Chi dice che i bambini debbano per forza aspettare di crescere, per diventare grandi? I bambini di Natalia Rak sono grandi, grandissimi, proprio in virtù della loro innocente sincerità; ed è con gli occhi puri di un bambino che l’artista polacca vuole guardare, e dipingere il mondo che le sta intorno. Classe 1986, Natalia si è laureata in Fine Art a Lodz con specializzazione in Spatial and Poster Design conseguita presso l’atelier dell’artista Sławomir Iwański. Le sue opere campeggiano sui muri di mezzo mondo, e dalla settimana prossima un suo disegno arricchirà anche il museo a cielo aperto che FestiWall donerà alla città di Ragusa.
Unica donna tra i cinque di FestiWall, e non si tratta di una scelta casuale: la tua arte onirica, colorata, molto pop, darà un’impronta molto riconoscibile al festival. In che modo la tua personalità influenza la tua sensibilità artistica?
Il mio segno zodiacale è Gemelli, e credo che mi descriva perfettamente. Dentro di me ci sono due differenti persone: una più sensibile, l’altra più energica. Nella tempesta del colore io voglio trovare un qualche spazio intimo. È così che poi appaiono i miei dipinti e i miei murali.
Senza svelarci cosa hai intenzione di dipingere, ci dici quale sarà la caratteristica più importante dell’opera che farai a Ragusa?
Dipingerò un magico cielo notturno, preso direttamente da un sogno, dove tutto può accadere.
Come realizzerai l’opera ragusana? Con quali tecniche, con quali strumenti? E in che modo la terra che ci ospita ha ispirato l’idea che andrai a colorare?
Dipingerò usando colori acrilici e bombolette spray. Non sono mai stata in Sicilia, dunque ho potuto trarne ispirazione solo tramite le immagini che si possono trovare su internet. Credo che avrò maggiori ispirazioni dopo la mia avventura a Ragusa. In questo momento ho scelto la mia idea senza connessioni con quello che circonderà l’opera, ma penso che si adatterà perfettamente con il posto.
Le tue opere si caratterizzano per una varietà di stili: dalla celebrazione dell’amore, all’impegno sociale, fino alla denuncia, sebbene tu ti sia avvicinata alla street art da non troppo tempo. Che valore ha questa espressione artistica per te che la vivi in prima persona?
Includere un qualche messaggio o significato più profondo nei miei dipinti è sempre stato molto importante per me. Senza questo l’opera non sarebbe completa. Io scelgo spesso di ritrarre bambini perché voglio che le persone si possano identificare con le emozioni positive e realmente oneste che solo i bambini hanno. Inoltre la connessione tra le persone e la natura è sempre stata fondamentale nella mia arte. Anche adesso io continuo a guardare la natura con gli occhi di una bambina, e così vedo il mondo come in un sogno.
La street art è un’espressione di protesta che si codifica negli anni come arte “canonica” ed entra nei musei, tant’è che tu stessa hai studiato all’università per diventare artista. Da chi hai tratto ispirazione durante i tuoi studi, quali sono gli artisti che trovi più significativi?
Nel corso dei miei studi sono stata ispirata dai grandi maestri della storia dell’arte. In questo periodo sono più ispirata dagli illustratori che dagli street artist e dagli autori di murali. Pochi mesi fa ho potuto vedere con i miei occhi i lavori di Norman Rockwell e Leyendecker. Mi piace come hanno saputo mostrare situazioni normali, aggiungendo emozioni, come ad esempio l’umorismo. Io credo che l’arte dipinta sul muro non debba necessariamente essere collegata ai graffiti e alla sottocultura di strada. Dovrebbero avere a che fare più che altro con l’arte tradizionale come i poster, le illustrazioni, i dipinti su tela, i disegni.
Sulle tue pareti spesso realizzi dei ritratti di proporzioni gigantesche, spesso di bambini: non si tratta solo di volti, ma di simboli. Che messaggio vuoi veicolare con le tue opere?
Come ho detto prima le relazioni umane e la connessione tra la natura e gli uomini sono gli aspetti più interessanti per me. Sono cresciuta in un piccolo villaggio, è anche per questo che sono così sensibile su questi temi. Il problema del degrado della natura ha come risultato il fatto che io voglia mostrare alle persone quanto possa essere importante e bello il mondo verde intorno a noi. Anche le persone mi affascinano, ed è per questo che voglio mostrare loro tutto il meglio che possono avere: amore, coraggio, pazienza, sensibilità, affetto.
Una grande parete come un’enorme tela: uno street artist è praticamente un Michelangelo gettato in questi anni, e tira fuori tutte le Sistine del mondo portandole in mezzo alla strada, regalandole a tutti e non più solo a pochi. In cosa è cambiata l’arte, e la figura dell’artista?
Gli artisti in questo momento storico possono dipingere qualunque cosa vogliano. Principalmente possono scegliere di essere ispirati dalla vita moderna. E’ un peccato che non possano scegliere i loro soggetti dai tempi di Michelangelo. Mi sarebbe piaciuto moltissimo dipingere più ritratti di nudo o emozioni potenti e aggressive venute dall’inferno. I dipinti che mostrano teschi e nudità che vediamo negli affreschi delle chiese non sono certo proibiti ma gli street artist hanno problemi a esprimere i temi più forti. Mi piacerebbe poter fare un dipinto più forte e d’impatto, un giorno, e dare una emozione diversa, più forte, a chi lo vedrà.
Alla faccia della bambolina, dicevamo.
[Intervista realizzata da Amelia Cartia]
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