I mobili di Tom Sachs in mostra per la prima volta in 20 anni

I mobili di Tom Sachs in mostra per la prima volta in 20 anni

Tommaso Berra · 1 anno fa · Design

Tom Sachs è tra gli artisti più apprezzati in quel panorama di menti creative che riescono ad influenzare contemporaneamente più discipline, mettendole in contatto continuo tra loro. Tra le opere dell’artista newyorkese c’è un’ampia produzione di mobili d’arredo, realizzati seguendo quel suo stile fintamente rudimentale, che sembra assemblare elementi di uso comune in modo spartano, come farebbe un bambino intento a sognare grandi progetti nella sua cameretta.
È nota la passione di Sachs per tutto ciò che riguarda lo spazio, per la prima volta in 20 anni però, l’artista ha esposto la sua serie di mobili per la casa, tutti numerati a mano e parte di una collezione inedita.

 

 
 
 
 
 
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“Tom Sachs: Furniture”  è ospitata alla Stony Islands Arts Bank di Chicago e rimarrà visitabile fino al 4 settembre 2022. 
Tutti i mobili rispecchiano l’idea di Tom Sachs che anche gli oggetti quotidiani abbiano un valore artistico e sono proprio i gesti che compiamo nel contesto domestico che elevano il significato artistico di sedie, poltrone, luci o casse per la musica. È la musica che suona dall’impianto rosa marchiato Miu Miu a rendere arte la cassa. 
Non potevano mancare per l’appunto riferimenti alla cultura pop, inseriti dall’artista quasi casualmente all’interno delle proprie opere a tecnica mista. I materiali spaziano dal legno massello al compensato, dall’alluminio fino alla resina, diversificando i tagli, da quelli più irregolari ad altri che recuperano il minimalismo e le linee pulite e squadrate. 
Scopri i modelli Love Seat, Crate Chair o la lampada ConEd sul sito ufficiale dell’artista.

Tom Sachs | Collater.al
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I mobili di Tom Sachs in mostra per la prima volta in 20 anni
Design
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I colori della Silicon Valley nel nuovo progetto di Olafur Eliasson

I colori della Silicon Valley nel nuovo progetto di Olafur Eliasson

Tommaso Berra · 1 anno fa · Design

È nella città di Sonoma, in California, che l’artista danese Olafur Eliasson ha presentato la sua ultima opera: un padiglione conico composto da 832 pannelli che riflette un kaleidoscopio di colori sul terreno della Valley.
Il Vertical Panorama Pavillon è stato realizzato insieme a Sebastian Behmann, con il quale ha fondato nel 2014 Studio Other Space. La combinazione di 24 colori che compongono il baldacchino formano una struttura che si alza sopra le coltivazioni di uva di quella zona, interrompendosi solo con il grande oculo rivolto verso Nord.
Secondo il progetto di Olafur Eliasson l’esperienza è prima di tutto mentale e successivamente fisica. Gli ospiti che si apprestano a degustare i vini della zona infatti possono in principio sentire lo scricchiolio del terreno della zona, poi le fragranze della vegetazione e infine i riflessi di colore che coprono ogni cosa.

Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al
Olafur Eliasson | Collater.al


I colori della Silicon Valley nel nuovo progetto di Olafur Eliasson
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I colori della Silicon Valley nel nuovo progetto di Olafur Eliasson
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A Milano è in arrivo il bioufficio più grande d’Italia

A Milano è in arrivo il bioufficio più grande d’Italia

Tommaso Berra · 1 anno fa · Design

A Nord-Est di Milano, a Crescenzago, sorge la sede della storica casa editrice Rizzoli, un edificio pronto a cambiare volto grazie al nuovo progetto sostenibile di Kengo Kuma Associates.
Lo studio fondato dall’archistar giapponese è pronto a regalare a Milano uno spazio verde che ospiterà uffici, coworking, un supermercato e un centro medico, in un’area nella quale è prevista la costruzione di oltre 350 appartamenti venduti a prezzi contenuti.
L’area avrà una piazza come fulcro e luogo di ritrovo, circondata da piante che saranno il frutto della collaborazione con il rinomato botanico italiano Stefano Mancuso.

