Sono sempre stato affascinato dalla polvere, mi piace guardarla in controluce muoversi nellaria, accumularsi sopra i mobili e sopra i miei CD. Mi sorprendono sempre i piccoli pezzi di fibre, gli scarti industriali, gli elementi organici quando si depositano in piccoli composizioni che diventano batuffoli di materiali diversi, prima di passare lo Swiffer.
Non sono il solo ad esserne affascinato, il fotografo austriaco Klaus Pichler, per esempio, si è specializzato in scatti molto particolari, una delle sue iniziative più serie e affascinanti è un campionario fotografico di polvere e detriti.
I suoi bellissimi scatti immortalano la transitorietà dei materiali, la bellezza degli scarti, la sostanza effimera delle cose.
Negli ultimi due anni Pichler è andato alla ricerca di cumuli di polvere, lanugini e sporcizia in vari luoghi di Vienna e dei suoi dintorni, tra centri commerciali, sartorie, fabbriche, campi di calcio e ambulatori medici ha raccolto i suoi campioni.
In Dust la polvere viene presentata come prodotto della civiltà, il nemico di una società sterile, una presenza costante negli angoli nascosti, dietro i mobili, sotto i divani, nei pertugi.
Klaus ci presenta un microcosmo composto da più componenti, una combinazione di colori, texture e materiali diversi, una struttura che nasce e si riproduce simile nella forma.
Ogni batuffolo di polvere è diverso, ogni spazio, ogni luogo produce un tipo di polvere che è unica nel suo genere, a seconda della natura, dei materiali e degli oggetti che lo compongono e a secondo del suo uso individuale.
Il 2 giugno – la Festa della Repubblica Italiana – è una giornata che ha il potere di far sentire patriottici anche noi italiani, famosi per non esserlo se paragonati ad altri, come gli americani o gli inglesi. Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta, sono più le volte che la critichiamo, l’Italia, rispetto a quelle in cui ci soffermiamo ad apprezzarla e ad amarla. Forse, le volte in cui la amiamo di più è quando siamo lontane da lei. Quando a mancarci è anche un semplice piatto di spaghetti o i clacson impazziti nel traffico. La fotografa Irene Ferri, con il suo progetto IT∀LIA, ragiona proprio su questo. Sul “dualismo italiano”, sull’odio-amore che caratterizza i nostri sentimenti verso quella che è la nostra terra. Un dualismo che ricorre spesso in Italia, Nord e Sud, sacro e profano, tradizione e innovazione, e che caratterizzò quel giorno, il 2 giugno 1946, in cui si scelse tra Monarchia o Repubblica, tra una vecchia Italia o una nuova, rinnovata e democratica. Con IT∀LIA, Irene Ferri sfida queste contraddizioni e ci porta a celebrare il nostro Paese attraverso un progetto partecipativo che dura dal 2020. Online apre una box in cui invita a rispondere alle domande: Cosa ti lega all’Italia? Cosa ti manca quando sei lontano? In questo modo, i pensieri di centinaia di italiani vengono tradotti in scatti evocativi, capaci di farci sorridere ed emozionare.
Il progetto Italia nasce dalla storia personale della fotografa Irene Ferri che, dopo anni vissuti a Los Angeles, sente il richiamo della sua Terra. Negli States era circondata da persone che le dicevano continuamente quanto fosse bella l’Italia e quanto la apprezzavano. “Solitamente sento più apprezzamenti dagli stranieri che dagli italiani. Siamo un popolo molto critico, rispetto ad altri. I social pullulano di commenti negativi e pesanti su ogni cosa, su ogni decisione, anche sul meteo.” dice Irene. Da qui la decisione di creare qualcosa per gli italiani, un archivio fotografico che ci ricordi che vale la pena amare questa nazione. Nonostante scegliamo di lasciarla per un po’ o per sempre e anche se riusciamo ad apprezzarla solo se un po’ più lontani.
