Le nostre 5 domande continuano ad insinuarsi tra gli artisti dell’Outdoor Festival 2018.
Altri 3 (in realtà 4) di loro sono pronti sulla linea di partenza.
Pronti? 3,2,1 via!
Cinque parole che odi e cinque parole che ami.
Tony Cheung: Di solito non amo o odio parole specifiche, sono solo degli strumenti per gli esseri umani, ma non mi piacciono molto termini come “energia positiva” o “salute mentale/pensieri sani”. Le parole che mi piacciono sono Comunicazione, Possibilità, Scambio, Piacere, Dolore.
Quiet Ensemble – Fabio Di Salvo: Le parole che amo di più, considerando il significato e la fonia, sono: Polifonico, Essai, Labile, Glissare, Pigiama. Non mi piacciono: Interdetto, Convenzionale, Stratagemma, Artefatto, Vattelapesca.
Quiet Ensemble – Bernardo Vercelli: Frutta, Cloro, Mango, Argilla e Cristallo. 5 che non sopporto sono parole e modi di dire: Casereccio, Photo Opportunity, Rolla, Studio Visit, LoL.
Mathieu Tremblin: <3 Urbanità, Nomadismo, Umiltà, Curiosità, Empatia. 8 Dominazione, Profitto, Competizione, Spettacolo, Vanagloria.
Qual è la cosa migliore della città da cui vieni?
Tony Cheung: Il cibo. La cucina cantonese è squisita e incredibile.
Quiet Ensemble – Fabio Di Salvo: La mia città è Napoli e la cosa migliore è indubbiamente il mare. È ciò che mi manca di più qui a Roma, la città in cui vivo.
Quiet Ensemble – Bernardo Vercelli: Le campagne, i campi di girasole dove perdersi, il letto del fiume e il mulino abbandonato.
Mathieu Tremblin: La mia città preferita tra quelle in cui ho vissuto è Arles. La mancanza di controllo era e ancora è la cosa più interessante. Le persone lasciano scorrere. E il fatto che il potere non ti costringe a fare niente ma ti lascia davvero prenderti la responsabilità delle tue azioni è un motore che ti coinvolge nel bene comune.
Quando e come hai cominciare a “fare arte”?
Tony Cheung: La mia carriera artistica è cominciata quando ero al college grazie ad un libro del corso di Design nel quale ho cominciato a disegnare un sacco di illustrazioni con tutti questi strani personaggi che facevano cose, poi li ho raggruppati tutti insieme in un libro. Dopo il diploma ho cominciato a creare un po’ di merchandise con queste illustrazioni, cover per cellulari, cartoline e magliette, e le ho vendute ad un market di arte e design. Il feedback è stato molto positivo, i miei lavori divertivano e scioccavano le persone. Così ho abbandonato il merchandise e ho cominciato a lavorare su un sacco di nuove idee e lavori fighi. Il punto di svolta è stato la mia partecipazione al Crack! Festival (2013). È stato rivoluzionario e straordinario, per la prima volta ho realizzato che non è importante con che media lavori o quanto sei conosciuto, quello che conta è la passione e una specie di puro idealismo utopico che riguarda l’arte così come il pensiero critico.
Quiet Ensemble – Fabio Di Salvo: “Fare arte” è un concetto astratto, non so se sto facendo arte e né se l’ho mai fatta, ho sempre cercato di soddisfare la mia curiosità e di trasmettere agli altri i risultati delle mie ricerche, a metà tra il concettuale e la mia interiorità.
Quiet Ensemble – Bernardo Vercelli: Non credo ci sia stato un momento in cui “ho iniziato”, penso invece sia molto facile perdersi.
Mathieu Tremblin: Ho pensato che stavo facendo dell’arte quando ho improvvisamente realizzato che l’esperienza urbana che stavo condividendo con i miei amici, basata sull’esplorazione e i graffiti, mi stava portando ad una comprensione più profonda della vita di tutti i giorni e dell’interazione tra i cittadini e la struttura della città più che qualsiasi altro studio teorico; la forza del vivere.
Cosa stai proponendo qui all’Outdoor Festival?
Tony Cheung: Sto proponendo il Chemical Happiness Project che è un dipinto digitale orizzontale lungo 7 metri. L’ho realizzato appositamente per l’Outdoor. In questo progetto ho cercato di inserire soggetti provocatori come il suicidio, il bullismo scolastico, la schiavitù sessuale. Tutti questi elementi sono stati catturati e riprodotti in modo “sottile” cercando di nascondere dalla visione ogni giudizio sociale e ogni orientamento critico. Contemporaneamente, la divisione (o forse possiamo chiamarla contraddizione) tra la forma estetica e il contenuto ha creato un effetto ironico. Ho utilizzato una lingua cinese “fake” e uno stampo di figura umana per rappresentare tutti i soggetti, così che l’impatto visivo ti da l’effetto di un diorama in miniatura. Che tra l’altro ti puoi portare a casa comprando la riproduzione ripiegata che si trova al bookshop della mostra!
