La collabo Martine Rose x Nike è un omaggio alla cultura pop Anglo-Americana

La collabo Martine Rose x Nike è un omaggio alla cultura pop Anglo-Americana

Collater.al Contributors · 4 anni fa · Style

“I’ve never been interested in fashion. I’ve always been interested in how people interact with clothes” Martine Rose

“Non sono mai stata interessata alla moda. Mi ha sempre interessato il modo in cui la gente interagisce con i vestiti” dichiara la menswear designer londinese Martine Rose.

Vedendo le sue collezioni, e il modo in cui vengono presentate, questo statement non ci sorprende affatto. Dopo aver sovvertito i canoni del menswear e aver sfocato la linea che separava lo streetwear dalle passerelle d’alta moda, Martine Rose intraprende un nuovo progetto collaborando con l’indiscusso colosso dello sportswear: Nike. La collaborazione consiste in una capsule collection ad edizione limitata, che lancerà a Gennaio, fatta di di tute sportive, maglie da calcio e tre colorways frutto della reinterpretazione dell’iconica ‘middle-America’ sneaker, la Nike Air Monarch.

Martine Rose x Nike | Collater.al 4

È proprio sugli stereotipi della working class anglo-americana che la collaborazione sembra basarsi. La costante nel lavoro di Rose è quella di rendere straordinario l’ordinario e, anche stavolta, è riuscita nel suo intento!

Per quanto riguarda l’abbigliamento, pezzi iconici dell’abbigliamento di tutti i giorni, vengono reinterpretati giocando con le proporzioni. I pezzi chiave sono le tute, come quelle che si trovano da JD sports, di quei pantaloni comodi che non vedi l’ora di indossare al tuo ritorno a casa, ma che a volte, abbinati al giusto top, sfoderi anche il venerdì sera al rave di turno. Insomma, un indiscusso must-have nel guardaroba British.

Il mondo dello sportswear ha sempre affascinato la designer, questa volta si focalizza sui giocatori di basket: “I giocatori di basket sono superumani – i loro corpi si sono sviluppati in modi diversi grazie alla loro professione. Abbiamo re-immaginato i loro vestiti su persone di taglia media. Per esempio, se io indossassi una delle loro tute, dovrei modificarle per adattarle alle mie proporzioni; dovrei nascondere dentro le cuciture”. I dettagli sulle maniche arricciate dei top proposti, ad esempio, sono uno dei modi in cui le fantasie della designer si concretizzano in questa collezione.

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Anche le sneakers hanno un punto di partenza simile: tutto ruota attorno alla distorsione delle proporzioni. La forma ottenuta è stata studiata seguendo lo stesso meccanismo applicato all’apparell – facendo in modo che una taglia 18 diventi una taglia 9. Martine Rose, ha studiato dall’archivio di Nike e dai calchi dei piedi dei giocatori di basket: il risultato è un unica trasformazione della classica “dad shoe” americana, la Nike Air Monarch.

“When we started, we never just followed the rules, really because our access was blocked. For one reason or another we had to find different ways to show”

Il modello è stato deformato, aggiungendo delle protuberanze sui lati e una linguetta posteriore sporgente, il tutto sovrastato da pelle sintetica stretch. Solo un’altra scarpa presenta una simile costruzione, anch’essa un’icona della tipica sneaker americana, la Nike Foamposite.

L’ Air Monarch di Martine Rose è disponibile in tre diverse colorways: rosa pastello, bianco e blu, e nero.

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Ma le news non finiscono qui. Per il lancio della collabo a Gennaio, la designer ha scelto una piattaforma tanto originale quanto il design della sua collezione: Craig’s List, il portale dedicato ad annunci di lavoro, eventi, acquisti, incontri e servizi. Anziché fare ore di fila fuori ad uno store di Soho, i tre rivenditori della collezione sono stati personalmente selezionati dalla Rose. Tra i soggetti, Steve, padre di 7 figli e nonno di 21 nipoti residente a nord di Londra, nel quartiere dove Martine Rose ha ospitato la presentazione della sua collezione SS19; Tesfa, la diciannovenne appassionata di sneakers Nike, e Suraya, studente di fotografia patita di gare tra furetti.

La designer ha definito l’iniziativa un’estensione del suo modo di lavorare: trovare piattaforme interessanti e nuovi modi di creare vestiti ed eventi. Trova una certa democrazia nella piattaforma, qualcosa di nuovo, che le piace. “Nè io né Nike abbiamo mai fatto qualcosa di simile” ride, definendo la sua iniziativa una lettera d’amore alla sua città, Londra, dove ha voluto unire i Londinesi a una più vari fashion community.

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La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 3 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
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Courtesy and credits Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 4 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain

Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain

Giorgia Massari · 6 giorni fa · Photography

Non possiamo dare niente e nessuno per scontato. Celebriamo ciò che di bello ci da la vita. Attraversiamo i momenti difficili e rimaniamo in piedi”. Con questa parole entriamo a contatto con la poetica del fotografo basco Andoni Beristain che, con oggetti semplici e paesaggi colorati omaggia la bellezza della vita. Le sue origini basche sono fondamentali nella sua ricerca e particolarmente evidenti nella sua estetica. Nelle sue fotografie still life, emerge la sua visione personale della vita: colorata, ottimista e ironica. 

Con questa serie di scatti di Andoni Beristain che vi proponiamo oggi, evochiamo l’estate in arrivo e la voglia di tutti di spensieratezza. Ma, nonostante i colori caldi, il mare, la spiaggia ed elementi come le sedie in plastica e i ventilatori, che immediatamente rimandano al periodo estivo, una certa nostalgia si cela dietro questi scatti. La leggerezza estiva è accompagnata da una vena di solitudine. Una sedia è sola in mare. Un gioco è trasportato dalle onde. Un uovo è appeso al sole. Un uomo galleggia solo nel mare. Tutte scene solitarie, che richiamano un certo senso di abbandono. Probabilmente, con questi scatti Andoni sceglie di richiamare alla mente il dualismo tipico dell’estate, da una parte la desideriamo ma dall’altra non riusciamo mai a godercela. Ed ecco che ritorna la frase di Beristain e la sua volontà di insegnarci ad assaporare il momento, ad essere in grado di condurre la classica slow life, oggi sempre più difficile da attuare.

Andoni Beristain | Collater.al
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Andoni Beristain | Collater.al

Courtesy Andoni Bernstein

Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain
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Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Giulia Pacciardi · 1 settimana fa · Photography

I pixel sono gli elementi più piccoli che costituiscono un’immagine, talmente minuscoli e numerosi da non poter essere visti ad occhio nudo.
Anzi, quando si vedono, non è affatto un buon segno.
In tutti i casi tranne uno, ossia, quando diventano protagonisti di un progetto.

È questo il caso di Pixelated, delle fotografie firmate dall’Art Director giapponese Yuni Yoshida in cui cibo e pietanze vengono sezionate in tanti quadrati perfetti che riprendono i colori degli ingredienti, della buccia o della polpa.
Una serie di immagini surrealiste ed attraenti che speriamo diventino molte di più di quante sono ora.

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Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
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Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
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