Il 2 giugno – la Festa della Repubblica Italiana – è una giornata che ha il potere di far sentire patriottici anche noi italiani, famosi per non esserlo se paragonati ad altri, come gli americani o gli inglesi. Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta, sono più le volte che la critichiamo, l’Italia, rispetto a quelle in cui ci soffermiamo ad apprezzarla e ad amarla. Forse, le volte in cui la amiamo di più è quando siamo lontane da lei. Quando a mancarci è anche un semplice piatto di spaghetti o i clacson impazziti nel traffico.
La fotografa Irene Ferri, con il suo progetto IT∀LIA, ragiona proprio su questo. Sul “dualismo italiano”, sull’odio-amore che caratterizza i nostri sentimenti verso quella che è la nostra terra. Un dualismo che ricorre spesso in Italia, Nord e Sud, sacro e profano, tradizione e innovazione, e che caratterizzò quel giorno, il 2 giugno 1946, in cui si scelse tra Monarchia o Repubblica, tra una vecchia Italia o una nuova, rinnovata e democratica.
Con IT∀LIA, Irene Ferri sfida queste contraddizioni e ci porta a celebrare il nostro Paese attraverso un progetto partecipativo che dura dal 2020. Online apre una box in cui invita a rispondere alle domande: Cosa ti lega all’Italia? Cosa ti manca quando sei lontano? In questo modo, i pensieri di centinaia di italiani vengono tradotti in scatti evocativi, capaci di farci sorridere ed emozionare.

Il progetto Italia nasce dalla storia personale della fotografa Irene Ferri che, dopo anni vissuti a Los Angeles, sente il richiamo della sua Terra. Negli States era circondata da persone che le dicevano continuamente quanto fosse bella l’Italia e quanto la apprezzavano. “Solitamente sento più apprezzamenti dagli stranieri che dagli italiani. Siamo un popolo molto critico, rispetto ad altri. I social pullulano di commenti negativi e pesanti su ogni cosa, su ogni decisione, anche sul meteo.” dice Irene. Da qui la decisione di creare qualcosa per gli italiani, un archivio fotografico che ci ricordi che vale la pena amare questa nazione. Nonostante scegliamo di lasciarla per un po’ o per sempre e anche se riusciamo ad apprezzarla solo se un po’ più lontani.


Tornata in Italia, Irene Ferri ci racconta di come a mancarle era soprattutto il concetto di piazza, quella mescolanza di persone e il frastuono delle risate, delle parole dette ad alta voce. “Al mio ritorno in Italia ho avuto uno shock positivo” dice Irene, “Sono andata al supermercato e una volta alla cassa, mentre rovistavo nel portafoglio in cerca dei soldi, il cassiere mi ha detto: Ma non ti preoccupare, se non li hai me li porti domani. Io sono rimasta di sasso. Erano tre anni che non mi sentivo dire una cosa del genere.“
Riflessioni come quella di Irene arrivano a fiumi nella sua casella di posta e da qui inizia il suo viaggio italiano, in cerca di quell’italianità e di quei ricordi evocati dalle persone. L’archivio di Irene Ferri è ora pieno di scatti talvolta romantici, talvolta più ironici, che raccontano l’Italia con gli occhi di chi la ama, da vicino o da lontano. Dai panni stesi al sole al rosario che dondola dallo specchietto retrovisore. Dalle tavole imbandite ai campetti da calcio un po’ improvvisati.
Ecco di seguito alcune delle fotografie, accompagnate dalle suggestioni ricevute.











Courtesy and credits Irene Ferri