Oggi finalmente arrivano i nuovi episodi di Gomorra e per uno schizzatello di serie tv come me è l’equivalente di un evento con la E maiuscola.
A prescindere l’evidente cifra stilistica con cui Sollima e Co. spettacolarizzano e fomentano le nostre perversioni, mi chiedo sempre cosa ci coinvolga così tanto nella visione di un prodotto il cui canovaccio abbiamo visto e rivisto miliardi di volte.
E la risposta è sempre la stessa: la prossimità. Con noi, con i nostri disagi, con la nostra storia.
Perché qua non ci ritroviamo in piedi tra la neve a dover fronteggiare orde di Estranei o dietro le scrivanie di Washington a pianificare come essere il più grande pezzo di merda della storia.
Qua siamo esattamente a casa nostra, tra le strade che abbiamo percorso migliaia di volte e i volti che da sempre cerchiamo di tenere a distanza, nonostante questa sia l’unica cosa che non possiamo interporre tra noi e “loro”.
Ph: Gianni Mania.
Non c’entra vivere in centro o in periferia, avere i soldi o no, tutti abbiamo una Secondigliano sotto casa e la mia, che sono catanese, si chiama Librino: figlia ripudiata di una città finto progressista e alla moda, palcoscenico dell’ultima opera di BLU, uno tra gli artisti italiani più radicali che ci sia in “commercio”. Quello degli stop motion infiniti, dei lavoroni dettagliati e dei pezzoni cancellati.
Uno che dopo aver dato una mano ai ragazzi del Teatro occupato Pinelli di Messina ed essersi schieratosi con gli abitanti di Niscemi nella lotta contro il MUOS, ha deciso di raccogliere l’invito del collettivo Res Publica Temporanea, del Teatro Coppola e del Campo San Teodoro Liberato, per dare una “mano di colore” a uno dei quartieri più controversi della città: Librino.
Ph: BLU @ Teatro occupato Pinelli – Messina.
Ph: BLU @ Teatro occupato Pinelli – Messina.
Ph: BLU @ Teatro occupato Pinelli – Messina.
Ph: BLU @ Teatro occupato Pinelli – Messina.
Ph: BLU @ Niscemi.
Ph: BLU @ Niscemi.
Ph: BLU @ Niscemi.
Un enorme Etna in eruzione – ricca di riferimenti attuali e storici – la cui lava, composta da cittadini onesti, scende a valle purificando la città da tutto il marcio che la inasprisce.
Un’intera facciata – rigorosamente “illegale” – al n°6 di viale Moncada, iniziata tre settimane fa e portata a termine soltanto in questi giorni.
Ph: ZoooPrint&Press.
Ph: Matteo Iannitti.
Ph: Matteo Iannitti.
Opera che nonostante la caratura non è stata immune a critiche che, oltre a sottolinearne un pizzico di ovvietà, ne lamentano l’immagine violenta e un po’ populista che questa ne rappresenta sia a livello formale che storico per la città stessa.
Per capire fino in fondo però l’opera di BLU, dobbiamo fare qualche passo indietro, giusto 40/50 anni.
Librino è un quartiere periferico a sud ovest della città di Catania, realizzato intorno alla metà degli anni 70 per rispondere alla considerevole domanda di alloggi popolari che proveniva sia dagli abitanti espulsi dal quartiere di San Berillo Vecchio, sia dai catanesi interessati a realizzare cooperative edilizie.
Interamente edificato su ex terreni agricoli, possiede 70.000 abitanti, cinque contrade e la fama di essere, insieme a San Cristoforo, una delle due zone più malfamate di tutta Catania.
Progettato nel ’64 come distaccamento autonomo della città – con servizi, università, ospedali, centri commerciali, strutture religiose e amministrative – nel ’70 il comune decide di affidare la redazione di un Piano di Zona nientepopodimeno che al gruppo Kenzō Tange e Urtec di Tokyo.
Progetto consegnato due anni più tardi, comprensivo di aree verdi per ognuno dei vari gruppi di stabili abitativi, più la costruzione di un vasto parco di 31 ettari che nelle intenzioni doveva rappresentare l’attrazione principale delle gite fuori porta dei cittadini catanesi.
‘Lava Outflow’ – 1967 – Kenzo Tange – Architects: Ludovic Ghesquire, Maan Dagher, Jérémie Kro.
