Abelardo Morell è un illusionista che usa i principi più antichi della fotografia per i suoi trucchi.
Di origini cubane, nato nel 1948, nell’introduzione al suo progetto “Camera Obscura” Morell ci racconta che il primo scatto realizzato con questo procedimento è databile 1991. Noi avremo il privilegio di allietarci con le sue creazioni solo nel 2004. Ma la sua produzione, da allora, non si è mai conclusa.
Abelardo, ormai diventato fotografo/artista di fama internazionale, trasforma camere, stanze d’albergo e luoghi domestici in camere stenopeiche. Dopo averle del tutto oscurate, calcola la distanza dalla finestra alla sua parete opposta per trovare il diametro del foro da cui dovrà filtrare la luce. Grazie ad ore di esposizione e utilizzando un apparecchio grande di formato 4×5 o 8×10 pollici, Morell immortala la proiezione del paesaggio visibile fuori da quella finestra capovolto sulla parete opposta. Esattamente come fosse una camera oscura.
Il risultato è un’immagine esteticamente affascinante e intrinseca di significato: una fotografia all’interno di un’altra fotografia nata dal procedimento che è l’origine di questa manifestazione d’arte proprio in questi anni in cui la fotografia si muove su territori digitali e sembra essersi allontanata dalle radici del suo essere magica in modo naturale. Un principio tecnico classico sposato a una moderna fantasia: l’Empire State Building si impossessa di una camera di New York, la punta della Torre Eiffel capovolta si poggia su un letto, Piazza San Marco a venezia diventa la carta da parati di una stanza comune.
Tutt’ora Abelardo non smette di realizzare queste illusioni ottiche in giro per il mondo (è proprio dell’inverno di quest’anno l’ultimo scatto realizzato dal lato nord di central park) da quando l’American Photo premiò il suo libro “libro fotografico dell’anno” nel 2004 motivando la scelta con queste parole: “Il lavoro di Abe Morell è costruito sullo stesso miracolo della fotografia“.