Siete mai stati in apnea sott’acqua? Il corpo inerme, gli occhi chiusi, così…a fluttuare nel nulla.
Ogni luce rarefatta, ogni suono ovattato, morbido, lontano. Quasi attirati verso il fondo, quando il tempo è assente e lo spazio diventa indefinito.
Dopo qualche minuto, l’istinto di sopravvivenza vi avrà sicuramente fatto tornare in superficie per tirare un profondo respiro, per lasciare quel nulla alla realtà. Siete tornati a galla nel mondo reale, scandito dai secondi, dai minuti, dai giorni, dalle persone, dai luoghi, dagli impegni. Ora, mi piacerebbe voi ripensaste a quei secondi, dove tutto questo ensemble di casini terreni si era trasformato in un nulla silenzioso e rarefatto… eppure così colmo, così pregno. L’acqua diventa inizio, fine e nuovamente inizio, in un ciclo continuo. L’acqua, l’elemento naturale celebrato innumerevoli volte dall’arte, dalla quale nacque Venere, nella quale morì Ofelia. E infine l’acqua, come vera e propria fonte… questa volta d’ispirazione.
Mira Nedyalkova, fotografa e pittrice bulgara, la utilizza da sempre come strumento e stimolo per il suo lavoro. Ho deciso di farci una chiacchierata, per scoprire cosa si nasconde nei suoi abissi.
Non posso non iniziare parlando dell’elemento caratteristico delle tue foto, utilizzato da sempre come vero e proprio simbolo della nascita e, se vogliamo, della rinascita. È questa la valenza che vuoi che abbia nelle tue opere?
Ho scelto lacqua come elemento fondamentale nei miei scatti, perché l’ho sempre amata nella natura. È funzionale perché mi aiuta a rappresentare la vita reale in modo irreale, perché riesce a creare un’atmosfera diversa, inaspettata. Nella mia arte lacqua non è lobbiettivo, ma è lo strumento con cui riesco a creare latmosfera adatta a trasmettere in modo ancora più forte la mia idea. Culla per il piacere, la gioia, lerotismo assieme al dolore, la tristezza, la solitudine, la morte. Esatto. Linizio e la fine. Tutti questi elementi esistono ed esisteranno sempre, fanno parte di noi e noi dobbiamo accettarli, nel bene e nel male. Questo è il mio modo per trovare pace ed equilibrio.
Velato erotismo, delicata innocenza. Innocenza che si tramuta in sensualità senza mai toccare il volgare. Il confine è affascinante, ma molto labile. Tu lo costeggi con maestria. Inoltre, ho notato che le tue protagoniste non guardano mai in camera, come se il contatto visivo assente accompagnasse la già eterea atmosfera, per accentuarla. Dimmi, in quale mondo si immergono?
Sì, nelle mie foto io punto molto sul velato erotismo. Ma lerotismo nelle mie immagini è soprattutto mentale. Cerco di creare una bellezza dai tanti volti, che portano a diverse emozioni, mi piacerebbe provocare pensieri contraddittori. Nei miei lavori la protagonista ha quasi sempre gli occhi chiusi perché lei è evanescente, per questo la sua la nudità finisce per passare quasi inosservata. Qui, ancora una volta, il suo erotismo non vuole eccitare i sensi, ma entrare più a fondo, nellanima.
Mondo onirico. Una volontà, questa volta personale, di stacco da quello terreno?
Cerco di rappresentare mondi che vanno oltre la pura esistenza, sì, forse per il mio bisogno di allontanarmi un po della vita quotidiana dando vita a una mia fantasia, a un sogno.
Nella nostra chiacchierata hai posto l’accento sul dolore, sulla malinconia. “La mia protagonista trasmette sì un lieve erotismo… ma il dolore è sempre con lei”. Nelle scene che crei, ciò che noto è una sorta di purificazione dal dolore di cui mi parli. Cosa ne pensi, sei d’accordo?
La consapevolezza del dolore si può accettare e trasformare. Nelle mie foto voglio comunicare la malinconia che accompagna tutta la nostra esistenza e che, molto spesso, è strettamente legata alla felicità. Il dolore, la tristezza, la solitudine, sono emozioni che dobbiamo in qualche modo imparare ad amare, conoscere. Con le mie foto voglio dare loro un senso.
