Dal 10 al 13 agosto si apre il MAST, un festival che si concentra su musica, arte, sostenibilità e territorio a Scicli, in provincia di Ragusa. Il tema di questa terza edizione è “AERE”, legato al rapporto che l’uomo intrattiene con l’atmosfera. La selezione musicale porta con sè sonorità prevalentemente elettroniche e si cimenta nel sposare questo aspetto con quello delle arte visive per risultare in un’esperienza collettiva autentica. MAST è un progetto a lungo termine che non si esaurisce nei tre giorni del festival ma che vuole anche essere lo strumento attraverso il quale è possibile esprimere ed esporre il lavoro di ricerca su cui si lavora ogni anno.

«Questa edizione del MAST abbandona virtualmente la solidità della roccia e l’elemento terra per librarsi (e liberarsi..) nel dominio dell’etereo, della velocità e degli agenti atmosferici, i solerti operai del pianeta, in grado con il loro fervore incessante di modellare la montagna e le cime tempestose.» Si parte proprio da questo concetto per l’edizione di quest’anno, la terza dopo anni in cui sono cambiate moltissime cose. Tornare per ricostruire e iniziare un nuovo ciclo. Ma come nasce un festival di questo tipo e che cosa contraddistingue il MAST da tutti gli altri tornati dopo il COVID-19? Lo abbiamo chiesto a Anastasia Ruta e Francesco Gugliotta, i due ragazzi dietro a questo incredibile progetto.

Com’è nato il concept del MAST Festival?
Il progetto nasce dall’unione di due persone, che nelle loro esperienze professionali e artistiche sono costantemente a contatto con il mondo dell’arte visiva, dell’architettura e dell’imprenditoria creativa e musicale. Ambiti che si incrociano continuamente e spesso assumono un solo significato. Il concept, invece, nasce da una necessità comune che ci portiamo dentro dall’adolescenza, quella di poter avere accesso ad ambienti ed esperienze di ispirazione, anche e soprattutto a Scicli. Questa necessità, con cresciuta attraverso esperienze di arricchimento personale e culturale, è stata inizialmente la spinta per partire, per lasciare la Sicilia, facendo di altre città casa nostra. Con il passare degli anni ci siamo resi conto entrambi che per noi fosse fondamentale il bisogno di riportare qualcosa a casa, di mettere la nostra esperienza e le nostre conoscenze a servizio della comunità.

Che legame avete coi luoghi del festival e come avete deciso di organizzarlo proprio a Scicli?
Il legame con i luoghi del festival e quindi con il territorio sciclitano è viscerale, un legame fortemente segnato da tradimento e da perdono, tutto isolano. Questo aspetto è magnificamente descritto e interpretato da Manlio Sgalambro, con un cameo in Perdutoamor, il film diretto da Franco Battiato nel 2003. Il teologo la definisce legge dell’appartenenza: «Questa terra come la Ionia di Eraclito ed Anassagora è magica e richiama sempre a sé, come se fosse un diritto» – a noi, piace aggiungere anche una maledizione. Entrambi siamo nati e cresciuti a Scicli e abbiamo avuto la fortuna e la tenacia di poter costruire la nostra vita all’estero – dove abbiamo studiato e poi lavorato – rimanendo sempre a contatto con Scicli. Fino al momento in cui abbiamo deciso di impiegare noi stessi per portare avanti alcuni progetti sul territorio, convinti di quanto cultura e arte siano centrali per il benessere della comunità. È una relazione di amore e odio, profonda e imprescindibile, che ci spesso ci fa soffrire ma che ci da anche molte soddisfazioni.

Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono il MAST da altri festival?
Partendo dal presupposto che MAST non si limita a vivere solo durante i tre giorni del festival ma un progetto a lungo termine, le caratteristiche che lo contraddistinguono sono sicuramente ricerca e sperimentazione, equiliburio costante tra programmazione artistica e strategia finanziaria, partnership strategiche tecniche e commerciali con realtà ed eccellenze del territorio e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. La città di Scicli (insieme al territorio circostante) è costellata di spazi monumentali preziosi, di periferie compatte e luoghi interstiziali. La loro distribuzione la rende un luogo ad alta intensità storico-culturale e sociale.

Quai sono gli aspetti più sfidanti dietro all’organizzazione di un evento come il vostro?
La sfida più grande ed eccitante per il nostro team è riuscire a far conoscere Scicli come centro culturale e di scoperta artistica. In molte occasioni, ciò che rende il nostro lavoro più complicato sono gli intoppi burocratici e istituzionali che spesso pongono paletti che – col tempo – ci auguriamo di abbattere.