“Guardare giocare la nazionale italiana di calcio e sentire che da tutte le case arriva lo stesso audio TV, esultare insieme o piangere insieme.” Giulia“Italia è guidare d’estate in campagna e fermarsi dal fruttivendolo sul ciglio della strada. Le quantità approssimative su un’arrugginita bilancia a bracci, il totale da pagare scarabocchiato su un foglio stropicciato, qualche manciata di ciliegie in più aggiunta alla fine con un occhiolino. E rimettersi a guidare, affondando la mano nel sacchetto e assaporando l’estate, lanciando i noccioli dal finestrino.” Jasmin
Tornata in Italia, Irene Ferri ci racconta di come a mancarle era soprattutto il concetto di piazza, quella mescolanza di persone e il frastuono delle risate, delle parole dette ad alta voce. “Al mio ritorno in Italia ho avuto uno shock positivo” dice Irene, “Sono andata al supermercato e una volta alla cassa, mentre rovistavo nel portafoglio in cerca dei soldi, il cassiere mi ha detto: Ma non ti preoccupare, se non li hai me li porti domani. Io sono rimasta di sasso. Erano tre anni che non mi sentivo dire una cosa del genere.“
Riflessioni come quella di Irene arrivano a fiumi nella sua casella di posta e da qui inizia il suo viaggio italiano, in cerca di quell’italianità e di quei ricordi evocati dalle persone. L’archivio di Irene Ferri è ora pieno di scatti talvolta romantici, talvolta più ironici, che raccontano l’Italia con gli occhi di chi la ama, da vicino o da lontano. Dai panni stesi al sole al rosario che dondola dallo specchietto retrovisore. Dalle tavole imbandite ai campetti da calcio un po’ improvvisati.
Ecco di seguito alcune delle fotografie, accompagnate dalle suggestioni ricevute.
“I mercati rionali, le bancarelle, la gente che grida, i profumi che ti assaltano, assaggiare una fragola per poi comprarne una cassetta.” Marta“L’odore di bucato steso al sole misto ai profumi inebrianti del forno, e del pranzo della domenica che dalle finestre delle case invade le piazze…” Stefania“Da quando sono andata via dall’Italia mi sento più legata a lei. Come si dice, quando perdi qualcosa capisci la sua importanza! Se chiudo gli occhi, riesco a “teletrasportarmi” a casa dei nonni al mare. La mattina papà usciva presto per andare a piantare l’ombrellone in prima fila. Io amo sedermi sotto la grande palma nel giardino con la tenda da sole blu come il mare. Il nonno, dopo il tramonto iniziava a cercare le telline, noi lo guardavamo dalla riva.” Martina “Ciò che mi lega al mio paese è la possibilità di dire a un negoziante: “mi mancano 80 centesimi, te li porto domani” e sentirmi rispondere: “Tranquilla! E che non ci dobbiamo più vedere?!?!” Cettina “L’Italia è quel posto dove si incontrano il sacro e il profano. Una statua della Vergine a guardia di un calcetto in un afoso androne di Scalea, collezioni di mazze chiodate in vendita accanto ai souvenir delle reliquie di San Francesco nei vicoli di Assisi, le modelle che sfilano davanti al Duomo di Lecce.” Manuela “Il sacchetto con le verdure fresche dell’orto ed i vasetti delle conserve che gli zii mi appendono sulla maniglia della porta quando non ci sono. Da lì dentro, a volte, spuntano anche fiori e fette di torta di mele profumate ed io, quando arrivo a casa e lo trovo lì appeso ad aspettarmi, so già che sarà una serata di pensieri belli e caldi.”
Alessandra
“Le estati passate a Scauri, leggere il “Cioè” sotto l’ombrellone e innamorarmi perdutamente dei ragazzini che giocavano a biliardino sul lido.” Serena “Per me l’Italia è la Rustichella dell’autogrill nei viaggi in macchina con mio padre, il disco ‘burattino senza fili’ di Edoardo Bennato in loop a tutto volume per tutto il viaggio.” Ginevra
Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
Dopo la sua performance al Coachella 2023 non priva di polemiche, si torna a parlare di Frank Ocean ma per questioni completamente diverse.
