Chinese Swimming Pools

Chinese Swimming Pools

Fontastiko · 10 anni fa · Art, Photography

“Mi raccomando Gianluchino, usa le ciabattine che se no ti prendi i funghi.”
Quante madri accompagnando i propri figli in piscina, hanno pronunciato questa frase? Tutte. Tutte tranne alcune, consapevoli che una volta in acqua, i loro delfini potrebbero non fare più ritorno.

Chinese Swimming Pools - Piscine cinesi stracolme di persone

Accade in Cina, dove l’impossibilità dei governi locali di garantire impianti coperti e funzionanti tutto l’anno, fa si che i cinesi non considerino le piscine come luoghi addetti allo sport, ma come enormi strutture in cui trovare refrigerio nei giorni più caldi.
Una follia chiamata in gergo “xujujyh”, letteralmente: “gnocchi in ebollizione”. Espressione usata per indicare l’inadeguatezza delle piscine pubbliche, talmente “piccole” da permettere alle persone solo di stare ferme sul posto.

Ma il numero delle strutture è in continua crescita, soprattutto di quelle private. Alcune sono talmente grandi da arrivare a ospitare fino a 10.000 persone. È il caso del “Mar Morto della Cina”, una piscina d’acqua salata di oltre 30.000 metri quadrati – situata nella contea di Daying – chiamata così perché fedelmente ispirata al Mar Morto in Medio Oriente.
Una struttura mastodontica che è nulla se paragonata a quella presente nel quartiere di Stink Yao, un impianto “utopistico” in grado di ospitare contemporaneamente oltre 230.000 persone.

Numeri che darebbero la nausea a chiunque, compreso il Ministero della Sanità cinese, che in una relazione del 2011, annunciava che su 5.639 piscine pubbliche di 24 province cinesi, ben il 10% di queste superavano il limite di sicurezza per quanto riguarda i livelli di urea, molecola presente nell’urina, e che a seconda dei casi il tasso batterico presente nell’acqua oscillava tra il 92,3% e il 96,6%.

Percentuali da volta stomaco, che se assunte con noncuranza, possono risultare letali.
Come nel 2008, quando alla Mao Mao di Pechino – gigantesca struttura comunale da 47.000 persone – un uomo perse la vita e altre 3.158 versarono in condizioni critiche, dopo aver ingerito l’acqua della piscina. Un caso che fece scalpore, soprattutto dopo che vennero resi noti i dati riguardanti il campione di acqua prelevato dall’impianto: una miscela formata per il 90% da feci e urine.

Un fenomeno, quello dello “xujujyh”, che come ci mostrano alcuni scatti di Michael Yamashita – fotografo del National Geographic – non riguarda solo la Cina, ma in gran parte anche il Giappone, dove, nonostante la tradizione li dipinga come un popolo di gran lunga più pulito rispetto a quello cinese, il risultato finale non cambia.

Insomma qualsiasi sia il motivo della vostra visita in Cina o in Giappone, tenetevi alla larga dalle piscine comunali. Se poi la vostra voglia di affogare in un mare di folla è talmente tanta da non riuscirvi a trattenere, almeno ricordatevi di usare le ciabattine.

Chinese Swimming Pools - Piscine cinesi stracolme di persone
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Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie

Andrea Tuzio · 1 giorno fa · Photography

Dopo la sua performance al Coachella 2023 non priva di polemiche, si torna a parlare di Frank Ocean ma per questioni completamente diverse.

Homer, il brand indipendente di lusso lanciato due anni fa dallo stesso artista di Long Beach e che si occupa principalmente di realizzare e vendere gioielli come ciondoli, anelli, collane, orecchini diamantati, bracciali in argento riciclato e oro 18 carati, tutti prodotti artigianalmente in Italia e caratterizzati da forme divertenti e colori vivaci, ha pubblicato un libro fotografico.

Da pochi giorni infatti è possibile ordinare sul sito di Homer, al prezzo di 90€, Mutations, un libro fotografico di 48 pagine che rappresenta una retrospettiva di opere realizzate tra il 19 ottobre e il 22 dicembre 2022, per lo più foto scattate dallo stesso Ocean. 
Una serie di scatti che ci mostrano un lato del cantante statunitense nuovo, unico e che mostrano, ancora una volta, quanto sia raffinata e ricercata la sua estetica.

Se volete portarvi a casa una vera chicca da collezione come Mutations, il libro fotografico di Frank Ocean, vi basta cliccare qui.

Frank Ocean ha pubblicato un libro di sue fotografie
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I paesaggi malinconici di Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii

Anna Frattini · 9 ore fa · Photography

Alana Celii è una fotografa americana che ridefinisce tempo e significati scattando paesaggi e soggetti dall’aura malinconica e senza tempo. Ora photo editor del New York Times, precedentemente ha lavorato sia per il Wall Street Journal che per il TIME parallelamente alla sua carriera nella fotografia. La sua prima monografia, Paradise Falling, è una serie di fotografie che ridefinisce la sensazione di perdita mostrando cosa significa sentirsi persi attraverso metafore che guardano all’astrologia, al mito e al simbolismo.

Per Celii il punto di partenza è la natura, immortalata talvolta scattando senza soluzione di continuità e improvvisando. Dopo Paradise Falling, la fotografa americana ha iniziato un progetto nuovo alla scoperta dei paesaggi della West Coast dopo il suo trasferimento in California. In queste immagini è chiara la matrice californiana nelle textures e nei colori intensi riconoscibilissimi nei paesaggi sconfinati immortalati dalla fotografa.

Per scoprire altri scatti di Alana Celii qui il suo profilo Instagram.

Ph. courtesy Alana Celii

I paesaggi malinconici di Alana Celii
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La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
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Matteo Zanin Polvere | Collater.al
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Courtesy and credits Matteo Zanin

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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 6 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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