La leggerezza delle ossa negli scatti di Anne-Laure Etienne

La leggerezza delle ossa negli scatti di Anne-Laure Etienne

Laura Tota · 11 mesi fa · Photography

Mi sono sempre chiesta se siamo davvero consapevoli del potere che le immagini hanno su di noi. Ne siamo inondati e sopraffatti quotidianamente, eppure, quando scegliamo deliberatamente di utilizzare le immagini, di crearne di nuove partendo da zero, qualcosa di magico succede.
Ne è un chiaro esempio la pratica dell’autoritratto, spesso utilizzata in fotografia come strumento di immaginazione, di autoanalisi e riflessione identitaria come nel caso di Francesca Woodman, o di indagine civile, sociale ed esistenziale, come per esempio nelle opere di Paola Mattioli. La fotografia può diventare un balsamo capace di condurre a una maggiore consapevolezza verso sé e il mondo esterno.

Quando l’obiettivo incontra la materia tangibile del proprio corpo, in realtà rivela molto di più: evidenzia fragilità, paure, consapevolezze, messaggi nella bottiglia che prendono forma attraverso l’immagine stessa. È proprio questo che si cela dietro gli scatti del progetto “Tissues and Bonesrealizzati dalla fotografa francese Anne-Laure Etienne.

A partire dal 2017 e per ben 6 anni, Anne-Laure si è auto ritratta nei luoghi della sua terra, splendidi paesaggi incontaminati nel Sud della Francia. In un momento di grande debolezza psicologica e fisica, ha incontrato nella fotografia un mezzo per esprimere il proprio disagio.
Il suo corpo imprigionato nei tessuti, diventa testimonianza di un senso di claustrofobia psicologica da cui liberarsi. Le ossa citate nel titolo del progetto costituiscono la parte più segreta del nostro corpo, quella che resiste al tempo e anche alla morte, per questo sono la testimonianza più autentica della nostra intima essenza. Ciò che inizialmente pare intrappolato, compresso, soffocato, con il passare del tempo si modifica: da gabbia di costrizione, il tessuto diventa placenta, morbida protezione che tutela, ma non inibisce, leggero velo che accarezza, ma non costringe.

La leggerezza dei corpi, immortalati in danze aeree o momenti di sforzi fisici in tensione, testimonia una fioritura, una rinascita, esattamente come il paesaggio in cui questi sono catturati. In tal senso, il contesto naturale non è mai un semplice fondale che incornicia poeticamente la scena, ma costituisce un elemento dialogico e in divenire, dipinto con tinte cariche ed energiche. Così, la geografia dello spazio cede il passo a una geografia della rappresentazione di sé.

La sopraggiunta guarigione le ha permesso in seguito di fotografare amici e parenti, concedendo loro la possibilità di entrare in contatto profondo con la parte più nascosta di sé e la Natura.
La creatività e il background artistico di Anne-Laure permettono, con pochi espedienti scenografici, di ricostruire micro mondi sospesi, in cui si incontrano la dimensione reale, quella simbolica e quella immaginaria. Tessuti di tulle, voile e organza dialogano con le texture che la natura offre allo sguardo di chi sa osservare, creando livelli di lettura e giochi di luce e ombra in cui il corpo dà vita a linee morbide e leggere.

C’è un messaggio di gioia, speranza e forza in questo progetto, come quello nella foto in cui, avvolta da un tessuto di nuvole, Anne-Laure Etienne si staglia fiera e con i piedi per terra, ma con lo sguardo rivolto al cielo di cui sembra far parte.

Anne-Laure Etienne | Collater.al
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L’activewear di BEA studio si può indossare anche sulle piste

L’activewear di BEA studio si può indossare anche sulle piste

Anna Frattini · 5 giorni fa · Style

Beatrice Sammarco ha pensato a tutto: tute, body, top e biker da indossare in ogni occasione. Nelle nuove immagini di campagna anche sulle piste da sci. L’unicità di BEA studio non sta solo nella versatilità dell’every-wear ma anche nei pattern unici che si ispirano alla Natura toccando un tema incredibilmente attuale: gli animali appartenenti a specie protette o in via di estinzione. Ma non solo, scopriamo qualcosa in più sull’every-wear e su tutte le capsule di BEA studio, tutto Made in Italy.

