L’arte dei droni, il futuro della performance

L’arte dei droni, il futuro della performance

Tommaso Berra · 2 anni fa · Art

È il primo luglio 2020, siamo a Shenzen, in Cina, e si alzano in volo migliaia di droni, vispi come uno sciame di api e illuminati da una luce a LED. I 5200 dispositivi iniziano a volare in formazione compatta sopra i palazzi della città, muovendosi sincroni fino a comporre il numero 100 e la forma di una falce e un martello. Si tratta dell’installazione realizzata dalla televisione di stato per celebrare il centenario della nascita del partito comunista, oltre che il nuovo Guinness World Record per il maggior numero di droni fatti volare simultaneamente.
Gli Unmanned Aeral Vehicles (UAVS) infatti non servono solo per riprese panoramiche, ma sono in uso da diversi anni per creare coreografie luminose nei cieli. Negli ultimi mesi stanno aumentando le performance di queste lucciole elettroniche controllate da intelligenza artificiale.
Utilizzate per scopi propagandistici, commerciali o artistici, l’effetto scenico è il principale motivo di attrazione della drone art, capace di creare nelle città un paesaggio futuristico high tech, mai realizzato per come lo abbiamo immaginato nei libri, da almeno mezzo secolo ad oggi.
Dal partito Comunista cinese a Burberry, le installazioni di droni hanno tutte le caratteristiche che si pensa possa avere l’arte del futuro, nella quale la tecnologia non è una possibilità ma il linguaggio.  

Come funzionano i droni?

Le principali aziende specializzate nella creazione di questi spettacoli, come per esempio SkyMagic o HighGreat, sono tutte più giovani di due decenni, con sede in Asia, tra Singapore e Shenzhen (considerata la capitale dei droni). Altra azienda che realizza spettacoli di grandi dimensione è la statunitense Intel.
Il movimento dei droni è regolato da un algoritmo comune centralizzato, che gestisce le traiettorie tracciando i movimenti per gruppi di elementi. In ciascun drone è presente poi una luce a LED, statica o variabile, che consente di dare movimento e tridimensionalità ai disegni.
La tecnologia automatizzata gestisce ogni centimetro di posizionamento dei droni e, trattandosi di programmi, può capitare anche che si incappi in imprevisti.
Nei giorni scorsi a Zhengzhou, 200 droni hanno iniziato a precipitare dal cielo, durante uno spettacolo organizzato da un centro commerciale della città. A metà tra una scena comica e il finale di un film fantascientifico in cui la tecnologia si impossessa della Terra, il proprietario ha dato riparo ai cinquemila spettatori dentro all’edificio.

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Record, propaganda e scarica questo nuovo gioco

Lo spettacolo “Single Fire: A Hundred Years of Light” per il partito comunista cinese è come detto il più grande mai allestito con i droni. La falce e il martello nel cielo, così come i volti dei personaggi chiave della storia cinese hanno creato un’atmosfera di propaganda post-futurista. È però possibile riconoscere nello show anche un importante valore artistico: le architetture simbolo del Paese, nel cielo di Shenzen non apparivano come lucine di natale, ma piuttosto bellissime geometrie stilizzate, come fossero opere di Edoardo Tresoldi

Nel cielo di Tianjin è andato in scena anche il più lungo spettacolo di UAVS, con 600 dispositivi illuminati che hanno ripercorso la storia di Vincent van Gogh, andando a formare girasoli, il famoso autoritratto e le spirali, creando nel cielo la “Notte stellata” dipinta nel 1889. L’esibizione è durata 26 minuti e 19 secondi, durante i quali i droni si sono mossi in perfetta sincronia.
Il primo spettacolo con i droni risale al 2012, con 49 UAVS che volarono sui tetti di Linz in Austria, ora gli esperimenti più interessanti sono in Asia, ad esclusione di qualche esibizione in Nord America ed Europa. 

Europa

In Europa vengono allestiti voli di UAVS per pochi grandi appuntamenti. Basta pensare che a Londra il primo show di droni è andato in scena per il capodanno 2021, sopra la O2 Arena, con un numero molto ridotto di elementi (300). Altri recenti (e belli) sono stati quelli per San Patrizio a Dublino (non avete mai visto un quadrifoglio così grande), oppure quello di fine agosto 2021 ad Atene. Intel, una delle prime a fare esperimenti, dal canto suo già nel 2015 aveva allestito uno show ad Amburgo.
Anche Torino in Italia ha ospitato nel 2019 un volo di LED, durante la festa di San Giovanni, patrono della città. 

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America

In Centro e Sud America, il più grande show realizzato fino a ora ha impiegato 300 droni, in formazione fino a comporre il logo della Paramount. A Città del Messico la casa di produzione cinematografica ha scelto di lanciare così il proprio servizio di streaming. Durante lo spettacolo in cielo si animavano uno Spongebob gigante e un uomo che correva, chiaro riferimento a Forrest Gump, film prodotto proprio da Paramount nel 1994.
Rispetto all’Europa, negli Stati Uniti sono decisamente di più gli spettacoli, ma il numero di droni impiegati è minore rispetto a quelli degli show asiatici. Anche i soggetti sono più semplici e stilizzati.
Da segnalare, in ordine sparso, l’esibizione durante la partita di baseball tra Oakland Athletics e New York Yankees (agosto 2021-200 droni), durante la quale sono comparsi in cielo logo e personaggi di Star Wars. Ma ancora, quelli meno appariscenti al parco di divertimenti Dollywood (Tennesee), o a Rochester, nello stato di New York in occasione dell’Independence Day. Sempre Intel, nel 2018, per i suoi 50 anni ha liberato a Folsom, in California, 2000 droni, per cinque minuti di show.
La semplicità e la minor precisione delle figure realizzate solo tre anni fa, consente di apprezzare ancora di più il progresso dei nuovi spettacoli, con ambizioni e numeri simili a quello di Folsom.
Tra gli utilizzi recenti più interessanti c’è lo spettacolo allestito da Burberry in Colorado, con i droni a tracciare nella notte il logo introdotto dal direttore creativo Riccardo Tisci. Quello del brand è un utilizzo che unisce performance artistica, effetto scenico e obiettivo commerciale, un’ulteriore evoluzione del linguaggio della drone art, che coglie tutte le potenzialità del medium.


