Le grafiche di Annie Atkins vi strapperanno un sorriso
Forse non conoscete Annie Atkins e non avete mai sentito il suo nome, ma di sicuro avete visto almeno una volta nella vita uno dei suoi lavori. Annie, infatti, è una graphic designer per il cinema, ovvero realizza tutte le grafiche, le scritte, le insegne, i finti documenti e alcuni oggetti che compaiono nei film.
Per esempio è lei ad aver curato la realizzazione di tutte le pergamene e le pagine scritte che compaiono nella prima stagione de I Tudors, ed è sempre sua la mano dietro a tutte le bellissime insegne e grafiche di Grand Budapest Hotel, come le deliziose scatoline rosa della pasticceria Mendl’s.
Ebbene, a causa del lockdown e della crisi sanitaria il lavoro di Annie Atkins si è momentaneamente fermato, ma non la sua vena creativa. Infatti, per strappare un sorriso a tutti i suoi follower su Instagram ha deciso di dare vita al progetto Advice in a pandemic. Quasi ogni giorno Annie realizza dei poster, il cui stile ricorda quello dei manifesti pubblicati durante la Seconda Guerra Mondiale, con dei piccoli consigli, molto spesso ironici, suggeriti dai follower stessi.
Inoltre, l’artista ha dichiarato che una volta prodotto un consistente numero di poster ne selezionerà alcuni per realizzare delle serigrafie da vendere. Il ricavato verrà poi devoluto all’ospizio in cui sua madre ha ricevuto tutte le cure necessarie.
Anche questa settimana, come ormai da metà marzo, tantissimi artisti hanno messo a disposizione di Art is Resistance, il progetto di beneficenza curato da Collater.al, il loro tempo e la loro arte. Come vi abbiamo raccontato spesso, tutto il ricavato delle opere che trovate all’asta su 32acutions sarà donato alla regione Lombardia con l’obiettivo di aiutare medici e infermieri a fronteggiare l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.
Questa settimana, dopo artisti come Mauro Gatti, Marco Mazzoni, Riccardo Guasco, Bernulia e Canemorto, l’ultimo a mettere la sua opera all’asta è l’illustratore Lucio Schiavon.
Da domani troverete sul profilo Instagram di Collater.al il video making-of del suo artwork, mentre aspettate scoprite qualcosa in più su di lui qui.
LUCIO SCHIAVON – sul profilo Instagram di Collater.al e sul suo personale dalle 15:00 del 17.04.2020
Lucio Schiavon illustratore e Graphic Designer nato a Venezia. Ha collaborato con Fabrica, La Biennale di Venezia, Agenzia Armando Testa. Illustra Libri per la casa editrice Nuages di Milano e ha esposto alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Ha vinto International Motion art Award di New York e l’Interfilm Festival short Movie di Berlino 2015 con due diversi cortometraggi in animazione. Nel 2019 inaugura la sua prima personale “Città Immaginarie” alla prestigiosa Galleria Nuages di Milano.
Venerdì 17 aprile troverete sul canale di Collater.al il video del making-of dell’opera inedita che verrà messa all’asta su 32actions dove rimarrà fino a fine aprile.
Finding Hope, l’opera di JR per lo speciale TIME 100
Ogni anno TIME 100, ovvero il numero speciale del settimanale americano in cui viene stilata la lista delle 100 personalità più influenti, è un appuntamento fisso e immancabile. L’uscita dello speciale di quest’anno era prevista per la prossima settimana, ma come tutti anche il TIME ha dovuto fare i conti con l’attuale situazione e la pandemia che sta facendo da padrone alle nostre giornate. Per questo motivo il TIME 100 che uscirà il prossimo 27 aprile non avrà al suo interno nessuna lista, al contrario conterrà le testimonianze di personalità che negli anni passati si sono già aggiudicati un posto nella celebre classifica, i cosiddetti TIME 100 alumni, a cui è stato chiesto di raccontare la propria quarantena, la loro visione di ciò che sta succedendo nel mondo.
Un numero talmente unico nel suo genere necessitava però una copertina d’eccezione, realizzata da un artista d’eccezione.
TIME ha quindi chiesto a JR di creare un’opera ad hoc che rappresentasse la situazione attuale, la quarantena, il lockdown, la paura ma anche la speranza.