Cosa significa every-wear?

Dalle tute ai leggings passando per body, top e biker tutte le collezioni pensate da Beatrice Sammarco sono state immaginate per essere trasversali: per ogni fisicità e ogni contesto. Sembra una missione difficile da compiere quella di BEA studio ma il team dietro a questo progetto sembra avercela fatta. Tutto nasce dal beachwear, il nucleo fondamentale del marchio che è alla base di tutti i capi pensati per ogni collezione.

 
 
 
 
 
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Ogni modello è realizzato da Yara De Freitas, una talentuosissima artista e graphic designer italo-brasiliana che vive e lavora a Roma, precisamente a Trastevere. Sono tantissime le fantasie immaginate da De Freitas sia per BEA-st mode che per Tokyo Nostalgia, due capsule collection speciali che ci proiettano subito nel mondo di BEA studio con vivacità e tenerezza.

Insomma, siamo pronti per indossare le tute (ma anche i body, i top e i leggings) di BEA studio sulle piste ma non solo. L’intera collezione di BEA studio é disponibile online sull’e-commerce bea-studio.com.

L’activewear di BEA studio si può indossare anche sulle piste
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Se Balenciaga ti invita alla sfilata con una barretta proteica

Se Balenciaga ti invita alla sfilata con una barretta proteica

Anna Frattini · 2 giorni fa · Style

Alla Pre Fall 2024 di Balenciaga c’erano tantissime celebrities, front row per uno degli eventi più chiacchierati di quest’anno vista la montagna di polemiche legata allo scandalo sulla campagna pubblicitaria della linea per bambini risalente all’anno scorso. Da Nicole Kidman – la nuova ambassador della maison – fino a Kim Kardashian e Cardi B. A fare da sfondo, l’iconica scritta Hollywood che urla californian vibes. Anche l’invito, arrivato sotto forma di barretta proteica, si ricollega all’immaginario healthy e fit losangelino. Ma scopriamo qualcosa in più su questa sfilata e vediamo cosa si cela dietro la partnership con Erewhon.

 
 
 
 
 
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La sfilata

In passerella non poteva mancare l’athleisure. A tratti sembrava di veder sfilare reminescenze di icone della pop culture con in mano coffe cup brandizzate Balenciaga. Un omaggio alla celebrity culture losangelina che non lascia indietro il DNA della maison senza sorprenderci. Le scarpe – utilizzate in due modi – hanno sicuramente stupito tutti. Dalle Sneakers 10XL, sempre più invadenti e addirittura palmate, fino agli Alaska boot passando per le calzature indossate anche come borse. D’altra parte, non sono mancate nemmeno le spalle larghissime di giacche strutturate, cifra stilistica di Demna Gvasalia che riporta in auge anche alcune sue invenzioni come la double t-shirt o le panta shoes insieme a mini dress insieme ad abiti drappeggiati.

 
 
 
 
 
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La partnership con Erewhon

Per chi non lo sapesse, Erewhon è un supermercato californiano diventato celebre non solo per i suoi smoothies ma anche per i prezzi elevatissimi. TikTok è pieno di creators pronti a recensirne i prodotti o a ricrearne alcuni dei piatti più popolari. Ora il reparto succhi di Erewhon è pronto per essere saccheggiato dalle fashion victims mentre sul sito di Balenciaga sono in vendita hoodie, t-shirt, grembiuli da cucina, cappellini e una tote bag. Tutto rigorosamente marchiato da entrambi i brand.

@ssense Because health is wealth. #balenciaga #ssense ♬ original sound – SSENSE

Insomma, guardando questa sfilata non si può non pensare a un vero e proprio cortocircuito. Demna, da sempre attentissimo alle dinamiche attive nel mondo della moda sembra ancora danneggiato dalle polemiche attorno alla catastrofe mediatica che lo ha colpito nel corso dello scorso anno. Non ci rimane che riflettere su quest’ultima sfilata aspettando di capire in quale direzione andrà la strategia della maison.

