B come Billie Eilish

B come Billie Eilish

Claudia Maddaluno · 5 anni fa · Art

Siamo fatti così, che quando veniamo travolti da un nuovo fenomeno, abbiamo necessità di definirlo, di dargli un nome, identificarlo e farlo assomigliare a qualcosa che già conosciamo, per provare a ridurre la sua complessità.

Ma quando siamo di fronte a Billie Eilish ogni tentativo va a puttane perché quando crediamo di aver finalmente trovato la giusta chiave di lettura, ci rendiamo conto che è valida solo per metà, per un terzo, almeno un po’, nemmeno per niente.

Al contrario, lei che ha diciassette anni sa già tutto di noi.
Si dice che quando qualcuno arriva a conoscere le nostre debolezze, siamo praticamente fottuti e lo siamo con Billie Eilish dal momento che sa di cosa abbiamo paura, quanto ci facciano impressione le tarantole e il sangue dal naso, e quanto temiamo le cose che non conosciamo.
Tipo il posto in cui finiamo quando ci addormentiamo.
Tipo lei.

Di Billie Eilish sappiamo, oltre al fatto che ha 17 anni, che è di Los Angeles e che ha iniziato a scrivere le canzoni in camera sua col fratello Finneas O’Connell da che aveva 13 anni. Il primo brano che ha caricato su Soundcloud è Ocean Eyes e nel 2017 ha pubblicato il primo EP dont smile at me.

Scrive i titoli delle canzoni in minuscolo, cambia colore dei capelli spesso, le piace Tierra Whack e ha più di 16 milioni di followers su Instagram.

Ma di cosa parliamo quando parliamo di Billie Eilish, questo ancora non sappiamo dirlo.
Ci fa paura? In un certo senso, sì. Ma ne siamo irrimediabilmente affascinati. Come dall’ignoto, come dagli horror, come da ciò che ci accade quando sprofondiamo nel sonno.

In questi ultimi giorni che seguono l’uscita di When We All Fall Asleep, Where Do We Go? si legge da più parti che Billie Eilish è “il futuro del pop” o, comunque, che è il futuro di qualsiasi cosa sarà in futuro la musica.
Mi sento di pendere più per questa seconda definizione perché, sebbene sia forte la tentazione di ridurre la musica che Eilish fa al pop (e io stessa ci sia caduta nel sottotitolo a questo articolo), credo che questo suo primo disco ci dimostri quanto siano incerti i confini del suo sound.

In queste 14 canzoni, Billie Eilish parla ai post-millennials servendosi ora del pop, ora dell’electro-pop, ora del folk, ora dell’EDM. Ciascuno di questi generi è presente nel disco e mentre in un brano diciamo, più banalmente, “ok, Billie Eilish fa questo”, arriva un altro brano che ci smentisce e allora dobbiamo dire “ah, ok fa quest’altro”, e poi ancora un altro brano che ci spiazza e ci fa dire “ehhh?”.

Le produzioni sono strane e bellissime, dure e storte alcune volte, altre volte tiepide e delicate. E lei, mentre la vediamo sorridere nelle interviste poi ce la ritroviamo piangere pece nera dagli occhi.

Forse non la capiamo perché appartiene a un’altra generazione, a un altro sistema solare. Però è reale, come poche cose ormai oggi.
Non è un sogno, non è un incubo, è Billie Eilish.

E da oggi l’alfabeto della musica alla lettera B ha il suo nome.


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Corpi in libertà, la fotografia di Lucas Cerri

Corpi in libertà, la fotografia di Lucas Cerri

Giulia Guido · 2 giorni fa · Photography

Lucas Cerri è un fotografo francese, nato a Cannes, che spazia dalle fotografie di viaggio ai ritratti, ma la vocazione per quest’arte è arrivata quasi per caso. 

Infatti, Lucas nasce come musicista, poi col tempo, oltre a esprimere emozioni, pensieri e sentimenti attraverso note e melodie, ha cominciato a fare anche attraverso le immagini. 

Da allora, che fosse analogica o digitale, la macchina fotografica ha sempre fatto parte delle sue giornate. 

Scorrendo il suo sito e addentrandoci nel suo portfolio possiamo notare fin da subito come Lucas Cerri riesca a spaziare dalla fotografia di viaggio, con cui ci porta in ogni angolo del mondo, dall’Islanda agli Stati Uniti, dal caldo Portogallo alla fredda Norvegia, a ritratti intimi e delicati. 

Tra i suoi lavori il nudo ha un ruolo preponderante e il corpo, con le sue forme e le sue linee, diventa quasi una scultura da catturare in tutta la sua naturalezza. Spesso, i corpi che scatta si trovano immersi nella natura, quasi sovrastati da essa e guardando le fotografie di Lucas Cerri sentiamo quel senso di libertà che proviamo quando ci immergiamo nelle profonde acque del mare, o quando corriamo lungo campi desolati. 

