Che poi cerchi di guardare avanti e vedi sempre tutto nero quando basterebbe alzare gli occhi in cielo e maledire il nulla cosmico, godendosi fantasmagorici orizzonti verticali.
Il contesto è sempre Honk Hong come in Michel Wolf, ma Romain Jacquet-Lagrèze non guarda avanti, alza lo sguardo. Vertical Horizon mette in relazione luomo con le sue stesse capacità di costruzione. L’uomo che riesce a far stare in piedi palazzi di millemila piani, sfidando qualsiasi legge della fisica, e che poi cade facilmente nel baratro degli affanni quotidiani.
Geometrie, simmetrie, equilibri. Calcoli matematici e architetti plurimilionari. C’è tutto questo dietro la serie fotografica ma io non lo vedo. Vedo solo quel desiderio intrinseco dentro ognuno di noi di superarsi, di imprecare verso l’alto, di toccare il cielo con un dito, il medio.