Se Balenciaga ti invita alla sfilata con una barretta proteica
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Palace e C.P. Company insieme per una nuova capsule

Palace e C.P. Company insieme per una nuova capsule

Anna Frattini · 23 ore fa · Style

Sportswear e eclettismo estetico inglese sono il fulcro di della seconda collezione esclusiva firmata da C.P. Company e Palace. Per questa partnership la capsule mixa il know-how tecnico con un’estetica sperimentale curato in tutti i dettagli. Per questo lancio, Palace ha deciso di celebrare l’eredità di C.P. Company scattando la collezione fra alcune delle bellezze naturali più significative del Nord Italia. Il film che accompagna il lancio è diretto da Micheal J. Fox e Stuart Hammond e vede la partecipazione del team skate di Palace Lucien Clarke, Rory Milanes, Danny Brandy insieme all’artista Andrea Renzini, musa di Massimo Osti negli anni Ottanta. Insomma, una vera e propria lettera d’amore per C.P. Company. Ma scopriamo qualcosa in più su questa capsule.

palace c.p. company

La Goggle Jacket e la Explorer Jacket, protagoniste indiscusse, sono state reinterpretate da Palace in modo nuovo e funzionale.La prima, nello specifico, con interno in pile removibile, si present in una tezture trasparente e lucida ma anche in un arancione brillante. Il Flatt Nylon utilizzato in questa capsule non è altro che un nylon smerigliato che restituisce un feel più morbido e una finitura opaca. Anche la face mask, come l’interno in pile, è removibile. L’Expolorer Jacker, riprodotta in D.D. Shell Rip-Stop – un altro nylon questa volta più sottile – che conferisce ai capi maggiore morbidezza e un effetto chiaro/scuro più sfumato. Ci sono anche i pantaloni cargo sempre in Flatt Nylon, la felpa con cappuccio in cotone felpato e una t-shirt a maniche corte con grafiche identificative co-branded insieme a un lupetto in morbidissima lagna d’agnello.

Per quanto riguarda gli accessori ritroviamo l’infiltrazione del carattere irriverente di Palace: la shoulder bag che può diventare zaino o borsa a mano con cinghie e fibbie regolabili, il Goggle beanie con la visiera dritta e una sciarpa sempre in D.D. Shell imbottita in piuma insieme al capello da baseball con paraorecchie e lenti Goggle sul retro. La capsule sarà disponibile dall’8 dicembre negli store Palace e online su palaceskateboard.com ma anche nel flagship store C.P. Company di Milano e online su cpcompany.com.

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IN STUDIO con Noskra – ep.5

IN STUDIO con Noskra – ep.5

Anna Frattini · 19 ore fa · Style

Per il quinto episodio di IN STUDIO, siamo andati in provincia di Brescia, a Offlaga. Siamo entrati nel mondo di Noskra e insieme al Founder, Andrea Lonigro, abbiamo scoperto qualcosa in più sulla nascita del suo brand e sul suo studio. Nato nel 2020, questo è un progetto diverso dagli altri. Le collezioni racchiudono un guardaroba completo: felpe, camicie, pantaloni e bomber oversize che possiamo vedere indossati da moltissimi artisti musicali italiani. Il rapporto con la musica è centrale ed é tornato spesso durante il nostro incontro con Lonigro. Elisa, Joan Thiele, Studio Murena, Quentin 40 e Guido Cagiva sono solo alcuni degli artisti che vestono Noskra e il risultato sul palco è sempre d’impatto. La ragione sta nella volontà di voler unire arte, design, musica e moda.

Lo studio

Siamo a Offlaga, nella campagna bresciana. Lo studio dove avviene la produzione delle collezioni di Noskra si trova proprio qui e sono molte le professionalità coinvolte. Sarte e artigiani seguono passo passo il processo di confenzionamento dei capi in questo spazio che ospita anche altri laboratori. Un luogo diverso da quello a cui siamo abituati nei nostri IN STUDIO e che ci fa ripensare il modo di vivere lo spazio di lavoro. Il lavoro di Andrea Lonigro si divide in più spazi e noi, visitando questo laboratorio, ci troviamo nel luogo dove accade la magia della confezione.

Vorrei che mi raccontassi un po’ del tuo brand, di come è nato e di che direzione ha preso nel corso del tempo.

