Aesthetic.al / Mira Nedyalkova – Translucent Apnea

Aesthetic.al / Mira Nedyalkova – Translucent Apnea

Collater.al Contributors · 8 anni fa · Photography

Siete mai stati in apnea sott’acqua? Il corpo inerme, gli occhi chiusi, così…a fluttuare nel nulla.
Ogni luce rarefatta, ogni suono ovattato, morbido, lontano. Quasi attirati verso il fondo, quando il tempo è assente e lo spazio diventa indefinito.

Dopo qualche minuto, l’istinto di sopravvivenza vi avrà sicuramente fatto tornare in superficie per tirare un profondo respiro, per lasciare quel nulla alla realtà. Siete tornati a galla nel mondo reale, scandito dai secondi, dai minuti, dai giorni, dalle persone, dai luoghi, dagli impegni. Ora, mi piacerebbe voi ripensaste a quei secondi, dove tutto questo ensemble di casini terreni si era trasformato in un nulla silenzioso e rarefatto… eppure così colmo, così pregno. L’acqua diventa inizio, fine e nuovamente inizio, in un ciclo continuo. L’acqua, l’elemento naturale celebrato innumerevoli volte dall’arte, dalla quale nacque Venere, nella quale morì Ofelia. E infine l’acqua, come vera e propria fonte… questa volta d’ispirazione.

Mira Nedyalkova, fotografa e pittrice bulgara, la utilizza da sempre come strumento e stimolo per il suo lavoro. Ho deciso di farci una chiacchierata, per scoprire cosa si nasconde nei suoi “abissi”.

Aesthetic.al - Intervista a Mira Nedyalkova fotografa e pittrice
Aesthetic.al - Intervista a Mira Nedyalkova fotografa e pittrice
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Non posso non iniziare parlando dell’elemento caratteristico delle tue foto, utilizzato da sempre come vero e proprio simbolo della nascita e, se vogliamo, della rinascita. È questa la valenza che vuoi che abbia nelle tue opere?

Ho scelto l’acqua come elemento fondamentale nei miei scatti, perché l’ho sempre amata nella natura. È funzionale perché mi aiuta a rappresentare la vita reale in modo irreale, perché riesce a creare un’atmosfera diversa, inaspettata. Nella mia arte l’acqua non è l’obbiettivo, ma è lo strumento con cui riesco a creare l’atmosfera adatta a trasmettere in modo ancora più forte la mia idea. Culla per il piacere, la gioia, l’erotismo… assieme al dolore, la tristezza, la solitudine, la morte. Esatto. L’inizio e la fine. Tutti questi elementi esistono ed esisteranno sempre, fanno parte di noi e noi dobbiamo accettarli, nel bene e nel male. Questo è il mio modo per trovare pace ed equilibrio.

Velato erotismo, delicata innocenza. Innocenza che si tramuta in sensualità senza mai toccare il volgare. Il confine è affascinante, ma molto labile. Tu lo costeggi con maestria. Inoltre, ho notato che le tue protagoniste non guardano mai in camera, come se il contatto visivo assente accompagnasse la già eterea atmosfera, per accentuarla. Dimmi, in quale mondo si immergono?

Sì, nelle mie foto io punto molto sul velato erotismo. Ma l’erotismo nelle mie immagini è soprattutto mentale. Cerco di creare una bellezza dai tanti volti, che portano a diverse emozioni, mi piacerebbe provocare pensieri contraddittori. Nei miei lavori la protagonista ha quasi sempre gli occhi chiusi perché lei è evanescente, per questo la sua la nudità finisce per passare quasi inosservata. Qui, ancora una volta, il suo erotismo non vuole eccitare i sensi, ma entrare più a fondo, nell’anima.

Aesthetic.al - Intervista a Mira Nedyalkova fotografa e pittrice
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Mondo onirico. Una volontà, questa volta personale, di stacco da quello terreno?

Cerco di rappresentare mondi che vanno oltre la pura esistenza, sì, forse per il mio bisogno di allontanarmi un po’ della vita quotidiana dando vita a una mia fantasia, a un sogno.

Nella nostra chiacchierata hai posto l’accento sul dolore, sulla malinconia. “La mia protagonista trasmette sì un lieve erotismo… ma il dolore è sempre con lei”. Nelle scene che crei, ciò che noto è una sorta di “purificazione” dal dolore di cui mi parli. Cosa ne pensi, sei d’accordo?

La consapevolezza del dolore si può accettare e trasformare. Nelle mie foto voglio comunicare la malinconia che accompagna tutta la nostra esistenza e che, molto spesso, è strettamente legata alla felicità. Il dolore, la tristezza, la solitudine, sono emozioni che dobbiamo in qualche modo imparare ad amare, conoscere. Con le mie foto voglio dare loro un senso.

