Un passato al Liceo scientifico Tecnologico, la consapevolezza di non voler indossare un camice per tutta la vita, una grande passione per il disegno ed un’inversione di rotta che gli ha permesso di trasformare un hobby nel suo lavoro.
Lui è l’illustratore Paolo Beghini, un giovane 25enne di Imola, che dopo l’esperienza scientifica ha scelto prima l’Accademia di Belle arti di Urbino e poi di specializzarsi come tecnico per la comunicazione e il multimedia con un corso IFTS a Bologna.
Una strada tutt’altro che facile in cui tanti, senza molti dubbi, si riconosceranno.
“Non è un lavoro comune e a questo bisogna farci l’abitudine, specie in provincia: sorrisini di compatimento, ‘che lavoro fai? Non ho mica capito’, ‘e quand’è che inizi a lavorare?’… All’inizio non è facile, ma è un prezzo che pago volentieri per fare il mestiere che amo.”
Come tanti illustratori prima di lui, anche Paolo ritiene che il suo lavoro non sia semplicemente artistico e creativo, anzi, così è come ce lo ha voluto raccontare:
Lo stile, la personalità, il tratto dell’illustratore non devono prevalere sul contenuto da comunicare. Per come la vedo io è un lavoro di vettore: portare un concetto, un’idea, una storia da un punto A (la pagina o qual si voglia supporto) a un punto B (il lettore, o fruitore dell’immagine). La bravura dell’illustratore sta nel compiere questo spostamento nella maniera più creativa possibile senza perdere il contenuto per la strada. Evitando di essere troppo descrittivi e senza perdersi in metafore visive troppo elaborate (se devi spiegare una barzelletta non fa più ridere).
La ricerca della metafora visiva è sicuramente la parte più difficile e creativa del processo. Solitamente nei primi 10 minuti che penso alle bozze da proporre al cliente mi vengono 3 idee in mente da poter sviluppare. Ecco prendo queste idee e cerco di allontanarmene il più possibile, perché se ci ho messo 10 minuti a pensarle, chiunque può farlo. Per questo faccio sempre una ricerca immagini, prima di buttare giù le bozze, sia per prendere ispirazione sia per evitare di cadere in un cliché, o peggio di copiare un collega.
Tale ricerca è certo la più difficile, diverse volte capita di trovarmi impantanato nelle prime tre idee senza riuscire a uscirne, ma sicuramente la più importante perché l’dea che sostiene una illustrazione (e qui parliamo prevalentemente di illustrazione concettuale) è il medium più indelebile con cui essa è realizzata.
Qui potete trovare una selezione dei suoi lavori, mentre qui potete trovare tutti gli altri.