Sebastian Bieniek è ironico, provocatorio, inesauribile. Non è nuovo nel mondo della creatività. Già da venti anni è sempre a caccia di nuovi ingredienti per le sue nuove realizzazioni, gli oggetti più comuni sembrano rigenerarsi nelle sue mani, le sue opere sono argute, spiritose e sottilmente concettuali sia nel campo cinematografico, che pittorico, che fotografico. Con la sua serie “Masterpieces” ho cominciato a seguirlo su ogni canale web possibile.
Ma intorno alla metà di agosto, godendomi il deserto dei social network quando tutti sono al mare, navigando su pagine meno intasate, i miei occhi mi hanno chiesto di fermarmi. Stavo per assaporare i primi lavori del progetto “Doublefaced” e sarebbe stato proprio impossibile negare quella richiesta.
Di questo progetto fanno parte gli scatti realizzati da Sebastian a due figure giovanili con uno o più disegni, a tratto abbastanza primitivo, di una faccia in qualsiasi punto delle loro stesse facce. Con una descrizione così sembra tutto molto confusionario e anche poco affascinante da osservare. Ma basta una ciocca di capelli che nasconde una parte del viso reale, una tazza di fronte al mento e alle labbra, una parte strutturale della scenografia che entra nella composizione e tutto si fa bizzarro. Forse esteticamente nel complesso poco armonioso, ma così fortemente ammaliante. Finto e reale che si scambiano i ruoli sulla stessa tela fatta di pelle.
Quando una foto, senza ritocchi digitali o illusioni tecnologiche, ti fa attraversare innumerevoli fasi di osservazione ed analisi dei dettagli e non, lì nasce una sorta di dipendenza emotiva. E nasce così anche un lavoro artistico che non si dimentica facilmente per la sua semplice unicità.