Asia

A proposito di campi di applicazione, in Asia, come detto, i droni vengono utilizzati da tempo sia per scopi artistici che promozionali, oppure per formare enormi billboard attraverso i quali diffondere messaggi. Tra il 2020 e 2021, 1000 droni hanno annunciato la fine del lockdown a Wuhan, 600 hanno ringraziato gli infermieri di tutta la Cina durante la giornata mondiale degli operatori sanitari, 2000 hanno celebrato la festa nazionale e altri ancora hanno accompagnato l’arrivo del 5G nel Paese.
L’utilizzo più eccentrico che si fa dei droni in Cina è comunque quello di propaganda, sconosciuto con queste modalità in ogni altra parte del mondo. Del compleanno del partito comunista si è già parlato qualche riga fa. A settembre 2021 invece, per festeggiare il 30° anniversario dell’indipendenza del Turkmenistan, sono stati proiettate le sagome del cane Alabai e del cavallo Akhal-Teke, animali personali del presidente Gurbanguly Berdimuhamedow.
Sempre nel filone “droni e pubblicità”, l’altra stranezza successa a Shanghai ad aprile 2021 è stata la presenza in aria di un enorme QR Code, realizzato ovviamente con i droni e dal quale si poteva scaricare il gioco per smartphone Princess Connect.

La prima considerazione da fare sulla drone art riguarda il suo forte fascino attrattivo e scenografico: le dimensioni degli show, gli spazi aperti o il contesto di città futuristiche come Shanghai, creano un colpo d’occhio difficilmente eguagliabile da altre performance o installazioni artistiche. I droni permettono di esplorare con opere artistiche luoghi inospitali, come montagne e foreste, basti pensare che gli UAVS possono raggiungere i -30 gradi e i 3500 metri di altitudine.
Oltre a proiezioni all’aria aperta, i droni sono utilizzati anche come scenografia durante spettacoli teatrali o concerti, migliorando l’effetto tridimensionale e il coinvolgimento degli spettatori nella scena.
Al momento i costi per realizzare uno show rappresentano un ostacolo all’utilizzo dei droni per piccoli progetti o per artisti emergenti. Difficile per altri motivi pensare di vedere immagini propagandistiche del Partito Democratico o della Lega Nord illuminare i cieli di Milano e Roma. 

L’interconnessione tra arte e tecnologia, che si scambiano i linguaggi fino a doppiarsi, permette però di pensare ai droni come una forma d’arte del futuro, al servizio della pubblicità e di una sperimentazione che non ha ancora raggiunto il suo prime.

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Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Andrea Tuzio · 1 giorno fa · Photography

Dopo la sua performance al Coachella 2023 non priva di polemiche, si torna a parlare di Frank Ocean ma per questioni completamente diverse.

Homer, il brand indipendente di lusso lanciato due anni fa dallo stesso artista di Long Beach e che si occupa principalmente di realizzare e vendere gioielli come ciondoli, anelli, collane, orecchini diamantati, bracciali in argento riciclato e oro 18 carati, tutti prodotti artigianalmente in Italia e caratterizzati da forme divertenti e colori vivaci, ha pubblicato un libro fotografico.

Da pochi giorni infatti è possibile ordinare sul sito di Homer, al prezzo di 90€, Mutations, un libro fotografico di 48 pagine che rappresenta una retrospettiva di opere realizzate tra il 19 ottobre e il 22 dicembre 2022, per lo più foto scattate dallo stesso Ocean. 
Una serie di scatti che ci mostrano un lato del cantante statunitense nuovo, unico e che mostrano, ancora una volta, quanto sia raffinata e ricercata la sua estetica.

Se volete portarvi a casa una vera chicca da collezione come Mutations, il libro fotografico di Frank Ocean, vi basta cliccare qui.

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
Photography
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I paesaggi malinconici di Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii

Anna Frattini · 6 ore fa · Photography

Alana Celii è una fotografa americana che ridefinisce tempo e significati scattando paesaggi e soggetti dall’aura malinconica e senza tempo. Ora photo editor del New York Times, precedentemente ha lavorato sia per il Wall Street Journal che per il TIME parallelamente alla sua carriera nella fotografia. La sua prima monografia, Paradise Falling, è una serie di fotografie che ridefinisce la sensazione di perdita mostrando cosa significa sentirsi persi attraverso metafore che guardano all’astrologia, al mito e al simbolismo.

Per Celii il punto di partenza è la natura, immortalata talvolta scattando senza soluzione di continuità e improvvisando. Dopo Paradise Falling, la fotografa americana ha iniziato un progetto nuovo alla scoperta dei paesaggi della West Coast dopo il suo trasferimento in California. In queste immagini è chiara la matrice californiana nelle textures e nei colori intensi riconoscibilissimi nei paesaggi sconfinati immortalati dalla fotografa.

Per scoprire altri scatti di Alana Celii qui il suo profilo Instagram.

Ph. courtesy Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii
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I paesaggi malinconici di Alana Celii
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La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
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Courtesy and credits Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 6 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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