Viviamo in una società che deride e condanna l’imperfezione del corpo. Continua a farlo, nonostante le spinte di autocoscienza femministe e le contemporanee battaglie culturali. Ciò che si trova al di fuori dello standard continua ad essere represso per alimentare un’illusione, ideali di bellezza imposti e bisogno di accettazione sociale attraverso l’apparenza.
La libertà di godere del proprio corpo e sentirsi bene per ciò che si è o si ha è ancora un miraggio che in qualche modo ruba l’identità femminile per offrire invece una falsa promessa di rispetto e amore.
Il fotografo taiwanese Yung Cheng Lin, generalmente noto come 3cm, prova ad indagare nei suoi scatti il concetto di femminilità in modo critico e provocatorio.
In questa serie di immagini il corpo disegna geometrie incomplete o imperfette, come se si costringesse a rispettare dei canoni che non lo caratterizzano. Fili rossi tesi cuciono sulla pelle forme tese e sembrano dimostrare la resistenza del corpo a queste costrizioni.
Tutto è ambiguo, sensuale ma crudo. La nostra attrazione sembra quasi colpevole. Il corpo non è pronto. Non è esplorazione questa, ma solo un processo doloroso.










