentazioni delle divinità greche.
Le Nike Air Huarache atterrarono sul pianeta sneaker nel 1991 ma nonostante il grande entusiasmo degli addetti ai lavori, sul piano commerciale fu un vero e proprio disastro: ne vennero ordinate soltanto 50 paia.
Questo fallimento completo però non fermò Tom Archie, Marketing Director del brand all’epoca che, credendo fortemente in quel progetto così avveniristico, ne fece produrre 5000 paia e le portò in prima persona allo stand Nike della Maratona di New York di quell’anno.
Vennero vendute tutte, i partecipanti alla maratona ne furono entusiasti: i colori brillanti, la silhouette futuristica e soprattuto l’incredibile aderenza al piede grazie al calzino in neoprene sparigliarono le carte e resero le Nike Air Huarache un’icona da quel giorno in avanti.


Indossate da Michael Jordan e Jerry Seinfeld, Michael Johnson le sfoggiò in un famoso spot pubblicitario, le Nike Air Huarache sono diventate un simbolo, un’icona con una legacy ben precisa e ormai radicata che ha fatto si che, nel corso di questi anni, venissero prodotti tantissimi modelli ispirati proprio a quella silhouette che Tinker Hatfield realizzò grazie a una gita e allo sci nautico.