Le opere di Jeremy Geddes sembrano raccontare storie postmoderne di solitudini siderali e alienazione, ambientate in metropoli deserte e fatiscenti. Dipinti fotorealistici che ritraggono emozioni estreme e istanti ambigui.
I corpi raccolti dei suoi personaggi si liberano in volo attraversando stanze illuminate da una luce religiosa o precipitano in attimi privi di gravita.
I suoi sono esperimenti di realtà. Non aride masturbazioni estetiche ma catartiche rappresentazioni di inquietudini e riverberi intimi.
Verità e finzione sono rielaborate con una tecnica formidabile e un’attenzione maniacale ai dettagli e a punti di vista inusuali. Geddes accosta gli elementi per suscitare domande senza bloccare le possibili interpretazione dello spettatore. Per Geddes l’effetto di un quadro dipende da quali indizi l’artista fornisce per risolverlo.
L’autore crea solo il punto di domanda.