Vivienne Westwood e la cultura punk

Vivienne Westwood e la cultura punk

Andrea Tuzio · 3 anni fa · Style

Che una maestra elementare originaria di Tintwistle, un piccolo villaggio del Derbyshire in Inghilterra, diventasse il personaggio più influente della cultura punk e il perno attorno al quale si ponessero le basi di una vera e propria rivoluzione culturale, rispecchia un assioma: non è tutto chiaro sin dall’inizio. 

Vivenne Westwood, nata Dame Vivienne Isabel Swire nel 1941 da Gordon e Dora Swire, passa la sua infanzia tra le difficoltà e la povertà del secondo dopoguerra, in quella che potremmo definire una famiglia piccolo borghese, osservando la madre Dora cucire i vestiti per lei e i suoi fratelli, Gordon e Olga, adoperando ogni pezzo di tessuto recuperato. 

Nel 1958 la famiglia si trasferisce a Londra dove Vivienne studia moda e oreficeria mentre si appassiona alla lettura e all’arte. Nel contesto britannico degli anni ’60 la Westwood comprende quanto sia importante avere un lavoro stabile e “serio”, lascia l’università, studia stenografia e trova lavoro come maestra elementare. 

Nel 1961 incontra Derek Westwood – da cui prenderà il cognome – che sposa lo stesso anno indossando un abito realizzato cone le sue mani, da questo matrimonio nascerà il figlio Ben nel 1963. 
Le bastano pochi anni, due per l’esattezza, per comprendere che quella non è la vita che desidera.
Nel 1965 conosce un amico di suo fratello, Malcom McLaren, quell’incontro cambierà per sempre la sua vita e la cultura britannica, e non solo, per sempre, diventando i simboli di quello tsunami chiamato punk

I due iniziano a frequentarsi quasi per caso ma vanno d’accordissimo, si sentono complici l’uno dell’altra. Fanno un figlio, Joe, e decidono di aprire un piccolissimo negozio di abbigliamento al 430 di King’s Road
Nel corso del tempo il negozio cambierà svariate volte nome assecondando le ispirazioni di Vivienne: “Let it Rock”, “Too Fast To Live Too Young To Die”, “SEX”, “Seditionaires” e infine “Worlds End” con l’iconico orologio che gira al contrario.

Quando il negozio assunse il nome “SEX” nel 1974, la ricca e bigotta comunità di Chelsea manifestò la propria indignazione vista la mossa audace della Westwood, che consolidò la sua posizione anti-establishment e come punto di riferimento del movimento punk.
Le vetrine opache del negozio sembravano essere quelle di un attuale sexy shop e ciò spingeva i potenziali clienti a entrare per scoprire cosa venisse venduto all’interno. Non era un semplice negozio ma un punto di ritrovo per i migliaia di giovani londinesi che non sopportavano il capitalismo, il materialismo britannico ma soprattutto l’intera opinione pubblica fortemente filo-monarchica che vedeva nei punk solo dei “giovani teppisti”.

Vivienne Westwood e Malcom McLaren hanno plasmato la moda punk e dettato i canoni estetici del movimento che conosciamo ancora oggi: silhouette strette, spille da balia, T-shirt bianche con la svastica come insulto alla classe dirigente, il bondage, il latex, lo smodato uso del tartan e ovviamente i Sex Pistols, che scandalizzarono il Regno Unito e il mondo intero grazie anche e soprattuto al bassista del gruppo (anche se non suonò mai realmente), Sid Vicious e al suo stile di vita nichilista e ribelle, di cui MacLaren era il manager e Vivienne la stylist.

Una volta finita l’onda lunga del punk e la sua storia con Malcom McLaren, Vivienne cresce i suoi due figli con i pochi soldi rimasti (anche a causa del furto di una grossa somma di denaro da parte di un suo impiegato) ma non si abbatte, anzi.
La Westwood riemerge più forte e tenace di prima, fonda il suo brand omonimo unendo storia, provocazione e modernità che saranno i tratti distintivi delle collezioni che presenterà in futuro.

Corsetti, le sue ricercatissime mini-crini (una mini gonna a campana), Vivienne Westwood gioca con la tradizione britannica e ne stravolge i dettami attirando l’attenzione dei media e dell’intero mondo della moda. 

L’italiano Carlo D’Amario, rivoluzionario, estremista e uomo d’affari, la convince a spostare la sua produzione in Italia sancendone definitivamente il successo commerciale.
Trova l’amore della sua vita e suo attuale marito, Andreas Kronthaler e diventa nonna.

A 79 anni Vivienne Westwood continua ad essere un personaggio che combatte il sistema (nonostante la dicotomia evidente tra il suo lavoro e le battaglie che porta avanti), un’attivista contro i cambiamenti climatici e come lei stessa si è definita, una sorta di Pinocchio contemporaneo, “un monello dal cuore dal cuore d’oro”.

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Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Andrea Tuzio · 1 giorno fa · Photography

Dopo la sua performance al Coachella 2023 non priva di polemiche, si torna a parlare di Frank Ocean ma per questioni completamente diverse.

Homer, il brand indipendente di lusso lanciato due anni fa dallo stesso artista di Long Beach e che si occupa principalmente di realizzare e vendere gioielli come ciondoli, anelli, collane, orecchini diamantati, bracciali in argento riciclato e oro 18 carati, tutti prodotti artigianalmente in Italia e caratterizzati da forme divertenti e colori vivaci, ha pubblicato un libro fotografico.

Da pochi giorni infatti è possibile ordinare sul sito di Homer, al prezzo di 90€, Mutations, un libro fotografico di 48 pagine che rappresenta una retrospettiva di opere realizzate tra il 19 ottobre e il 22 dicembre 2022, per lo più foto scattate dallo stesso Ocean. 
Una serie di scatti che ci mostrano un lato del cantante statunitense nuovo, unico e che mostrano, ancora una volta, quanto sia raffinata e ricercata la sua estetica.

Se volete portarvi a casa una vera chicca da collezione come Mutations, il libro fotografico di Frank Ocean, vi basta cliccare qui.

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
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I paesaggi malinconici di Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii

Anna Frattini · 5 ore fa · Photography

Alana Celii è una fotografa americana che ridefinisce tempo e significati scattando paesaggi e soggetti dall’aura malinconica e senza tempo. Ora photo editor del New York Times, precedentemente ha lavorato sia per il Wall Street Journal che per il TIME parallelamente alla sua carriera nella fotografia. La sua prima monografia, Paradise Falling, è una serie di fotografie che ridefinisce la sensazione di perdita mostrando cosa significa sentirsi persi attraverso metafore che guardano all’astrologia, al mito e al simbolismo.

Per Celii il punto di partenza è la natura, immortalata talvolta scattando senza soluzione di continuità e improvvisando. Dopo Paradise Falling, la fotografa americana ha iniziato un progetto nuovo alla scoperta dei paesaggi della West Coast dopo il suo trasferimento in California. In queste immagini è chiara la matrice californiana nelle textures e nei colori intensi riconoscibilissimi nei paesaggi sconfinati immortalati dalla fotografa.

Per scoprire altri scatti di Alana Celii qui il suo profilo Instagram.

Ph. courtesy Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii
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La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

Courtesy and credits Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 6 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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