Una delle menti più brillanti e creative del nostro paese, “uno dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del XX secolo”, è stato Bruno Munari.

Poliedrico, geniale e capace di contributi in svariati campi dell’espressione, Munari ha costantemente spiazzato e preso in contropiede l’intero mondo creativo italiano e non soltanto.
Ma tra le tante idee realizzate dalla figura leonardesca milanese, ce n’è una che a differenza delle altre è stata poco raccontata.
La storia di questo progetto in realtà è molto breve e allo stesso molto semplice.
Correva l’anno 1992, e al tempo la casa editrice Corraini e Bruno Munari stavano lavorando insieme alla presentazione di alcuni volumi della collana “Block Notes”, una sorta di raccolta di idee e progetti ma in formato tascabile, quindi facilmente trasportabili senza bisogno di borse o altro. A quel punto arrivò la richiesta di Corraini a Munari: “ci servebbe un espositore per questa nuova collana”.
L’artista e designer allora pensò bene di disorientare tutti per l’ennesima volta nella sua carriera, e di manifestare in maniera tangibile la sua incredibile capacità di pensare totalmente fuori dagli schemi con la creazione di un gilet multi pocket, sì, un gilet.

“Abbiamo chiesto a Munari di pensare a un espositore che potesse far vedere tutti i libri… e lui ci ha disegnato un gilet. È un oggetto che mostra bene l’importanza che aveva per lui imparare e conoscere attraverso tutti e cinque i sensi, dalla vista al tatto. Il gilet era infatti progettato con tessuti di tanti tipi che creano una texture e anche una sensazione tattile interessante”, questo il ricordo di Maurizio Corraini a proposito di quella stravagante quanto fantasiosa idea.

In una contemporaneità fatta di omologazione, dove i processi culturali vanno pian piano perdendo le loro peculiarità a vantaggio di un’uniformità dominante, Bruno Munari resta un faro ancora molto luminoso per tutti.
