Liberato di tutta quella retorica banale che parla di spiritualità e anima profonda, il ritratto fotografico si trasforma in strumento per raccontare la fisicità di un soggetto. Un punto di vista più che una radiografia, un gioco di luci e ombre, che impone la presenza del soggetto, il fascino del suo volto e delle irregolarità. Plasmare questa fisicità vuol dire saper scegliere una “luce dura che ne sottolinei la forza, una luce morbida che ne assecondi la delicatezza o un controluce in grado di sgretolarla”.
Ogni scelta ha una ricaduta emotiva. La volontà di cogliere un gesto, una posa, uno sguardo, costruisce il racconto, mostra la presenza anche psicologica. Trasforma il soggetto in personaggio.
Roberto Graziano Moro, classe ’89, fotografo di base a Milano, sembra esserne del tutto consapevole. La sua serie di ritratti in bianco e nero dedicati agli artisti della scena rap italiana, raccoglie immagini tese, schiette e dark.
Poca luce, background neutri, gesti precisi e sguardo rivolto all’obiettivo. La scelta è essenziale per lasciar che il volto calamiti l’attenzione e racconti, autoironico, sfacciato.
“Ritraggo molti dei miei soggetti in bianco e nero perché trovo che aumenti l’espressività delle persone, dove anche le luci e le ombre assumono maggiore importanza, riuscendo a dare maggiore volume al soggetto.”
L’obiettivo del suo progetto è quello di creare una enciclopedia fotografica che raccolga tutti i principali artisti che hanno fatto e che faranno la storia del rap in Italia, il ritratto di un momento preciso, del passaggio di un’epoca musicale.
Godetevi la selezione di scatti che Roberto ha scelto per noi, poi andate a visitare il suo profilo Instagram.