Finding Hope, questo il titolo scelto per l’artwork realizzato in una piccola strada del 19° arrondissement di Parigi con la sua ormai celebre tecnica di incollatura. Come sempre, l’opera consiste in un’immagine anamorfica, ovvero che si rivela solo se guardata da un punto preciso, che ritrae una figura solitaria che sbircia attraverso delle persiane che somigliano molto a delle strisce pedonali.
Nel video che racconta il making-of, l’artista spiega di aver scelto questo particolare soggetto sia perché le strisce pedonali sono un simbolo universale, utilizzate in ogni parte del mondo, e rappresentano il camminare per strada, l’andare da qualche parte, cosa che oggi non possiamo più fare liberamente, sia perché l’uomo che guarda fuori dalla finestra rappresenta tutti noi in questo periodo.
Inoltre, non avendo potuto chiedere i permessi necessari per realizzare l’opera, JR ha raccontato di averlo fatto alla vecchia maniera, nel cuore della notte e cercando di non fare rumore e di non essere notato da nessuno.
Infine, JR ricorda qual è il ruolo dell’artista nella società, qual è il compito a cui deve adempiere, soprattutto in momenti di crisi come questo.
“You gotta stay the utopist. The artist always stays the utopist. Why? Because there are enough people being pessimist around. We have to always see a better world.”
Finding Hope, l’opera di JR per lo speciale TIME 100
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Finding Hope, l’opera di JR per lo speciale TIME 100
Finding Hope, l’opera di JR per lo speciale TIME 100
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Gli sfondi ufficiali dello Studio Ghibli per le videochiamate
In questo periodo in cui ogni giorno siamo impegnati in videochiamate di lavoro con capi e colleghi, scegliere quale punto della casa riprendere mette sempre un po’ d’ansia. Bisogna fare ordine e scegliere con accuratezza se inquadrare la libreria, il mobilio o una parte vuota del muro, e gli sfondi offerti dalle varie piattaforme non ci vengono in aiuto. Da oggi questo non sarà più un problema! Lo Studio Ghibli ha finalmente rilasciato alcuni sfondi per le videochiamate con i luoghi più iconici dei suoi celebri film.
Per ora, sul sito ufficiale, potete scegliere tra le strade che Chihiro percorre ne La città incantata, il negozio di cappelli de Il castello errante di Howl, la camera da letto di Arriety, gli alberi di ciliegio in fiore di La storia della Principessa Splendente, una stanza all’interno del castello di Laputa – Castello nel cielo, o l’arazzo dei titoli di testa di Nausicaä della Valle del vento. E ancora potete scegliere di fare una videochiamata dal mare di Ponyo sulla scogliera, o in compagnia delle strane creature e degli spiriti della foresta di Principessa Mononoke.
Ma non è finita qui, se per il momento gli sfondi scaricabili sono otto, lo Studio ghibli ha dichiarato che nelle prossime settimane ne verranno rilasciati altri.
E ricordatevi che tra una videochiamata e l’altra potete recuperare tutti i film dello Studio Ghibli su Netflix!
Gli sfondi ufficiali dello Studio Ghibli per le videochiamate
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Gli sfondi ufficiali dello Studio Ghibli per le videochiamate
Gli sfondi ufficiali dello Studio Ghibli per le videochiamate
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Quattro chiacchiere e una playlist con Godblesscomputers
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Lorenzo Nada in arte Godblesscomputers nato a Ravenna, classe ’84. Fedele al groove delle sue influenze legate soprattutto all’hip hop, il suo sound è oggi un caleidoscopio di paesaggi tra synth analogici, kalimbe, chitarre jazz, scratch, campioni e voci evanescenti.
Oggi esce il suo nuovo singolo, “Fire In The Jungle” per La Tempesta International e distribuito worldwide da AWAL. Il singolo si sviluppa in tutta la sua durata attraverso un climax continuo che trova la sua forma nella seconda parte del brano. Con un sound in grado di riunire molti generi, il brano rappresenta una fuga, una corsa attraverso la fitta vegetazione verso una meta ignota, una salvezza. Le chitarre di Giulio Abatangelo (già collaboratore e membro della band durante il tour di “Solchi“) risultano come delle pennellate nel quadro, il collante di una struttura ritmica e armonica: talvolta si aprono e altre volte scuriscono l’atmosfera, mimando i giochi di luce che attraversano le foglie e la boscaglia.
Ecco il suo nuovo singolo, insieme a “Una playlist per sopravvivere alla noiapt.2“, realizzata dall’artista italiano in esclusiva per Collater.alMag, ascoltala mentre leggi la nostra intervista qui sotto!