Aesthetic.al - Intervista a Mira Nedyalkova fotografa e pittrice
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Questa è una domanda che faccio di consueto, in particolar modo agli artisti che, come te, hanno lasciato in diverse occasioni la propria terra. Nonostante i numerosi viaggi, le tue origini hanno influenzato il tuo approccio all’arte? Se sì, in che modo?

Io sono bulgara ed ho sempre vissuto a Sofia, la capitale. In diversi momenti della mia vita, mi è capitato di vivere per brevi periodi in altri paesi. Ho vissuto a Cuba per un anno, qualche anno fa sono venuta Italia per un breve periodo e me ne sono completamente innamorata. Purtroppo per ora ci torno solo in vacanza o per impegni lavorativi. Non so spiegarti in che modo le mie origini hanno influenzato ciò che faccio, sicuramente è stata la mia famiglia ad avere un ruolo determinate. Ha saputo trasmettermi un grande amore verso quello che poi sarebbe diventato il mio mestiere. Come se, da grandi amanti dell’arte, mi avessero indicato la direzione dove guardare e crescere.

Ho letto che hai iniziato come pittrice, per poi passare alla fotografia. Il tuo, in ogni caso, non è stato un vero e proprio stacco. Lo si può dedurre anche solo guardando i tuoi scatti.

Dipingo sin da piccola. Ho studiato all’Accademia d’Arte di Sofia, per poi scoprire che la pittura, da sola, non mi dava le soddisfazioni di cui avevo bisogno. Così ho finito per dipingere di rado, non ero mai contenta dal risultato e preferivo sempre creare altre cose, con le mie mani. Ricordo le mille collane e braccialetti di farina e sale, le lenzuola bianche trasformate in vestiti, i collage fatti con i ritagli di Elle e Vogue…Alla fotografia mi sono avvicinata perché facevo la modella. In quel momento ho sentito per prima volta la necessità di stare dietro l’obiettivo, perché non ero mai contenta delle fotografie che mi facevano, sentivo che mancava qualcosa. Così è nata l’idea di collegare le due arti. Volevo creare un un mio modo di esprimermi, mettendo in pratica tutte le esperienze nella pittura e unendo ad esse un settore amato e da poco conosciuto…la fotografia.

Aesthetic.al - Intervista a Mira Nedyalkova fotografa e pittrice
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Questa unione tra due arti, simili e diverse, come riesce a coesistere? Nel dipingere e nel fotografare, nei successivi risultati, ci sono degli elementi comuni?

Quando fotografo, trovo emozionante il poter giocare con i colori, le forme, le luci, le ombre… esattamente come quando dipingo. È incredibile poter usare forme reali che aspettano solo la tua mano per trasformarsi in fantasia. In questo senso la fotografia non è più solo fotografia e basta, perché viene arricchita dall’immaginazione. L’idea, la composizione, hanno la stessa importanza sia nella fotografia che nella pittura. È vero, gli strumenti sono diversi, ma credo che il risultato finale sia capace di regalare sensazioni molto simili, esteticamente ed emotivamente.

Nella nostra chiacchierata prima dell’intervista, hai detto una cosa che mi ha colpita molto: non fai quasi mai progetti a lungo termine. Come se creassi la tua arte in primis per soddisfare il bisogno di esternare ciò che hai dentro in quel momento. Come se non trovassi pace finché non hai realizzato ciò che hai in mente, per conservarne al meglio neonata magia. Questa necessità fa parte del tuo presente…ma so che hai in mente qualcosa per il futuro, quello più prossimo. Vuoi parlarcene?

È vero, quando ho una idea chiara per una serie cerco di realizzarla senza troppe preparazioni, quasi per la paura di perderne il senso. Penso al presente, solitamente non faccio progetti troppo dilazionati nel tempo. Posso svelarti comunque qualcosa…mi hanno invitato a partecipare ad una mostra a Tokyo fra 7 mesi e mi sto preparando per realizzare un Libro Album con le mie foto, una raccolta dal 2012-2015. La mia futura fotografia spero possa migliorare tecnicamente, non si finisce mai di imparare, ma rappresenterà sempre il mio essere, il mio infinito bisogno di capire la vita e me stessa in questa esistenza.

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Damon Baker: il segreto è l’empatia

Damon Baker: il segreto è l’empatia

Anna Frattini · 23 ore fa · Photography

Damon Baker è famoso per i suoi celebrity portrait, ma al fotografo inglese non piace accostare la sua fotografia alla celebrity culture. I personaggi famosi che ritrae non sono altro che esseri umani, amici e persone con cui instaura una connessione vera. Sembra essere questo il dono di Damon: leggere dentro l’anima dei suoi soggetti riportandone la genuinità attraverso la forza empatica dei suoi scatti.

