Ph.ocus – About Photography, la mostra fotografica di Paratissima

Ph.ocus – About Photography, la mostra fotografica di Paratissima

Giulia Guido · 3 anni fa · Photography

Paratissima, l’Impresa Sociale nata nel 2005 con l’obiettivo di creare uno spazio espositivo per artisti e creativi emergenti, è tornata anche quest’anno con un programma fitto di eventi e diviso in 4 appuntamenti. L’ultimo di essi prende il nome di Ph.ocus – About Photography, sarà interamente dedicato alla fotografia e inaugurerà presso l’ARTiglieria Con/temporary Art Center di Torino il 18 giugno e rimarrà aperto al pubblico fino al 25 luglio.

QUANDO:
18 GIU – 25 LUG
DOVE:
ARTiglieria Con/temporary Art Center – Piazzetta Accademia Militare, Torino

L’ARTiglieria ospiterà due mostre. La prima, “Please, take care”, si propone di indagare il ruolo della fotografia ai giorni nostri. In un periodo storico in cui in un giorno solo vengono condivise circa 100 milioni di immagini su Instagram e ancora di più vengono scattate senza essere pubblicate, la domanda che ci si pone è “Cosa vuol dire oggi “fare fotografia”?
Le risposte a questo quesito saranno gli scatti di alcuni fotografi emergenti a cui è stato chiesto di indagare ciò che secondo loro merita di essere fotografato.

La seconda mostra, invece, non poteva non andare d analizzare il periodo che stiamo vivendo ormai da qualche mese. “Please, stay home” presenterà i progetti fotografici nati e realizzati in casa, durante il lockdown, un periodo in cui, inaspettatamente, a dispetto del trascorrere interminabile di giornate tutte uguali, siamo riusciti a ritrovare, o a scoprire, una creatività che non avremmo mai immaginato. 

Essendo talmente ampio, questo tema ha portato alla nascita di una sezione speciale, una sorta di spin-off che ha preso il nome di Quarantined

Da sempre, noi di Collater.al crediamo nella forza delle immagini per raccontare stati d’animo, momenti storici ed eventi legati all’attualità, e siamo felici di essere media partner di Ph.ocus – About Photography. 

Proprio per questo motivo, vi accompagneremo in questo mese che ci separa dall’inaugurazione delle mostre con una serie di interviste ad alcuni dei fotografi che hanno partecipato a questo progetto

La nostra intervista a Isabella Quaranta

La nostra intervista a Gabriele Zago

La nostra intervista a Linda Pezzano

La nostra intervista a Marzia Gamba

La nostra intervista a Luca Romano

La nostra intervista a Simona Salerno

La nostra intervista a Jessica Basso

La nostra intervista a Ivana Noto

La nostra intervista a Mino Pasqualone

La nostra intervista a Gioele Vettraino

La nostra intervista a Davide Maria Palusa

La nostra intervista a Chiara Borgaro

La nostra intervista a Giorgia Bellotti

La nostra intervista a Marta Passalacqua

La nostra intervista a Isabella Sommati

Ph.ocus – About Photography, la mostra fotografica di Paratissima
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Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 

Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 

Giulia Guido · 1 giorno fa · Photography

Quando fotografi americani o europei si spingono nel cuore dell’Africa tornano a casa con scatti bellissimi, ma che spesso non rispecchiano la realtà. Così ci siamo abituati a un volto del continente africano che certamente esiste, ma non è l’unico: pensando a paesi come il Ghana, la Nigeria, il Benin e molti altri ci vengono in mente immagini caratterizzate da colori cupi, poco saturi e legate a storie dall’accezione negativa. Forse è proprio per questo che le fotografie di Derrick Ofosu Boateng ci sorprendono talmente tanto da farci venire il dubbio che siano finte, che siano scattate su un set preparato ad hoc, da un’altra parte del mondo. Invece no. Classe 1999, Derrick Ofosu Boateng è nato in Ghana e oggi vive nella sua capitale, Accra, che qualche anno fa si è trasformata nel suo set personale, sempre pronto per la prossima fotografia. 

Al contrario di molti, che hanno iniziato con corsi in accademie o università, Boateng ha cominciato a scattare solo quando il padre, per supportare la sua passione, gli ha regalato un iPhone, che è diventato immediatamente il mezzo attraverso il quale restituire una visione personale del Ghana. Allontanandosi dall’immaginario comune, le fotografie di Derrick Boateng immortalano la vera anima del suo Paese formata dalle persone che lo vivono. 

