Art Anche noi saremo obsoleti come il Nokia 3310?
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Anche noi saremo obsoleti come il Nokia 3310?

Giorgia Massari

Abituati a passare da gallerie white cube a location industrial con allestimenti super-wow, la mostra Sides Of A Coin attualmente in corso alla Split Gallery di Londra ci ha colpito per aver ideato una versione ibrida di queste due modalità del tutto agli antipodi. Se da un lato i puristi del mondo dell’arte non concepiscono allestimenti diversi da quelli clean con muri bianchi e luci ben posizionate, dall’altro la controtendenza delle mostre in spazi dismessi sta sempre più prendendo piede. Split Gallery con una bipersonale degli artisti tedeschi Miriam Beichert e Camille Theodet riesce a strizzare l’occhio a entrambi. Una white cube ma con i muri imbrattati con una bomboletta spray e tubi di aerazione ben in vista sul soffitto. Tutto opera dei i due giovanissimi artisti che riflettono sulla nostra era, quella post-digitale, e sulla sua forte componente ambigua. In particolare sono le opere di Beichert a farci ragionare sul concetto di obsoleto che, se da un lato guardano agli oggetti della nostra quotidianità in continuo cambiamento, dall’altro ci fanno chiedere quando saremo anche noi obsoleti?

Oggetti sbiaditi come le nostre memorie

Nelle opere di Miriam Beichert (Stoccarda, 1999) il familiare incontra il nostalgico. Il tutto visto attraverso la lente del consumismo, di cui siamo palesemente schiavi. Cellulari Nokia, accendini BIC, orologi CASIO, felpe Adidas. I soggetti delle opere su tela di Miriam appartengono al nostro passato, anche se alcuni sono tornati a gran forza come la tuta acetata. Al di là di questo dettaglio, l’intenzione dell’artista è quella di porre l’accento soprattutto sulla tecnologia e sulla nostra cultura digitale, indagando le trasformazioni che sta apportando alle connessioni umane.

Prendiamo in esempio l’iconico Nokia 3310, che da oggetto del desiderio è diventato spazzatura nel giro di pochissimi anni. La tecnica con cui Miriam Beichert lo realizza appare come quella di uno street artist su un muro della strada, ma è in realtà acrilico su tela, rafforzando ancor di più l’ambiguità dell’esposizione. Inoltre, l’effetto sfocato vuole sottolineare una sensazione di memorie sbiadite che sempre di più ci appartengono. Proprio come gli oggetti del nostro presente, che dimentichiamo in poco tempo, così facciamo con i momenti della nostra vita, sbiaditi e insipidi perché non pienamente vissuti, con occhi, cervello e cuore divisi tra uno schermo e la realtà intorno a noi. Siamo quindi forse obsoleti anche noi – esseri umani – per il mondo che è stato creato in origine? Abbiamo bisogno di un aggiornamento? Se tutto è transitorio, se tutto può essere dimenticato, possiamo esserlo anche noi? Sono questi i quesiti che le opere di Miriam suscitano, invitando a riflettere sul nostro stesso rapporto con il mondo moderno.

Courtesy Split Gallery and the artists

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Scritto da Giorgia Massari
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