Sands of Time, la personale di Daniel Arsham tra sabbia e grotte

Sands of Time, la personale di Daniel Arsham tra sabbia e grotte

Giulia Guido · 2 anni fa · Art

L’artista visionario Daniel Arsham ha da pochissimo inaugurato la sua prima personale in assoluto al UCCA Dune Art Museum. Sands of Time, questo il titolo della mostra che rimarrà aperta al pubblico fino al 10 ottobre 2021 e che offre un viaggio alla scoperta dell’immaginario e dell’arte di uno degli artisti contemporanei più rinomati e apprezzati. 

Classe 1980, Daniel Arsham è nato a Cleveland e oggi vive e lavora a New York. La sua estetica e la sua intera produzione artistica è radicata nel concetto di archeologia fittizia: l’artista mette in scena quella che lui stesso definisce “archeologia futura” attraverso la rappresentazione e la rivisitazione di opere del passato.

La stessa filosofia torna in Sands of Time che presenta una serie di 12 sculture e alcuni disegni che riproducono sculture classiche: la cura e l’attenzione ai dettagli è stata possibile grazie all’opposrtunità che è stata data all’artista di accedere agli stampi presenti alla Réunion des Musées Nationaux, tra cui figurano i capolavori delle collezioni del Louvre e dei Musei Vaticani. Troviamo così una statua di Lorenzo de Medici, del Dio romano della guerra Ares Borghese, del Dio greco Apollo Belvedere e la Dea romana degli animali selvatici e della caccia Diana. 

Come sempre, però, le opere sono rappresentate come se fossero state ritrovate in un futuro lontano, con alcune parti deteriorate e con cristalli che si sono formati lungo tutta la superficie. 
Con questa rappresentazione futuristica Daniel Arsham invita lo spettatore a cambiare il proprio punto di vista e a riflettere su quanto sia importante oggi continuare scavare per trovare tesori di cui ancora non conosciamo l’esistenza. 

Per mettere in mostra tutto ciò non poteva esistere posto migliore del UCCA Dune Art Museum. Aperto nel 2018 a circa 300 chilometri a est di Pechino, affacciato sul Mare Bohai a Beidaihe, il museo è stato progettato dallo studio Open Architecture ed è quasi totalmente sepolto sotto una duna di sabbia. Le sale si presentano come grotte dove la luce entra da lucernari posti sul soffitto o da enormi aperture che si affacciano sulla spiaggia e dove i visitatori possono camminare su pavimenti coperti di sabbia colorata che va dal bianco al blu. 

La stessa su cui poggia “Unearthed Bronze Eroded Melpomene”, la più grande opera in bronzo dell’artista: si tratta di un’enorme testa che potrebbe essere semplicemente appoggiata sulla sabbia oppure potrebbe far pensare a un intero corpo sotto la superficie ancora da scoprire. 

Guardate qui sotto alcune foto delle opere in mostra, visitate il sito del UCCA Dune Art Museum per tutte le informazioni e seguite Daniel Arsham su Instagram per non perdere le sue prossime creazioni. 

Daniel Arsham
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Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Andrea Tuzio · 2 giorni fa · Photography

Dopo la sua performance al Coachella 2023 non priva di polemiche, si torna a parlare di Frank Ocean ma per questioni completamente diverse.

Homer, il brand indipendente di lusso lanciato due anni fa dallo stesso artista di Long Beach e che si occupa principalmente di realizzare e vendere gioielli come ciondoli, anelli, collane, orecchini diamantati, bracciali in argento riciclato e oro 18 carati, tutti prodotti artigianalmente in Italia e caratterizzati da forme divertenti e colori vivaci, ha pubblicato un libro fotografico.

Da pochi giorni infatti è possibile ordinare sul sito di Homer, al prezzo di 90€, Mutations, un libro fotografico di 48 pagine che rappresenta una retrospettiva di opere realizzate tra il 19 ottobre e il 22 dicembre 2022, per lo più foto scattate dallo stesso Ocean. 
Una serie di scatti che ci mostrano un lato del cantante statunitense nuovo, unico e che mostrano, ancora una volta, quanto sia raffinata e ricercata la sua estetica.

Se volete portarvi a casa una vera chicca da collezione come Mutations, il libro fotografico di Frank Ocean, vi basta cliccare qui.

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
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I paesaggi malinconici di Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii

Anna Frattini · 16 ore fa · Photography

Alana Celii è una fotografa americana che ridefinisce tempo e significati scattando paesaggi e soggetti dall’aura malinconica e senza tempo. Ora photo editor del New York Times, precedentemente ha lavorato sia per il Wall Street Journal che per il TIME parallelamente alla sua carriera nella fotografia. La sua prima monografia, Paradise Falling, è una serie di fotografie che ridefinisce la sensazione di perdita mostrando cosa significa sentirsi persi attraverso metafore che guardano all’astrologia, al mito e al simbolismo.

Per Celii il punto di partenza è la natura, immortalata talvolta scattando senza soluzione di continuità e improvvisando. Dopo Paradise Falling, la fotografa americana ha iniziato un progetto nuovo alla scoperta dei paesaggi della West Coast dopo il suo trasferimento in California. In queste immagini è chiara la matrice californiana nelle textures e nei colori intensi riconoscibilissimi nei paesaggi sconfinati immortalati dalla fotografa.

Per scoprire altri scatti di Alana Celii qui il suo profilo Instagram.

Ph. courtesy Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii
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I paesaggi malinconici di Alana Celii
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La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 6 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

Courtesy and credits Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 7 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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