Euphoria: lo stile di Zendaya e della Generazione Z

Euphoria: lo stile di Zendaya e della Generazione Z

Andrea Tuzio · 3 anni fa · Style

La notte scorsa allo Staples Center di Los Angeles, si è svolta la 72esima edizione degli Emmy Awards condotta da Jimmy Kimmel.

Tra il successo di Watchmen e Schitt’s Creek, la notizia della serata è stata quella della vittoria nella categoria Outstanding Lead Actress in a Drama Series a soli 24 anni di Zendaya – la più giovane vincitrice di un Emmy e la seconda attrice nera dopo Viola Davis nel 2015 – per il suo ruolo nel teen-drama Euphoria. Zendaya era a casa con la sua famiglia ma collegata in videoconferenza con Los Angeles, e ha ricevuto il premio e festeggiato meravigliosamente fasciata in uno splendido abito Armani. 

Ideata, scritta e sceneggiata da Sam Levinson, e prodotta tra gli altri anche da Drake, prende spunto dal passato burrascoso e difficile dello sceneggiatore americano, Euphoria racconta con uno stile originale e contemporaneo le storie di un gruppo di liceali americani alle prese con droga, sesso, ansia, identità, problemi familiari e tanto altro.

Il personaggio di Rue, interpretato da Zendaya, è quello di un’adolescente sensibile e problematica, affetta da disturbi d’ansia fin da giovanissima e che dopo la malattia e la morte del padre inizia a fare uso di droghe fino ad arrivare all’overdose. Il racconto inizia più o meno in questo momento della sua vita, con il ritorno a casa dalla riabilitazione e quello a scuola, dove conosciamo le vite degli altri personaggi.

Lo styling della serie è stato affidato a Heidi Bivens, che aveva già lavorato ai look di Mid 90’s di Jonah Hill, e di Spring Breakers e The Beach Bum di Harmony Korine, e che per la prima volta si è cimentata con una serie TV.
Ciò ha significato pensare a centinaia di look diversi che esprimessero, lungo tutto l’arco narrativo, le varie personalità dei personaggi e la loro evoluzione.

Il frutto del lavoro della Bivens è una fotografia accurata di come si veste la Generazione Z, una “normalità” che ci avvicina molto alle esperienze e alle vite dei personaggi.

Brand come Stüssy, Aries, Supreme, Jean Paul Gaultier sono gli altri protagonisti della serie accanto a brand basic come Gildan, in un “alto-basso” che domina la narrazione.

Lo stile di Rue è uno stile immediato, casual e allo stesso tempo ricercato: hoodie Gildan con zip e T-shirt tie dye oversize “UFO” di Gosha Rubchinskiy, pantaloncini da ciclista e Converse Chuck Taylor All Star; cargo mimetici abbinati a maglie attillate con stampe divertenti; pantaloncini, canottiere e camicie a maniche corte spesso lasciate aperte.

Gli outfit di Rue/Zendaya assomigliano molto a quelli sfoggiati nella vita di tutti i giorni da personaggi glamour come Bella Hadid, Hailey Bieber o Kylie Jenner.

Le centinaia di migliaia di foto postate e rispostate, applicazioni e siti come Etsy, Depop, eBay, StockX, etc, hanno cambiato in maniera radicale l’approccio dei consumatori.
L’accessibilità immediata, la possibilità di comprare esattamente la stessa identica T-shirt/felpa/gonna/vestito/etc. del personaggio di una serie televisiva o di uno di cui semplicemente si ammira lo stile è diventata la quotidianità e questo nuovo orientamento “puoi vestirti come vuoi, quando vuoi” è espresso perfettamente dall’intera serie televisiva.

In sintesi il personaggio di Rue, interpretato magistralmente da Zendaya, è la perfetta rappresentazione estetica della Generazione Z, così come i look degli altri persoaggi, in una costante e continua evoluzione che accompagna i protagonisti e gli spettatori.

Euphoria: lo stile di Zendaya e della Generazione Z
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Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Andrea Tuzio · 2 giorni fa · Photography

Dopo la sua performance al Coachella 2023 non priva di polemiche, si torna a parlare di Frank Ocean ma per questioni completamente diverse.

Homer, il brand indipendente di lusso lanciato due anni fa dallo stesso artista di Long Beach e che si occupa principalmente di realizzare e vendere gioielli come ciondoli, anelli, collane, orecchini diamantati, bracciali in argento riciclato e oro 18 carati, tutti prodotti artigianalmente in Italia e caratterizzati da forme divertenti e colori vivaci, ha pubblicato un libro fotografico.

Da pochi giorni infatti è possibile ordinare sul sito di Homer, al prezzo di 90€, Mutations, un libro fotografico di 48 pagine che rappresenta una retrospettiva di opere realizzate tra il 19 ottobre e il 22 dicembre 2022, per lo più foto scattate dallo stesso Ocean. 
Una serie di scatti che ci mostrano un lato del cantante statunitense nuovo, unico e che mostrano, ancora una volta, quanto sia raffinata e ricercata la sua estetica.

Se volete portarvi a casa una vera chicca da collezione come Mutations, il libro fotografico di Frank Ocean, vi basta cliccare qui.

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I paesaggi malinconici di Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii

Anna Frattini · 16 ore fa · Photography

Alana Celii è una fotografa americana che ridefinisce tempo e significati scattando paesaggi e soggetti dall’aura malinconica e senza tempo. Ora photo editor del New York Times, precedentemente ha lavorato sia per il Wall Street Journal che per il TIME parallelamente alla sua carriera nella fotografia. La sua prima monografia, Paradise Falling, è una serie di fotografie che ridefinisce la sensazione di perdita mostrando cosa significa sentirsi persi attraverso metafore che guardano all’astrologia, al mito e al simbolismo.

Per Celii il punto di partenza è la natura, immortalata talvolta scattando senza soluzione di continuità e improvvisando. Dopo Paradise Falling, la fotografa americana ha iniziato un progetto nuovo alla scoperta dei paesaggi della West Coast dopo il suo trasferimento in California. In queste immagini è chiara la matrice californiana nelle textures e nei colori intensi riconoscibilissimi nei paesaggi sconfinati immortalati dalla fotografa.

Per scoprire altri scatti di Alana Celii qui il suo profilo Instagram.

Ph. courtesy Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii
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I paesaggi malinconici di Alana Celii
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La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 6 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

Courtesy and credits Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin
Photography
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 7 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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