Audacia e sensualità negli scatti di Emanuele Ferrari

Giulia Guido · 2 anni fa
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Ammiccanti, provocanti e sensuali. Sono questi i primi aggettivi che vengono in mente guardando le fotografie di Emanuele Ferrari

Classe 1975, Emanuele Ferrari comincia il suo percorso nel mondo della fotografia quasi per caso e da autodidatta, prendendo spunto e lasciandosi ispirare da nomi come Harri Peccinotti e Terry Richardson. Dopo oltre 10 anni di carriera, oggi Emanuele è il fotografo italiano più conosciuto a livello internazionale e rientra da anni nella classifica mondiale del portale inglese xxlpix.net stilata in base al Web Popularity Index che segue fattori come visibilità e interazioni. 

Il suo stile dal respiro internazionale ha attirato fin da subito l’interesse di molti clienti e brand, portandolo a collaborare con nomi del calibro di Moschino, Nike, Coca-Cola, Fendi e ad essere pubblicato sulle riviste più rinomate. 

Il prossimo mese Emanuele Ferrari sarà uno dei fotografi in mostra a ImageNation Milan, che si terrà dal 24 al 30 settembre alla Fondazione Luciana Matalon a Milano. In attesa dell’inaugurazione abbiamo fatto quattro chiacchiere con il fotografo che ci ha raccontato come è nata la sua passione, quali sono gli aspetti importanti mentre si scatta e molto altro. Non perdetevi l’intervista qui sotto. 

Sei un fotografo autodidatta, come ti sei avvicinato alla fotografia e quando hai capito che poteva diventare il tuo lavoro? 

All’inizio il mio avvicinamento alla fotografia è stato quasi un gioco, un passatempo. Da ragazzino maneggiavo macchinette fotografiche, mi piaceva scattare fotografie, ma era solo per divertimento. Poi ho fatto altro, ho messo da parte questo interesse, ma lui è rimasto lì, quelle idee fisse che ogni tanto si ripresentano. Ho studiato e fatto altro nella vita anche professionalmente, poi quell’idea si è ripresentata. Alla fotografia ci arrivo relativamente tardi, a 30 anni passati: ma a quel punto ero pronto per farlo diventare un lavoro. Ho affittato uno studio, scattavo appena potevo e sono arrivati i primi lavori. L’adrenalina, la voglia di fare, la felicità che provo sul set mi hanno fatto capire che quella era la mia strada. 

Secondo te qual è la cosa da considerare più importante mentre si realizzano dei ritratti fotografici?

Il racconto che si ha in mente. Le fotografie parlano, vogliono sempre esprimere qualcosa. Uno deve sapere cosa vuole che i suoi scatti dicano: poi a quel punto può anche lasciarsi guidare dall’istinto, liberare la creatività, cogliere l’attimo. Per me lo scatto non è mai qualcosa di costruito, ma più qualcosa di pensato.

Essendo specializzato in fotografie di moda lavori spesso su set e con modelle e modelli, quant’è importante creare un legame con chi stai scattando e come riesci a farlo? 

Fondamentale. È una cosa che ho sempre detto: creare il giusto feeling con i soggetti da fotografare è un lavoro imprescindibile. Sul set ci deve essere sintonia, armonia, dobbiamo guardare tutti nella direzione: se indico la luna, nessuno deve guardare il dito, per intenderci. E non significa che dobbiamo essere amiconi, ma l’attitude deve essere di massima condivisione e disponibilità, solo così chi sta davanti alla camera (ma anche chi sta dietro ovviamente) può lavorare in serenità e dare il meglio di sé. 

C’è uno scatto a cui sei più legato? Puoi raccontarcelo?

Quando mi fanno questa domanda, rispondo sempre: quello che ancora devo fare. Perché ritengo che il mio sia un lavoro in continuo divenire, che non si smetta mai di imparare e che quindi lo scatto che devi ancora fare si porta dietro un bagaglio di esperienza sempre più ricco. Però ci sono foto che un po’ mi identificano, che dici quella è una Emanuele Ferrari e a cui sono particolarmente legato: la ragazza che si lecca la spalla, molte di quelle che ho fatto a Los Angeles, quando avevo deciso di intraprendere questa carriera e avevo individuato la cifra del mio stile.

Emanuele Ferrari

Ci sono artisti che segui o ai quali ti ispiri?

Non avendo fatto scuole di fotografia, ho colmato le mie mancanze studiando molti grandi fotografi del passato più o meno recente: da tutti ho preso spunto per qualcosa: da alcuni l’irriverenza, da altri il rigore, da altri ancora il saper essere trasversale, sono una fonte inesauribile di ispirazione. Il grande lavoro che poi un fotografo deve fare è quello di far tesoro di questo spunti e costruirci sopra un proprio stile. Se proprio dovessi fare un paio di nomi citerei PECCINOTTI e RICHARDSON.

Cosa vedrà chi visiterà la mostra ImageNation Milan a settembre? 

Chi visiterà la mostra, vedrà un mio scatto di alcuni anni fa, mai condiviso suoi social né pubblicato, il che lo rende un inedito. Dico quindi venite e scopritelo. 

Emanuele Ferrari
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