Qui sotto trovi una selezione di scatti, ma per scoprire tutti i lavori di Lucas Cerri visitate il suo sito e seguitelo su Instagram

Corpi in libertà, la fotografia di Lucas Cerri
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Corpi in libertà, la fotografia di Lucas Cerri
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Le donne della notte negli scatti di Carolina Lopez 

Le donne della notte negli scatti di Carolina Lopez 

Giulia Guido · 5 giorni fa · Photography

Ai margini della società globalizzata – quella della sindrome da workaholism – e ai margini del giorno ha sempre vissuto una società che non si è mai posta confini o limiti di alcun tipo. È qui, tra le gente della notte, che dal 2018 al 2021 la fotografa Carolina Lopez ha vagato munita della sua macchina fotografica. 

Carolina Lopez è una giovane fotografa di origini latinoamericane che lavora tra gli Stati Uniti e l’Europa, dove ha preso vita il suo ultimo progetto fotografico “Les Nuits Fauves”. Le donne che popolano la vita notturna di città come Berlino, Praga, Londra, Las Vegas, Parigi e Milano sono le protagoniste dei suoi scatti. 

Con un’estetica super satura e un taglio quasi documentaristico il lavoro di Carolina è un’analisi sulla società consumistica, superficiale ed evidentemente ossessionata dalla moda e dall’estetica. Il flash accecante sella macchina fa luce su alcuni elementi, lasciandone altri totalmente al buio e restituendo quell’aspetto fugace e misterioso della notte. 

Grazie a una campagna di crowdfunding “Les Nuits Fauves” è diventato un libro ed è stato pubblicato dalla casa editrice italiana Selfself Books. Qui sotto potete trovare alcuni scatti del progetto, ma scopritelo per interno sul sito di Carolina Lopez e sul suo profilo Instagram

Le donne della notte negli scatti di Carolina Lopez 
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Le donne della notte negli scatti di Carolina Lopez 
Le donne della notte negli scatti di Carolina Lopez 
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Tutto quello che abbiamo visto al Linecheck

Tutto quello che abbiamo visto al Linecheck

Anna Frattini · 5 giorni fa · Photography

Abbiamo già parlato di Linecheck, l’evento dedicato all’ecosistema musicale italiano e internazionale. Ci siamo andati anche noi e – attraverso la lente di Andrés Juan Suarez – questo è quello che abbiamo visto. Abbiamo respirato aria di novità in un’occasione di incontro e confronto che ci ha permesso di scoprire i nuovi talenti e molte delle nuove tendenze musicali. Insomma, un evento imperdibile nella cornice della Milano Music Week. Le nostre esibizioni preferite sono state quelle di Daniela Pes, 72-HOUR POST FIGHT e Post Nebbia. Quest’anno il tema era #ManyKisses, con la volontà di vedere la musica come un’ecosistema: una comunità poliamorosa che cresce attraverso il dialogo continuo tra i suoi membri, la circolazione di energia ispiratrice e creativa insieme allo scambio fra personalità affermate sulla scena e artistə emergenti. 

ph. Andrés Juan Suarez

Tutto quello che abbiamo visto al Linecheck
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Gender Theory, il progetto fotografico di Rossella Agostini

Gender Theory, il progetto fotografico di Rossella Agostini

Claudia Fuggetti · 1 settimana fa · Photography

“Come vivremmo se non avessimo dei modelli di genere già precostituiti?

È questo il quesito che si pone il progetto Gender Theory della fotografa e filmmaker Rossella Agostini. Dopo essersi laureata in direzione della fotografia presso il Columbia College di Chicago, l’artista ha deciso di focalizzare la sua ricerca sulla celebrazione dell’individuo in quanto tale e il suo rapporto con il mondo circostante.

L’esplorazione delle relazioni interpersonali sono evidenziate da un tipo di estetica che predilige soggetti visibili da lontano collocati in spazi vuoti: insieme alla valorizzazione di bellezze fuori dal comune Rossella crea così una coerenza narrativa. L’artista ha descritto la sua serie fotografica così:

“Gender Theory è una serie fotografica che rifiuta l’idea del binarismo di genere e ne esplora una realtà dove questa non sia una costruzione sociale. Accenna a temi come l’identità e la sessualità e dimostra come il sesso biologico, l’identità di genere e l’espressione di genere non sempre combacino”.

Attraverso un elegante gioco di ruoli, le immagini di Rossella raccontano una storia capace di arrivare immediatamente al pubblico, non è un caso che Gender Theory abbia vinto il London Photo Festival nel 2018.

Visita il sito dell’artista qui.

Gender Theory, il progetto fotografico di Rossella Agostini | Collater.al
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