Homer, il brand indipendente di lusso lanciato due anni fa dallo stesso artista di Long Beach e che si occupa principalmente di realizzare e vendere gioielli come ciondoli, anelli, collane, orecchini diamantati, bracciali in argento riciclato e oro 18 carati, tutti prodotti artigianalmente in Italia e caratterizzati da forme divertenti e colori vivaci, ha pubblicato un libro fotografico.
Da pochi giorni infatti è possibile ordinare sul sito di Homer, al prezzo di 90€, Mutations, un libro fotografico di 48 pagine che rappresenta una retrospettiva di opere realizzate tra il 19 ottobre e il 22 dicembre 2022, per lo più foto scattate dallo stesso Ocean. Una serie di scatti che ci mostrano un lato del cantante statunitense nuovo, unico e che mostrano, ancora una volta, quanto sia raffinata e ricercata la sua estetica.
Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
Photography
Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
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2·3
3·3
I paesaggi malinconici di Alana Celii
Alana Celii è una fotografa americana che ridefinisce tempo e significati scattando paesaggi e soggetti dall’aura malinconica e senza tempo. Alana attualmente è research editor fotografica che lavora nel tech. In precedenza ha lavorato presso il New York Times, il Wall Street Journal, e il TIME. La sua prima monografia, Paradise Falling, è una serie di fotografie che ridefinisce la sensazione di perdita mostrando cosa significa sentirsi persi attraverso metafore che guardano all’astrologia, al mito e al simbolismo.
Per Celii il punto di partenza è la natura, immortalata talvolta scattando senza soluzione di continuità e improvvisando. Dopo Paradise Falling, la fotografa americana ha iniziato un progetto nuovo alla scoperta dei paesaggi della West Coast dopo il suo trasferimento in California. In queste immagini è chiara la matrice californiana nelle textures e nei colori intensi riconoscibilissimi nei paesaggi sconfinati immortalati dalla fotografa.
Per scoprire altri scatti di Alana Celii qui il suo profilo Instagram.
La fotografia di Nicolas Polli cattura momenti imprevedibili dando vita agli oggetti della quotidianità. Non solo fotografo ma anche graphic designer ed editore, Polli sembra non fermarsi mai. Nelle sue still life non c’è niente di banale, ogni elemento prende vita assumendo significati nuovi.
Nel 2012 ha fondato insieme a Salvatore Vitale il magazine fotografico YET e nel 2016 Atelier CIAO – uno studio indipendente specializzato in editorial design e still life – sempre al lavoro con brand di lusso e design. Ora anche artista residente presso l’Atelier Robert di Bienne, in Svizzera, Nicolas Polli in questa fase si concentra sugli still life. Tutto questo, dopo essersi inventato una vera e propria spedizione su Ferox, un pianeta inventato, nel 2017.
Ferox, The Forgotten Files: A Journey to the Hidden Moon of Mars 1976–2010Ferox, The Forgotten Files: A Journey to the Hidden Moon of Mars 1976–2010
Se in Ferox, The Forgotten Files: A Journey to the Hidden Moon of Mars 1976–2010 Polli gioca con la nostra incapacità di discernere il reale dall’irreale, nei suoi still life riflette sul nostro fragile rapporto con gli oggetti quotidiani. Quando le sagome familiari di questi oggetti cambiano forma in maniera inusuale tutto cambia, anche la nostra percezione. In When Strawberries Will Grow on Trees, I Will Kiss U la combinazione di una buccia di banana, una brioche e qualche mozzicone di sigaretta assume un significato particolarmente disturbante ma il tutto funziona riuscendo a mostrarci gli oggetti banali da un punto di vista totalmente estraneo.
When Strawberries Will Grow on Trees, I Will Kiss U, 2020When Strawberries Will Grow on Trees, I Will Kiss U, 2020When Strawberries Will Grow on Trees, I Will Kiss U, 2020
Ph. courtesy Nicolas Polli
Per altri scatti di Nicolas Polli qui il suo profilo Instagram.