Il progetto è stato chiamato “Welcome, feeling at work” e sarà realizzato in legno, un materiale che caratterizza da sempre il lavoro di Kengo Kuma. La sede Rizzoli rimodernata andrà a formare il più grande bioufficio d’Italia, in un progetto che conserverà come memoria alcuni elementi dello storico edificio come la scala realizzata da Piero Portaluppi, che manterrà il proprio posto all’interno dell’edificio.

Milano | Collater.al
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Dopo 50 anni Michael Heizer ha finito la sua “City” nel deserto

Dopo 50 anni Michael Heizer ha finito la sua “City” nel deserto

Tommaso Berra · 1 anno fa · Design

È il 1970 quando nella contea di Lincoln, nel deserto del Nevada, l’artista americano Michael Heizer inizia la costruzione di quella che per dimensioni è tra le più grandi opera d’arte contemporanea site specific mai costruita, occupando un’area di 2×0,4km.
Il 2 settembre finalmente inaugurerà “City“, dopo mezzo secolo di lavori e 40 milioni di dollari spesi per la sua costruzione. A discapito del nome, l’opera assomiglia a una città, o solamente nel suo alternarsi di volumi, rientranze e percorsi, che inseriti nel deserto creano un’ambiente da film fantascientifico come il “Dune” di Villeneuve o Star Wars.
L’ispirazione però è venuta a Michael Heizer mentre era in visita nello Yucatan, intento a studiare le costruzioni precolombiane dei Maya e in particolare Chichen Itza.

Heizer fonde i concetti e le forme di queste costruzioni preistoriche con quelli della città moderna, come per esempio il minimalismo e l’industrializzazione, utilizzando principalmente roccia, cemento e terra compatta.
“City” è un viaggio esplorativo senza percorsi, senza guide e cartelli, ma è concepito come uno spazio libero in cui avvertire il peso e la grandezza dell’opera e delle sue 5 strutture principali.
Per il momento l’ingresso è consentito solo su prenotazione e a un numero massimo di sei visitatori al giorno.

City | Collater.al
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Dopo 50 anni Michael Heizer ha finito la sua “City” nel deserto
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Dopo 50 anni Michael Heizer ha finito la sua “City” nel deserto
Dopo 50 anni Michael Heizer ha finito la sua “City” nel deserto
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Il design visto dallo studio ted. di Amsterdam

Il design visto dallo studio ted. di Amsterdam

admin · 1 anno fa · Design

Ad Amsterdam esiste un luogo dove interior design, opere d’arte e creatività si fondono insieme in un’unica atmosfera creativa: TED
ted. è uno spazio multidisciplinare originariamente dedicato alla vendita di opere d’arte contemporanee di artisti locali, mobili da collezione ed oggetti unici di design. 
Oggi il punto di forza di ted. è invece quello di creare un ambiente creativo versatile, fonte di ispirazione per tutti i suoi ospiti: che siate infatti alla ricerca di un design speciale per la vostra casa o di uno spazio che faccia da cornice ai vostri progetti, qui si può usufruire degli spazi per servizi fotografici, workshop, lanci e qualsiasi altro evento sfruttando la suggestiva e magica atmosfera dello studio.

Un concentrato di estetica e buongusto che cattura gli animi più raffinati ed attenti al linguaggio del “bello”. Le forme ed i colori  presenti a ted. dominano e catturano la scena, donando al pubblico un’inconsapevole sensazione di serenità e calma inconscia.
Appare come un misto tra un negozio di vintage d’autore e un hub improntato all’orizzonte più futuro del design, con l’unico scopo di riempire di frequenze creative l’aria circostante. ted. è un parco giochi per gli occhi, con i suoi volumi spigolosi e morbidi, e l’alternanza imprevedibile di tonalità che creano un pattern visivo stimolante.
Ogni inquadratura, ogni punto di osservazione, è una scoperta e la casualità sembrerà piuttosto il risultato di un azzeccata scelta di interior design. Segui ted. Amsterdam su Instagram per scoprirne di più.

Testo: Collater.al e BRILLO Magazine

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