Quiet Ensemble – Fabio Di Salvo: Una nuova installazione, si chiama Prefórma. Si tratta di un’installazione cinetica in cui abbiamo indagato il concetto di Heritage, tema centrale del festival Outdoor. Abbiamo sviluppato una nostra interpretazione, seguendo la nostra poetica, e abbiamo presentato un’opera in cui mostriamo una visione astratta di ciò che viene subito prima o subito dopo la creazione o la distruzione di un Heritage, una riflessione su qualcosa di intangibile che fortifica e costruisce il patrimonio di una qualsiasi comunità.
Quiet Ensemble – Bernardo Vercelli: Un’installazione nuova, il risultato di uno studio formale sulla pietra, sul disegno della roccia, una visione macroscopica del granello di polvere. Un lavoro che attraverso geometrie semplici suggerisce la continua mutevolezza delle cose, riflessione sull’apparente immobilità delle forme.
Mathieu Tremblin: Attenendomi al topic dell'”Heritage” culturale e collegandolo alla disobbedienza, ho assemblato una collezione di sticker dedicata a Roma. Questa collezione si è diffusa attraverso dei prototipi di “mobili urbani” dove alcuni sticker selezionati sono stati incollati in modo che venissero trasferiti dallo spazio urbano allo spazio espositivo per creare nuove interazioni. La selezione che ho fatto ha bilanciato in modo diverso l’uno dall’altro il numero di sticker di ogni tipo diffusi per le vie di Roma; al Mattatoio solo slang romano, Serrande e Traslochi e qualche supporter calcistico, niente arte, graffiti o brand. Lo spazio vuoto tra gli sticker (perché alcuni sticker sono stati tolti durante il processo) potrebbe suggerire ai visitatori di inserire il proprio sticker. Questo è il mio modo di evidenziare questa piccola disobbedienza giornaliera ovviamente provocando i cittadini ad aggiungere più sticker e ad abbracciare il gesto dello “stickeraggio” come una forma di patrimonio immateriale – pensando alla sua energia più che al manufatto stesso.
Cosa vedi nel futuro?
Tony Cheung: Sono così onorato e privilegiato di vivere e lavorare come un artista. Il processo creativo mi ha donato un modo esclusivo di esprimere i miei sentimenti e pensieri. Giocare con le diverse forme estetiche e i diversi modi di interpretare la realtà con le mie visioni arricchisce la mia vita. È abbastanza difficile trovare il bilanciamento tra lo scopo artistico e i veri problemi della vita: i miei lavori sono troppo provocatori e qualche volta disturbanti. L’equilibrio tra queste tensioni, il mio lavoro, il mercato dell’arte e le commissioni in cui sono spesso coinvolto, le esperienze totalmente diverse del fare arte in Europa e in Cina mi fanno sentire come se stessi vivendo due vite e anche questa è una parte interessante del gioco. La mia prossima mossa in Europa sarà una mostra in Olanda e il Crack! Festival che si tiene a Giugno a Roma. Dopo di questo, sto organizzando con i miei amici la seconda edizione del Singularity Festival, a Canton (la città in cui vivo), che è il primo festival davvero underground in Cina. Sono abbastanza eccitato all’idea di costruire un ponte tra la cultura orientale e quella occidentale attraverso l’arte.
Quiet Ensemble – Fabio Di Salvo: Vedo un’evoluzione sempre più rapida della nostra civiltà e delle sue produzioni artistiche. Una contaminazione tra numerose discipline che daranno vita a nuove correnti e a nuovi pubblici. Noi continueremo la nostra ricerca continuando ad osservare e ascoltare ciò che ci circonda.
Quiet Ensemble – Bernardo Vercelli: Risultati di scelte sbagliate, percorsi azzeccati, situazioni date dal caso. Sono pronto a farmi sorprendere, dai prossimi 30 anni e dal minuto che verrà appena finito di scrivere questa frase.
Mathieu Tremblin: Più disuguaglianza e tensione tra i super ricchi e i poveri che, speriamo, non porterà ad un totale collasso della società, ma creerà un bilanciamento tra la parte viva e stimolante (le persone con una mentalità “nomade” che, purtroppo, sono la minoranza) e la parte ossessionata dal controllo (i proprietari terrieri, gli urbanisti e i governanti).