Pensate se fosse possibile bloccare quel guizzo, quell’attimo estremo di tensione che c’è prima di un gesto. In una lotta ad esempio.
No, non quello in cui il pugno arriva in faccia all’avversario. Nemmeno quello in cui il coltello colpisce la giugulare e nemmeno quello in cui il corpo esanime tonfa in terra, morto, ormai finito.
No, non il momento in cui è tutto finito, ma quell’istante, l’istante appena precedente. Quello in cui tutto è tensione, tutto è semplice volontà di azione e non azione già svolta. Quell’attimo preciso e autentico in cui ogni cosa deve ancora succedere ma è inevitabilmente già successa nelle intenzioni. Ecco, quello.
Ora guardate le sculture di Gregor Gaida e ditemi se non l’ha bloccato lui quel momento.
Nelle sue sculture di legno vengono raffigurati momenti tensivi decontestualizzati in cui tutto deve ancora avvenire ma è già inevitabilmente successo, permettendoci di immaginare un prima e un dopo.
Bambini e bandiere sono tra i suoi soggetti preferiti, poiché simbolo di questo tempo sfuggente, di questa tensione evolutiva, di questa iper mobilità immobilizzata. Frammenti tridimensionali di storie violente.
E tu che stai lì a chiederti quale frase sarà mai uscita da quella bocca aperta.
Probabilmente “AIUTO”.