‘Lava Outflow’ – 1967 – Kenzo Tange – Architects: Ludovic Ghesquire, Maan Dagher, Jérémie Kro.
‘Lava Outflow’ – 1967 – Kenzo Tange – Architects: Ludovic Ghesquire, Maan Dagher, Jérémie Kro.
Aspettativa disattesa da subito sia per l’ignorante pigrizia catanese che individuati 4/5 punti cardini nella propria road-map il resto è “mmedda”, sia per il trascurabile dettaglio in fase di progettazione rappresentato dall’inquinamento acustico derivato dalla vicinanza del quartiere all’allora aeroporto Fontanarossa, oggi Vincenzo Bellini.
Fattore che legato ad altre problematiche di natura strutturale e amministrativa declassò l’intera zona, che col tempo finì per degradarsi favorendo l’insediamento di case popolari e cooperative edilizie; nonché, a partire dai primi anni 70, la costruzione di case abusive ai margini di quartieri confinanti a oggi parte integrante di esso.
Com’è evidente il progetto venne disatteso in diversi punti fino a essere completamente stravolto. E se inizialmente fu necessaria una variante progettuale poiché l’altezza di alcune torri previste non garantiva l’assoluta sicurezza dei velivoli in fase di atterraggio, in seguito le varianti divennero una prassi, finendo per alimentare la già massiccia edificazione abusiva e tutte le conseguenze che da essa ne derivano.
Ph: @Kelina.
Ho avuto più di un amico che abitava la e com’è ovvio c’è tantissima gente per bene che suo malgrado si trova a dover convivere con dinamiche a lei estranee, figlie di atteggiamenti criminali e non, che se spiazzano i suoi stessi cittadini immaginiamoci uno che viene dalle Marche.
Da qui lo spaccato di BLU sui diversi aspetti che logorano e imbrutiscono la città, rappresentati a volte attraverso elementi di facile interpretazione, come la piovra con un teschio al posto del volto, uomini mascherati in giacca e cravatta o soldati, altre, attraverso icone e bizzarie più o meno latenti come l’elefante (simbolo della città), la lepre, in quanto originariamente ‘Lebrino’ – antico nome dell’area in cui sorge il quartiere – deriva proprio dal latino ‘Leporinus’ (lepre), o la limousine con cui una ragazza della zona festeggiava in quei giorni il suo pre diciottesimo, episodio che ha talmente colpito l’artista marchigiano da regalargli per l’occasione un posto in prima fila proprio davanti la colata.
Ph: ZoooPrint&Press.
Ph: ZoooPrint&Press.
Ph: ZoooPrint&Press.
Fortunatamente negli anni si è registrata un’inversione di tendenza che ha portato sia a un relativo miglioramento dei servizi, sia alla nascita di realtà in grado di catalizzare più frequentemente l’attenzione locale. Come il Centro ‘Iqbal Masih‘ che si avvale di uno spazio autogestito e autofinanziato in cui promuove incontri, laboratori e attività sociali destinate in primis a bambini e adolescenti, e più in generale a tutte le persone che abitano e frequentano il quartiere. O dal 2006, proprio al suo interno, l’Associazione Sportiva Dilettantistisca Rugby ‘I Briganti di Librino‘ che, insieme ad altre organizzazioni sociali e sindacali, avvia allo sport gruppi di ragazzi dai 6 ai 35 anni.
Ph: Improvearts
Ph: Paolo Ciaberta.
A questo c’è da aggiungere anche la nascita di circa trenta orti auto regolamentati, spazi auto attribuitisi da alcuni residenti del quartiere per coltivare autonomamente ortaggi e frutta, e la presenza dell’istituto scolastico ‘Vitaliano Brancati’, struttura che ospita circa 400 studenti.
Ph: Sportallarovescia.
Nonostante quella di BLU non sia la prima manifestazione artistica di richiamo che si svolge nel quartiere (vedi la Porta della Bellezza o Terzocchio – Meridiani di Luce), è con molta probabilità quella mediaticamente più coinvolgente e senz’ombra di dubbio la più accattivante per tutte quelle nuove generazioni che probabilmente, quando stasera guarderanno Gomorra, penseranno di intravedere un futuro roseo in realtà molto più nero che BLU.