Questa è una domanda che faccio di consueto, in particolar modo agli artisti che, come te, hanno lasciato in diverse occasioni la propria terra. Nonostante i numerosi viaggi, le tue origini hanno influenzato il tuo approccio all’arte? Se sì, in che modo?
Io sono bulgara ed ho sempre vissuto a Sofia, la capitale. In diversi momenti della mia vita, mi è capitato di vivere per brevi periodi in altri paesi. Ho vissuto a Cuba per un anno, qualche anno fa sono venuta Italia per un breve periodo e me ne sono completamente innamorata. Purtroppo per ora ci torno solo in vacanza o per impegni lavorativi. Non so spiegarti in che modo le mie origini hanno influenzato ciò che faccio, sicuramente è stata la mia famiglia ad avere un ruolo determinate. Ha saputo trasmettermi un grande amore verso quello che poi sarebbe diventato il mio mestiere. Come se, da grandi amanti dell’arte, mi avessero indicato la direzione dove guardare e crescere.
Ho letto che hai iniziato come pittrice, per poi passare alla fotografia. Il tuo, in ogni caso, non è stato un vero e proprio stacco. Lo si può dedurre anche solo guardando i tuoi scatti.
Dipingo sin da piccola. Ho studiato all’Accademia dArte di Sofia, per poi scoprire che la pittura, da sola, non mi dava le soddisfazioni di cui avevo bisogno. Così ho finito per dipingere di rado, non ero mai contenta dal risultato e preferivo sempre creare altre cose, con le mie mani. Ricordo le mille collane e braccialetti di farina e sale, le lenzuola bianche trasformate in vestiti, i collage fatti con i ritagli di Elle e Vogue…Alla fotografia mi sono avvicinata perché facevo la modella. In quel momento ho sentito per prima volta la necessità di stare dietro l’obiettivo, perché non ero mai contenta delle fotografie che mi facevano, sentivo che mancava qualcosa. Così è nata lidea di collegare le due arti. Volevo creare un un mio modo di esprimermi, mettendo in pratica tutte le esperienze nella pittura e unendo ad esse un settore amato e da poco conosciuto…la fotografia.
Questa unione tra due arti, simili e diverse, come riesce a coesistere? Nel dipingere e nel fotografare, nei successivi risultati, ci sono degli elementi comuni?
Quando fotografo, trovo emozionante il poter giocare con i colori, le forme, le luci, le ombre… esattamente come quando dipingo. È incredibile poter usare forme reali che aspettano solo la tua mano per trasformarsi in fantasia. In questo senso la fotografia non è più solo fotografia e basta, perché viene arricchita dall’immaginazione. L’idea, la composizione, hanno la stessa importanza sia nella fotografia che nella pittura. È vero, gli strumenti sono diversi, ma credo che il risultato finale sia capace di regalare sensazioni molto simili, esteticamente ed emotivamente.
Nella nostra chiacchierata prima dell’intervista, hai detto una cosa che mi ha colpita molto: non fai quasi mai progetti a lungo termine. Come se creassi la tua arte in primis per soddisfare il bisogno di esternare ciò che hai dentro in quel momento. Come se non trovassi pace finché non hai realizzato ciò che hai in mente, per conservarne al meglio neonata magia. Questa necessità fa parte del tuo presente…ma so che hai in mente qualcosa per il futuro, quello più prossimo. Vuoi parlarcene?
È vero, quando ho una idea chiara per una serie cerco di realizzarla senza troppe preparazioni, quasi per la paura di perderne il senso. Penso al presente, solitamente non faccio progetti troppo dilazionati nel tempo. Posso svelarti comunque qualcosa…mi hanno invitato a partecipare ad una mostra a Tokyo fra 7 mesi e mi sto preparando per realizzare un Libro Album con le mie foto, una raccolta dal 2012-2015. La mia futura fotografia spero possa migliorare tecnicamente, non si finisce mai di imparare, ma rappresenterà sempre il mio essere, il mio infinito bisogno di capire la vita e me stessa in questa esistenza.