Dimenticatevi i grigi perché i suoi scatti sono una vera e propria esplosione di colori, vibranti e iper-saturi, la migliore dimostrazione di quanto la fotografia possa essere pop. 
Quello di Boateng è un punto di vista diverso, e forse il punto di vista di cui avevamo bisogno, su una cultura e una terra troppo legate a una narrazione negativa creata da chi quella terra non la vive tutti i giorni e non la chiama casa.

ph. courtesy Derrick Boateng

Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 
Photography
Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 
Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 
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Ciò che viene nascosto

Ciò che viene nascosto

Giorgia Massari · 5 ore fa · Photography

Le parole chiave di questo testo, ricorrenti e fondamentali per osservare le fotografie qui di seguito, si possono ritrovare nella fisicità, nell’orientamento sessuale, nel patriarcato e nella nudità. Ciò che questi termini, o meglio, questi macro-argomenti, hanno in comune è la penombra e, in alcuni casi, la totale assenza di luce. Con questi scatti e con questa riflessione, si ha l’intenzione di condurli fuori dal buio al quale spesso sono condannati. Illuminarli dunque, con la speranza che essi possano diventare temi condivisi e assorbiti nel tessuto sociale. Ciò che è vero e facilmente riscontrabile, è la difficoltà di affrontare determinati temi, soprattutto in relazione alla sfera femminile. Il corpo di una donna e come lei stessa si sente a riguardo, così come il suo orientamento sessuale, la sua posizione nella società o il suo stesso corpo nudo, sembrano essere ancora oggi temi disdicevoli o addirittura, in particolar modo in alcune società, proibiti e condannabili. Seppur una fetta della popolazione mondiale si stia muovendo in un’ottica di consapevolezza, accettazione e inclusione, questi temi non vengono mai del tutto sviscerati e trattati con la giusta attenzione. Attraverso la fotografia – e più in generale con l’arte – molte donne si sono espresse a riguardo. Qui sono le fotografe Giulia Frump, Leah DeVun, Rachel Feinstein e Despina Mikonati a parlarci di tutto ciò, con il loro sguardo femminile e intimo. 

Giulia Frump

Quattro fotografe distanti tra loro, in termini stilistici e contenutistici. Lontane geograficamente e anagraficamente, ma che trovano un loro punto di incontro nella volontà di urlare il loro desiderio di libertà al mondo. Osservando i loro scatti, emergono i quattro macro temi sopracitati, accomunati da un senso di liberazione e dalla volontà di rappresentare ciò che per secoli è stato nascosto. In Giulia Frump lo stereotipo del corpo femminile, l’ideale di perfezione del nostro secolo, viene superato da una danza di curve, linee morbide che si «adagiano in un abbraccio di pacificazione», come afferma la stessa fotografa. Lo stesso ricongiungimento con l’essenza del sé trova una particolare forma aurea negli scatti di Despina Mikoniati, che nel suo progetto Epilithic amalgama il corpo femminile con Madre Natura. «Madre Natura è colei che ci fa nascere e ci porta via. È la casa dei nostri corpi. Un luogo sicuro in cui esistere così come siamo», afferma Despina.

Despina Mikoniati

Se da un lato, Frump e Mikoniati indagano l’aspetto corporeo in relazione all’ambiente e al sé, le due fotografe Rachel Feinstein e Leah DeVun pongono la donna in stretto contatto con la sfera sociale che oggi abita. Feinstein affronta il tema universalmente, ragionando sul patriarcato e sullo spazio che le donne occupano nella società odierna. Ancora di più, la fotografa riflette sul modo in cui le donne vengono viste e rappresentate dallo sguardo maschile, facendo un particolare riferimento alla cinematografia degli anni Quaranta e Cinquanta, nel quale la condizione casalinga era particolarmente evidente. In questo senso, Rachel gioca su questi elementi, inserendo nei suoi scatti oggetti legati alla sfera femminile – quali il ferro da stiro, i tacchi, il tacchino arrosto su una tavola imbandita – ed esalta la condizione di reclusione domestica. La sua intenzione è quella di creare un disagio negli occhi di chi guarda, con l’obiettivo «di portare l’attenzione sui piccoli momenti che costituiscono l’esperienza femminile più ampia e di incoraggiare conversazioni che ispirino il cambiamento.»

