“Livin’ better now, Coogi sweater now” – Notorious B.I.G.
La fotografia che vedete in cover di questo articolo è forse la più famosa mai scattata a Notoroius B.I.G.
Scattata dalla fotografa e regista olandese Dana Lixenberg, l’immagine ritrae il rapper newyorkese mentre è impegnato nel contare svariate banconote da 50 dollari, con indosso ciò che diventerà sinonimo del suo stile senza tempo, l’iconico maglione COOGI.

È notizia di pochi giorni fa che, venerdì 5 maggio, verrà rilasciata la collaborazione tra Supreme e COOGI, quindi colgo la palla al balzo per raccontare la storia di quei maglioni unici.
COOGI è un fashion brand australiano fondato nel 1969 da Jacky Taranto, a Melbourne, con il nome di “CUGGI”, che deriva da una fontana della piccola isola di Alacoueli, nel mar Adriatico, di cui il papà era originario e dalla quale si allontanò per trasferirsi in Australia all’inizio degli anni ‘30. Il suo DNA è sempre stato legato, quasi in maniera indissolubile, ai suoi maglioni intrecciati e super colorati. Il naming cambiò definitivamente nel 1987, circa 18 anni dopo la sua nascita, da CUGGI a COOGI, in modo tale che assomigliasse di più a un nome indigeno australiano.


L’avventura di COOGI e di Taranto iniziò puntando tutto sui turisti americani ed europei che visitano l’Australia, commercializzando i loro prodotti come una sorta di souvenir del periodo passato in “the land down under” – espressione risalente all’epoca in cui gli esploratori europei decisero di partire alla scoperta della terra che si trovava sotto il continente asiatico.
A ideare il pattern e a scegliere i tessuti che hanno reso COOGI estremamente riconoscibile, è stato il designer egiziano Hazem Elsheltawi.

Ma è nel 1994 che COOGI si prende il suo spazio nella urban culture, grazie proprio a Christopher George Latore Wallace aka Biggie Small aka Notorious B.I.G. che, oltre a farne un capo diventato emblema del suo stile, cita il brand in capolavori come “Big Poppa” e “One More Chance”, facendo acquisire a COOGI una popolarità senza precedenti.

Quella stessa popolarità iniziò a scemare tra la fine dei ’90 e l’inizio degli anni 2000, fino a quando, nel 2002, Tarantino decise di vendere il suo marchio agli investitori statunitensi Norman Weisfeld, Bruce Weisfeld e Jimmy Khezri per 25 milioni di dollari. Da quel momento il nome COOGI venne dato in licenza a molti produttori abbassando in maniera decisiva la qualità dei prodotti.

Dal 2014 in poi il brand è tornato a focalizzare i suoi sforzi e il suo lavoro sulla maglieria da uomo, riportando in auge i Coogi sweater che, ancora oggi, e mi verrebbe da scrivere, soprattutto oggi, continuano a godere di un’attenzione unica da parte dei veri fashion addicted che li fanno letteralmente sparire dai negozi vintage che hanno la fortuna di averne qualcuno.