Il brand nasce ufficialmente nel 2020. Nel periodo precedente facevo avanti e indietro fra Bari e Mosca, un’esperienza che ritroviamo nel brutalismo di alcune stampe che definisco l’estetica e l’immaginario di Noskra. La realizzazione di questo progetto arriva proprio quando inizio a lavorare in un laboratorio molto simile a questo. Le prime due collezioni non sono state altro che una presentazione di quello che sarebbe poi stata la cifra stilistica e l’estetica di Noskra. Da questo si sono innescate varie attivazioni come la partecipazione al Pitti, una gran sorpresa ma sopratutto una bellissima esperienza formativa. Da qui i primi contatti con i buyer fino all’arrivo da Revolver, a Copenhaghen che ci ha portato dove siamo oggi.

Quali sono i materiali e le textures che prediligi?

Ogni collezione si sviluppa su due mondi che si ricollegano. Uno che nasce su una stampa che gira su più pezzi. Il concept è sempre brutalista rispetto al lato monocromatico della collezione. I tessuti più semplici solitamente sono quelli destinati a stampe più complicate mentre i tessuti più tecnici non presentano questa caratteristica. Cotone o il drill di cotone e la lana tendiamo a tenerli più puliti e più minimali rispetto agli altri. Questo per creare un’estetica riconoscibile ricollegata all’identità di Noskra.

Quale oggetto non può mancare nel tuo studio?

Una cassa. La musica è fondamentale per alimentare la mia creatività.

Come ti relazioni allo studio? Come lo vivi? Come un luogo esclusivamente di lavoro o anche come spazio conviviale per incontrare amici o altri designer o artisti?

Vivo lo studio da nomade. Parte tutto dall’intimità di casa per poi portare la mia creatività in spazi più adatti al lavoro di fashion designer.

Da quanto tempo sei in questo studio? Sei affezionata o hai una concezione più nomade del luogo di lavoro? Te ne andresti domani?

Ci è voluto qualche tempo per adattare il mio modo di lavorare rispetto al nomadismo di cui parlavamo prima. Il fatto di avere uno spazio unico e definito mi bloccava e mi limitava da un certo punto di vista. Ora, essendo più nomade sono anche più a mio agio nell’esprimere le mie idee. Tutt’ora abbiamo un laboratorio più piccolo dove partiamo da una realtà più homemade, invece qui si produce più in larga scala.

Come costruisci una collezione? Da dove parti? Vuoi parlarci del tuo processo creativo?

Come Noskra raramente seguiamo trend e micro-trend. Mi è capitato spesso di trovare ispirazione in quello che indossa la gente e da lì adattarlo a quello che mi piace realizzare e a quali sono i miei gusti. Si parte da strutture ben definite su cui sto lavorando tutt’ora. Abbiamo già pronte delle nuove silhouette che teniamo in serbo per il futuro. Dai primi momenti della concezione della collezione inizio a fare ricerca coi fornitori con cui mi sono abituato a lavorare. Una volta realizzato l’ordine si inizia anche con la parte di campionario e di produzione. Lavoriamo con fornitori che consegnano il tessuto e le certificazioni spiegandoci il processo di realizzazione della fibra. Un aspetto che noi stessi come brand non comunichiamo in maniera efficiente. L’idea di lavorare con tessuti sostenibili nasce dalla volontà di fare qualcosa di propositivo per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente. Certificare la provenienza delle fibre che utilizziamo è importantissimo per Noskra.

A cosa stai lavorando attualmente? Quali sono i tuoi progetti futuri?

L’obbiettivo ad oggi è di migliorare e continuando a imparare e crescendo nel campo della ricerca e della sostenibilità. Ci vogliamo espandere sulla maglieria, per esempio. Non è un segreto che oltre a questo vorremmo diventare più internazionali. Seguiamo un gusto marcatamente nord-europeo. Abbiamo sicuramente in mente di presentare la nuova collezione in un modo diverso rispetto alle presentazioni fatte fino ad oggi. La nostra volontà è comunque rinfrescare l’approccio del cliente all’acquisto e di interessarsi di più a tutto ciò che c’è dietro alla realizzazione di un capo. Dobbiamo essere coraggiosi per spingere questo tipo di iniziative di apertura.

ph. courtesy Andrés Juan Suarez

IN STUDIO con Noskra – ep.5
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IN STUDIO con Noskra – ep.5
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