Rachel Feinstein

Leah DeVun, invece, sceglie di rappresentare un gruppo specifico di donne che da questo tipo di società ha scelto di evadere. Sono i gruppi di donne lesbiche che, in particolare negli anni Settanta e Ottanta, ma anche oggi, hanno deciso di formare comunità utopiche e rivoluzionarie per portare avanti la liberazione del genere femminile. La ricerca di DeVun è volta a riscoprire queste comunità, taciute e nascoste, che costituiscono luoghi di grande creatività e cultura. «La visibilità è fondamentale per qualsiasi comunità, ma le lesbiche hanno subìto molte cancellazioni storiche e mancanza di rappresentazione» – afferma Leah DeVun, aggiungendo – «non vediamo abbastanza immagini di lesbiche o non conosciamo la storia delle lesbiche. Nelle comuni, le donne fotografe cercavano di contrastare questa invisibilità creando le loro immagini della vita lesbica, e anch’io sto cercando di farlo con il mio lavoro.»

Leah DeVun

Seguendo il fil rouge che unisce le quattro protagoniste di questo testo, si scoprono altrettanti artisti che oggi scelgono di affrontare discorsi considerati ostici e complessi, con l’intenzione di svicerarli fino a ridurli all’osso. Per cucirli, dunque, all’interno del tessuto della normalità, per non considerarli più temi altri, ma parte dell’ordinario flusso sociale.

Despina Mikoniati

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Ciò che viene nascosto
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Cinque foto scattate al momento giusto

Cinque foto scattate al momento giusto

Collater.al Contributors · 4 giorni fa · Photography

Il tempismo è tutto. Lo sanno bene i fotografi street che passano ore ad aspettare il momento giusto per realizzare uno scatto sensazionale. Per creare una composizione che agli occhi del pubblico potrebbe sembrare “fortunata” e casuale. In realtà, dietro questi scatti c’è uno straordinario sincronismo tra occhio, mente e macchina fotografica. Oggi abbiamo selezionato cinque scatti per esplorare l’abilità di questi fotografi, testimoniando come abbiano saputo cogliere istanti fugaci che trasformano una semplice immagine in una storia senza tempo.

#1 Lorenzo Catena

© Lorenzo Catena

#2 Dimpy Bhalotia

© Dimpy Bhalotia

#3 Giuseppe Scianna

© Giuseppe Scianna

#4 Federico Verzi

© Federico Verzi

#5 Andrea Torrei

© Andrea Torrei

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Lorenzo Catena
Dimpy Bhalotia
Giuseppe Scianna
Federico Verzi
Andrea Torrei

Selezione di Andrés Juan Suarez

Cinque foto scattate al momento giusto
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Cinque foto scattate al momento giusto
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Non una Nonnetta qualsiasi

Non una Nonnetta qualsiasi

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

«Ma che cosa ci farai con tutte le foto che mi fai, per il cimitero ne basta una sola, lo sai!» commenta la nonna della fotografa Alessia Spina, che l’ha resa protagonista indiscussa del suo ultimo progetto. Nonnetta è il titolo del progetto fotografico che segna il legame transgenerazionale. Un’esplorazione dell’intimità guidata da una nipote armata di macchina fotografica analogica, ancorata alla sua famiglia e alle tradizioni. Nelle fotografie di Alessia Spina, Nonna Elvira incarna l’essenza di tutte le nonne, e attraverso queste immagini, assistiamo a un tessuto di sguardi, risate, gesti, sapori, atti di cura e rituali quotidiani, ognuno pervaso da una profondità emotiva che sfida la cattura. Il progetto di Spina sarà in mostra a Milano dall’1 al 13 ottobre nella cornice del PhotoFestival in via Laghetto 2.

Nonna Elvira rappresenta non solo se stessa, ma tutte le nonne. Afferra la vita con entrambe le mani, assaporando le sue gioie e le risate. È un porto sicuro, proprio come la sua amata San Benedetto del Tronto, la sua città natale. È un cassetto pieno di bontà, da aprire quando necessario, quando fuori fa freddo e dentro fa male. È un deposito di ricordi, colmo dei sapori unici dei suoi cannelloni e di una fragranza che riempie la mente e il cuore, lenendo persino le ferite più profonde, proprio come la madeleine di Proust.

Nei fotogrammi catturati da Alessia Spina, assistiamo alla bellezza eterna del legame transgenerazionale, a un tessuto intessuto dai fili dell’amore, dei ricordi e dell’essenza della famiglia. Nonnetta non è solo un progetto fotografico; è una testimonianza del potere dell’amore e delle connessioni senza tempo che legano le generazioni.

Ph Credits Alessia Spina

Non una Nonnetta qualsiasi
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