Il saggio indiano Inayat Khan diceva che: “colui che fa il bene agli altri è felice…” non so perché ma questa è la prima cosa che mi è venuta in mente non appena ho scoperto che dietro Monobi c’è il know-how di un’azienda che da più di 20 anni produce e confeziona abiti per conto di terzi.
Orgoglioso e felice. Lo immagino così Giovanni Santi, dopo che per anni ha messo l’etichetta di alcuni tra i più importanti luxury brand sui capi confezionati dalla sua Beste.
Un’azienda di produttori esperti e lungimiranti che grazie alla ricerca ma anche grazie alla tradizione, hanno creato una realtà che può essere presa come esempio, innovando in un settore che sta vivendo un momento di appiattimento stilistico e di generale difficoltà non solo economica. Ciò nonostante dal 2014 Beste ha deciso di lanciare nel mondo dello streetwear un nuovo brand: Monobi che nonostante il nome un po’ giappo, produce così come Beste, a Prato in Toscana e da Beste eredita una storia fatta di tecnologia e innovazione. Non troppo casualmente il nome del brand è composto da MONO parola giapponese che vuol dire “oggetto” e dalla B di Beste seguita dalla I di Italia. L’estetica di Monobi riflette un appeal internazionale, senza dimenticare nella progettazione le radici italiane.
Un prodotto Made in Italy che realizza capi iconici come trench, parka, raincoat rinnovandoli con un gusto contemporaneo e con un design d’avanguardia. La cura dei dettagli e l’uso di tecnologie come termosaldature, tagli laser e nastrature hanno dato ai capi linee pulite, un’eleganza minimale e una qualità dei materiali che hanno reso il brand unico, e un punto di riferimento per l’urbanwear dell’uomo metropolitano.