1) Per iniziare partiamo dagli esordi, dal 2011 Lorenzo Nada si è “trasformato” in Godblesscomputers durante la residenza berlinese. Come mai hai scelto proprio questo nome? E soprattutto, quanto ti ha cambiato questa esperienza in Germania?
Quando sono partito per Berlino avevo appena finito l’Università ed ero pieno di speranze, desideroso di fare esperienze in una nuova città. Sono partito da solo e per tenere i contatti con un po’ di amici lontani avevo deciso di aprire un blog. Scrivevo pensieri e racconti personali, ogni tanto condividevo un po’ di musica e qualche beat che facevo nella mia cameretta. Il nome del blog era appunto Godblesscomputers. Credo che in pochi sappiano che il mio nome viene da lì, da quel blog aperto un po’ per gioco nel 2011. L’esperienza in Germania, durata qualche anno, mi ha certamente cambiato. Ma non più di altre esperienze che ho fatto nella vita. A volte i cambiamenti avvengono anche nel quotidiano, anche se non ne siamo coscienti. Ogni esperienza credo sia potenzialmente motore per un cambiamento, dipende dalla nostra predisposizione individuale.
2) Il tuo ultimo album è uscito nel 2017, oggi esce il nuovo singolo, puoi farci un piccolo spoiler? Quali sono i progetti futuri di Godblesscomputers?
Beh, direi senz’altro che il nuovo singolo è il preludio ad un disco. E’ un album che rappresenta un’ulteriore tappa del mio percorso artistico e umano.
3) Questa è una domanda che proponiamo spesso, un po’ anche per farci “i fatti tuoi”. Ci piacerebbe che ci dicessi almeno tre dei nomi o tre dischi che hai ascoltato e che ti hanno indubbiamente influenzato di più durante la scrittura di “Fire In The Jungle”?
Sono un grande ascoltatore di musica prima che musicista per cui credo che la scelta di tre dischi sia molto difficile: sono talmente tante le cose che mi hanno influenzato negli ultimi anni. Su tutti forse i dischi che ho ascoltato di più sono: Yussef Kamaal – Black Focus Lord Echo – Harmonies Jordan Rakei – Wallflower
4) La tua musica è un mix perfetto tra hip hop dub e soul in un alternarsi di texture organiche e ritmiche impazienti, silenzi e pathos. Negli anni ti abbiamo visto comparire silenziosamente in molti album, come in quello di Mecna, Ex-Otago e di Willie Peyote. Cosa significa per te lavorare con altri artisti e modificare e a volte snaturare i loro pezzi? Senti un po’ di pressione?
Ho collaborato con diversi artisti negli anni e ogni volta è qualcosa di diverso. In alcuni casi il brano è stato costruito insieme, partendo dalla mia strumentale. Altre volte invece mi sono trovato a re-mixare alcuni brani già editi portandoli nel mio mondo. Non direi che sento pressione a lavorare con altri artisti, piuttosto è lo stimolo a trovare nuovi linguaggi ad ispirarmi. Di norma poi preferisco collaborare con artisti con cui esiste già un rapporto personale, perciò è più facile mettersi al lavoro.
5) Dj, beat maker, producer e artista, il tuo è un curriculum di tutto rispetto, ma cosa ne pensi della scena elettronica italiana di oggi? In Italia si è molto legati al testo, quindi la musica elettronica solo strumentale avrà sempre un pubblico minore, ma credi che negli ultimi anni, grazie anche ad alcuni artisti, le cose siano un po’ cambiate?
Non so se abbia senso parlare di scena elettronica italiana. Ci sono tanti ottimi artisti italiani che fanno musica elettronica, artisti che stimo molto ma con riferimenti e background musicali molto diversi l’uno dall’altro. Se qualche anno fa c’era interesse e volontà da parte di molti giornalisti e addetti ai lavori di mettere in risalto l’esistenza di una scena, ora direi che si sono accentuate le differenze tra i vari artisti. Questa cosa la vedo senz’altro come un aspetto positivo: la volontà di non omologarsi e trovare coraggiosamente un linguaggio proprio è ciò a cui dovrebbe ambire ogni artista. Per quanto riguarda i numeri del pubblico della musica elettronica/strumentale é vero, ma questo non vale solo per l’Italia. Direi che è una regola che trasversalmente vale un po’ ovunque. La musica elettronica strumentale, quella magari più ricercata e sofisticata, sarà sempre qualcosa che necessità più sforzo nell’ascolto da parte del pubblico rispetto alla musica pop.