Style IN STUDIO con Giglio Tigrato – ep. 3
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IN STUDIO con Giglio Tigrato – ep. 3

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Anna Frattini

Per questo terzo appuntamento di IN STUDIO, siamo andati nello studio di Carlotta Orlando, founder e designer dietro a Giglio Tigrato, progetto che nasce dalla passione per l’upcycling e per la pittura. Quando Carlotta apre il profilo Instagram @gigliotigrrrato, un po’ per gioco, l’idea era quella di personalizzare capi e mostrarne una selezione vintage. A ottobre 2020 nasce quindi ufficialmente Giglio Tigrato, dapprima focalizzato sull’upcycling e da qualche tempo con l’aggiunta di vere e proprie collezioni sartoriali Made in Italy. Tutte realizzate con tessuti di scarto, i cosiddetti deadstock, nel caso di Giglio provenienti da grandi aziende della moda e del lusso. Il riutilizzo del materiale non si limita solo al capo, magari da rivitalizzare, ma anche al tessuto vero e proprio. Il team di Giglio si sta ampliando e il progetto, pian piano, sta crescendo in modo organico. La volontà è quella di non lasciare indietro i valori che contraddistinguono l’idea iniziale di Carlotta. La collaborazione con Guerrillab per le grafiche e con altre piccole realtà avvalora la mission di Giglio Tigrato di discostarsi dalla massa e non seguire trend e micro-trend. Andiamo a scoprire lo studio – o meglio, atelier – dove Carlotta e il suo team tutto al femminile lavorano sulle collezioni, ma non solo.

Chi è Carlotta Orlando?

Classe ’98, Carlotta Orlando, detta Ciotti, è la founder, Designer and Creative Director di Giglio Tigrato. Dopo aver terminato il corso di Design della Moda al Politecnico di Milano e qualche esperienza in maison italiane decide di dar vita alla sua isola che non c’è. Giglio Tigrato, un chiaro omaggio alla Principessa Giglio Tigrato di Peter Pan. Carlotta è la mente dietro a questo progetto che guarda alla sostenibiltà e che, infatti, vede una moda più sostenibile nel suo futuro. Senza compromessi.

Lo studio

Ci troviamo in zona Parco Sempione, a Milano, all’ultimo piano di un condominio signorile. Carlotta ci accoglie in una mansarda, il suo studio, ma anche casa. Fra i pezzi della collezione su relle ordinate e cowboy hats in giro per lo spazio ci sediamo a conversare con lei. Intorno a noi tutti i suoi ricordi e tantissimi bozzetti, fili di ogni colore e anche una termopressa. Tutto quello che serve per dar vita a una collezione. In un angolo c’è qualche scarto, pronto per essere trasformato in qualcosa di nuovo. Carlotta ci racconta di quanto sia importante la condivisione degli spazi con altri, amici e collaboratrici. Attenzione però, la divisione fra casa e studio é ben delineata, il suo studio é volutamente concepito come un vero e proprio atelier, un laboratorio, nettamente separato dalla quotidianità e dal privato. 

Parlaci un po’ di te. Chi sei e come si sviluppa la tua ricerca come Creative Director, Founder e Designer di Giglio Tigrato?

La mia passione per il fashion design è nata quasi per caso al Politecnico di Milano. Per un errore. All’università ho iniziato a sentir parlare di sostenbilità, un approccio che ho continuato a seguire anche dopo gli studi. Infatti a ottobre 2020 nasce Giglio Tigrato, dapprima focalizzato sull’upcycling e oggi completo di vere e proprie collezioni sartoriali Made in Italy. Tutte realizzate con tessuti di scarto, i cosiddetti deadstock. Sostenibilità quindi non si riflette solo nell’anima di Giglio Tigrato ma è anche come mi vesto, come viaggio e come mangio. La mia ricerca si focalizza su pezzi unici, su capi basic ma sopratutto sui layer da combinare con altri abiti che già abbiamo nell’armadio. Insieme al mio team, cerco di lasciare indietro trend e micro-trend per realizzare collezioni seasonless che non seguano i sistemi della moda per come la conosciamo.

Quali sono i materiali e le texture che prediligi?

Non prediligo nessun materiale in particolare. Solitamente, parto da quello che trovo quando disegno le collezioni di Giglio. Disegno e progetto, successivamente, su quello che mi capita di aver fra le mani. Al netto di questa modalità, prediligo le fibre naturali, riciclabili che sono anche più durevoli nel tempo. Usando deadstock di grandi aziende ci ritroviamo anche ad avere la garanzia di una qualità superiore. In generale, amo l’animalier e tutte le fantasie che mi rendono possibili combinazioni giocose e fuori dal comune. 

Quale oggetto non può mancare nel tuo studio?

La musica. Il sottofondo giusto che accompagna il nostro lavoro in studio rimane una delle cose più importanti. Sia che io rimanga da sola in atelier o no. Alternativamente, ascoltiamo anche podcast.

Come ti relazioni allo studio? Come lo vivi/percepisci? Come un luogo esclusivsmente di lavoro o anche come spazio conviviale per incontrare amici o altri designer o artisti?

Fin dall’inizio, il mio modo di vedere lo studio rispecchia quello dell’isola che non c’è. Non solo perché Giglio Tigrato è una dei personaggi di Peter Pan ma anche perché al momento della sua nascita, durante la pandemia, era un vero e proprio modo per evadere e fare ciò che più mi fa stare bene. Ad oggi, l’atelier diventa anche un luogo dove amo riunire tante persone. Ci sono occasioni facciamo dei veri e propri open-atelier: invitiamo chi è interessato alle nuove collezioni trasformando questo spazio in luogo di condivisione.

Da quanto tempo sei in questo studio? Sei affezionata o hai una concezione più nomade del luogo di lavoro? Te ne andresti domani?

In questo ambito é molto difficile lavorare in viaggio o fuori dal proprio studio. La macchina da cucire é troppo difficile da trasportare e per questo, da quando è iniziata l’avventura di Giglio Tigrato mi sono sentita più legata a Milano. Questo è il mio spazio di lavoro e nonostante io passi tante giornate fuori è fondamentale riunirsi in uno spazio per rimanere focalizzati

Come costruisci una collezione? Da dove parti? Vuoi parlarci del tuo processo creativo?

Parto dal materiale. Per Giglio Tigrato e per me come designer upcycling significa riutilizzare qualcosa che è stato messo da parte. La ricerca dei tessuti o la ricerca dei capi vintage è l’inizio del mio processo creativo. Successivamente, si passa al disegno e alla ricerca. In questo senso gli strati sono fondamentali nel mio modo di vedere le collezioni. Si passa poi alla prototipia. Collaboriamo con una modellista su Milano che si occupa dei primi prototipi mentre della collezione se ne occupa una sartoria fuori città a conduzione familiare. Si tratta di un’ottantina di pezzi, quindi una collezione molto piccola ancora, ma che punta a crescere.

A cosa stai lavorando attualmente? Quali sono i tuoi progetti futuri?

La volontà, per ora, è quella di far crescere ancora di più Giglio Tigrato. Sto valutando l’apertura di un negozio su strada, ma insieme al mio team vorrei anche iniziare a lavorare al nostro primo fashion show da presentare a inizio 2025. Legato a questo, vorrei passare da due collezioni all’anno a una. Chiaramente seasonless.

ph Credits Andrés Juan Suarez

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Scritto da Anna Frattini
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