Ogni progetto scattato da Damon Baker è una storia. La grande forza comunicativa del fotografo si accosta a una vera e propria vocazione per lo storytelling. «Danzo con il mio soggetto, metaforicamente», dice Baker riferendosi alla genesi dei suoi lavori, per ottenere due versioni della stessa storia dentro i suoi scatti. Anche le dipendenze e le esperienze del fotografo relative a questo tema doloroso hanno un loro spazio all’interno degli scatti – a partire dalle atmosfere cupe che ritroviamo sullo sfondo di molte fotografie – lanciando un messaggio di rinascita e apertura.

Nella serie “There’s Something Beautiful”, uno degli scatti più potenti è quello dove il soggetto dorme abbracciato da un maglione in mohair, un elemento che Damon dice provenire proprio dal suo armadio, un pezzo di abbigliamento che lo fa sentire al sicuro. È proprio in questa fotografia che si riconosce tutta la forza empatica del fotografo, infallibile nel raccontare le emozioni dei suoi soggetti, chiunque essi siano.

Nelle fotografie c’è moltissimo anche di Baker stesso, soprattutto quando cerca il modo di raccontarsi attraverso i suoi soggetti. Prima scattando i soggetti in momenti di euforia o esaltazione, poi in momenti di vulnerabilità. La sua ricerca parla del modo di vedere il mondo e di salute mentale secondo la lente di un fotografo in grado di guardarsi e guardare dentro.

ph. courtesy Damon Baker

Damon Baker: il segreto è l’empatia
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L’idea di amore eterno di Valentina Sergi

L’idea di amore eterno di Valentina Sergi

Collater.al Contributors · 6 giorni fa · Photography

Valentina Sergi (1997) è una fotografa di moda con una passione per i colori pastello, i contrasti audaci e la vivacità delle immagini. Il suo lavoro professionale l’ha portata a fotografare una varietà di soggetti in location esclusive, e le sue fotografie sono diventate una presenza costante in molte note pubblicazioni di moda. Tuttavia, ciò che davvero distingue Valentina Sergi è la sua capacità di costruire una narrativa emozionante attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica. I colori, il gioco di ombre e luci, i pattern, le mani delle persone, l’affetto di un abbraccio, i luoghi intrisi di nostalgia e le storie nascoste dietro una ruga sono tutti elementi che Valentina Sergi ricerca per creare un’estetica pura fatta di immagini che oscillano tra il reale e il surreale.

La Serie A-Mors: Un’Esplorazione Profonda dell’Amore

Uno dei progetti più significativi di Valentina Sergi è la serie intitolata A-Mors. Questa serie affronta il tema dell’amore in modo profondo e provocatorio. Si tratta di un amore autentico, un amore che è stato atteso con trepidazione, ma talmente forte da superare la resistenza di un cuore fragile. L’interessante gioco di parole nel titolo, dove “A-Mors” sembra derivare dal latino “a-mors” (senza morte), sottolinea l’eternità di questo sentimento. In questa serie, Valentina Sergi esplora l’idea di un amore eterno che supera le barriere temporali. Le sue fotografie catturano momenti di passione e affetto, ma al contempo, evocano una sensazione di trascendenza.

Le sue opere della Sergi sono emozionali e surreali, e dietro di esse si cela una forte elaborazione concettuale. Valentina comprende che la fotografia non è solo la registrazione di una realtà oggettiva, ma piuttosto la presentazione di storie, concetti e mondi così come li percepisce attraverso la sua esperienza personale, la sua cultura e il suo sentire.

Il suo legame tra cinema e fotografia è evidente, e questa contaminazione tra le arti le permette di portare innovazione nel suo lavoro. La fotografa ci lascia con una famosa citazione di Vincent Peters, il quale afferma: «Non si fa una fotografia solo con una macchina fotografica, ma si portano nell’atto fotografico tutte le immagini che si sono viste, i libri che si sono letti, la musica che si è ascoltata, le persone che si sono amate

Valentina Sergi presenterà un suo scatto alla mostra Collater.al Photography presso la Fondazione Matalon di Milano dal 22 al 24 settembre 2023.
Courtesy Valentina Sergi

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La maternità catturata da Wendy Symons

La maternità catturata da Wendy Symons

Collater.al Contributors · 1 settimana fa · Photography

Wendy Symons, una fotografa autodidatta olandese, intraprende un profondo viaggio attraverso il suo obiettivo, catturando momenti intimi della maternità senza alcun filtro. Wendy Symons possiede una notevole capacità di percepire la bellezza nei momenti quotidiani, quei dettagli piccoli e delicati spesso trascurati dal ritmo frenetico della vita. La sua fotografia è un’esplorazione sentita dell’esperienza umana in ogni fase della vita. Tuttavia, è l’esperienza della maternità precoce a occupare un posto speciale nel cuore di Wendy. La affronta con un obiettivo onesto e intimo, svelando il profondo legame tra una madre e il suo bambino.

L’ispirazione fluisce verso Wendy direttamente dalla natura stessa. Il potere curativo del mondo naturale influisce sul suo lavoro e diventa spesso la musa per i suoi prossimi scatti. Attraverso il suo obiettivo, Wendy trova conforto e ispirazione, fondendo senza sforzo i mondi dell’arte e della maternità. Lo stile di Wendy Symons è una testimonianza dell’autenticità e dell’essenza cruda della vita. Si affida esclusivamente alla luce naturale per catturare momenti genuini nel loro massimo splendore. Questa scelta infonde al suo lavoro un calore e una veridicità che rendono ogni fotografia una finestra non filtrata nelle vite che documenta.

Uno dei progetti straordinari di Wendy è Art Mama, in cui fonde i suoi due mondi, quello artistico e quello materno. Nel bel mezzo della pandemia, si è impegnata in questo viaggio introspettivo, tuffandosi nella sua vita di madre e artista. Il diario fotografico di Wendy dipinge un ritratto intimo dei suoi figli e di se stessa mentre affrontano le complessità della maternità durante tempi turbolenti. Le sue immagini sono un promemoria che il viaggio della maternità, sebbene imprevedibile e caotico, è un’esperienza condivisa che ci unisce tutti.

Wendy Symons presenterà un suo scatto alla mostra Collater.al Photography presso la Fondazione Matalon di Milano dal 22 al 24 settembre 2023.
Courtesy Wendy Symons

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La danza ritmica e malinconica negli scatti di Nanda Hagenaars

La danza ritmica e malinconica negli scatti di Nanda Hagenaars

Collater.al Contributors · 1 settimana fa · Photography

«La vita, come un fiume, scorre con il suo ritmo, portandoci in un viaggio colmo di tranquillità e turbolenza» – spiega la fotografa Nanda Hagenaars – «Nei momenti di calma, siamo avvolti dalle correnti gentili, come se fluttuassimo senza sforzo attraverso il passare del tempo. È in questi momenti che troviamo conforto, e il nostro spirito viene sollevato dalla serenità delle acque. Tuttavia, le acque tranquille possono trasformarsi in torrenziali rapide, sconvolgendo il nostro equilibrio e facendoci interrogare sul nostro scopo.»

Con queste parole, Nanda Hagenaars (1988) ci apre uno spiraglio sulla sua visione delle vita, fornendoci le indicazioni per comprendere i suoi scatti. Hagenaars cattura questi flussi e riflussi della vita attraverso la sua lente. Il suo lavoro può essere descritto come poetico, intuitivo ed emozionale, ed è guidato dal desiderio di tradurre i suoi sentimenti ed emozioni in immagini. Il concetto di tempo e atemporalità ha spinto Nanda a concentrarsi sulla fotografia in bianco e nero, una scelta che aggiunge profondità e atemporalità alla sua arte.

Connection Skins

Per Nanda, la fotocamera è più di un semplice strumento; è un simbolo di trasformazione. Ha contribuito a farle vedere la vita in nuovi modi, proprio come guardare attraverso la sua lente le ha mostrato prospettive fresche. Crede nell’uso della fotografia come mezzo per crescere e scoprire se stessa. «Non è sempre facile vedere le cose in modo diverso, ma mi sforzo di farlo,» dice. Questa filosofia si riflette nella sua pratica. Non vede solo l’acqua; vede anche il suo riflesso. Questo modo di vedere si estende a tutto ciò che cattura, sempre alla ricerca di nuove composizioni, sempre desiderosa di svelare una bellezza nascosta. Nanda gioca con la luce e l’ombra, creando una danza sia ritmica che malinconica.

«Proprio come il fiume intaglia il suo percorso nel paesaggio, così fanno le sfide che affrontiamo plasmarci. Le prove e le tribolazioni, i momenti di incertezza e dubbio, contribuiscono tutti alla nostra evoluzione personale. Ci insegnano resilienza, pazienza e l’arte dell’adattamento. Impariamo che la vera bellezza della vita non sta nell’assenza di ostacoli, ma nella nostra capacità di superarli. E mentre continuiamo il nostro viaggio, impariamo a fidarci del flusso della vita, sapendo che, proprio come il fiume, stiamo sempre evolvendo, sempre avanzando.»

Nel mondo di Nanda Hagenaars, ogni fotografia è un riflesso di questa filosofia. Con la sua lente come guida, ci invita a unirci a lei nell’esplorare i complicati intrecci della vita del fiume, trovando significato e bellezza in ogni scatto.

Nanda Hagenaars presenterà un suo scatto alla mostra Collater.al Photography presso la Fondazione Matalon di Milano dal 22 al 24 settembre 2023.

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