Cinque opere d’arte a cielo aperto

Cinque opere d’arte a cielo aperto

Anna Frattini · 4 settimane fa · Art

Land art? Opere d’arte a cielo aperto? Sono tante le definizioni per luoghi come questi che conservano tesori talvolta nascosti. A partire dal famosissimo Cretto di Burri in Sicilia, ci dirigeremo verso il Giardino dei Tarocchi nel cuore della Toscana passando per il Labirinto di Arianna e il Parco dei Mostri di Bomarzo. Per finire, arriveremo al Giardino Sonoro di San Sperate, in Sardegna. Un viaggio nell’arte che riserverà non poche sorprese per chi ama l’arte, sopratutto se a cielo aperto.

#1 Cretto di Burri a Gibellina

Partendo da Palermo ci vuole circa un’ora per arrivare al Cretto di Burri, la prima tappa del nostro viaggio. Non solo opera d’arte a cielo aperto ma anche memoriale. Ci troviamo a Gibellina infatti, distrutta dal terremoto che colpì la Valle del Belice nel 1968. I ruderi lasciati dalla catastrofe sono stati oggetto di un intervento progettato da Alberto Burri. Realizzato tra il 1985 e il 1989 il Cretto di Burri rimane una delle opere di Land Art più interessanti sul suolo italiano.

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#2 Giardino dei Tarocchi a Capalbio

Siamo nei pressi di Capalbio, in provincia di Grosseto e qui troviamo un luogo molto particolare, ideato da una scultrice francese Niki de Saint Phalle: il Giardino dei Tarocchi. Un parco che raccoglie ben 22 sculture ispirate al mondo dei Tarocchi. La storia di questo luogo ha inizio nel 1977, anno in cui l’artista ha iniziato a costruire le sculture facendosi anche aiutare da altri scultori contemporanei. La costruzione di queste opere in acciaio e cemento, ricoperti di vetri, specchi e ceramiche colorate ha impiegato 17 anni e ad oggi è visitabile da aprile fino a metà ottobre.

#3 Labirinto di Arianna a Castel Lucio

Torniamo in Sicilia, ma questa volta a Castel di Lucio, un piccolo borgo sui monti Nebrodi in provincia di Messina. Ci troviamo davanti a un’altra opera di Land Art sita in un contesto molto particolare, quello di un vero e proprio museo a cielo aperto dove l’ideatore di questo progetto, Antonio Presti, riunì moltissimi artisti contemporanei lungo il corso di un fiume che oggi non c’è più. Nello specifico, fu lo scultore Italo Lanfredini a realizzare il Labirinto in cima a una collina poco lontana dal centro abitato. L’opera venne inaugurata nel 1989.

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#4 Parco dei Mostri di Bomarzo

Noto anche come il Sacro Bosco di Bomarzo, questo parco fu ideato da Pirro Ligorio, l’architetto che completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo. A commissionargli il progetto fu Pier Francesco Orsini quasi 500 anni e ora il parco si trova proprio a Bomarzo, in provincia di Viterbo. Il parco si snoda su una superficie di tre ettari fra grandi statue in basalto, edifici dal carattere surreale e indovinelli che disorientano il visitatore a ogni passo. Un luogo tutto da scoprire che racchiude all’interno tartarughe giganti, mostri marini, sirene, draghi, sfingi e moltissime altre creature tutte immortalate nella pietra.

#5 Giardino Sonoro di San Sperate

Terminiamo il nostro viaggio in Sardegna, al Giardino Sonoro di San Sperate. Un luogo curioso che fin dagli anni ’60 veniva utilizzato dall’artista Pinuccio Sciola come laboratorio ma che poi diventa museo a cielo aperto nei primi anni 2000. Sciola, nel corso della sua vita, ha conservato le sue opere in questo giardino permettendo ai visitatori di poter sentire la musica emessa dalla pietra. Le opere dell’artista non sono sempre rimaste a San Sperate, ma hanno anche viaggiato in veste di veri e propri strumenti musicali arrivando anche alla Scala di Milano.

Dal Cretto di Burri a Gibellina fino al Giardino Sonoro di Pinuccio Sciola in Sardegna. Questa la traiettoria del nostro viaggio nell'arte a cielo aperto.
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Tutti piangono, a volte. Molly in mostra a Bangkok

Tutti piangono, a volte. Molly in mostra a Bangkok

Giorgia Massari · 4 settimane fa · Art

Bangkok, la vivace capitale della Thailandia, è rinomata per la sua vibrante scena artistica e culturale. Tra le tante mostre ed eventi artistici che si tengono in questa città, la mostra personale “Everybody / Cries / Sometimes” dell’artista thailandese Molly (1984) da Trendy Gallery è sicuramente una delle più interessanti da un punto di vista espositivo, in termini di interazione con il pubblico. Con questa mostra, Molly introduce nel suo immaginario artistico un nuovo personaggio, Crybaby. Un “avatar” dal sapore pop e cartoonesco. Una bambina dall’aspetto variabile, contraddistinta da un’espressività drammatica e dalle grandi lacrime sul suo viso. Questa mostra interattiva e coinvolgente offre ai visitatori l’opportunità di immergersi in un viaggio emozionale attraverso l’arte unica e provocatoria di Molly, esplorando il tema della fragilità umana.

Il percorso inizia al piano terra del River – un centro commerciale di gallerie d’arte, case d’asta e negozi di antiquariato – con l’installazione Insomniac, un grande recinto formato da cuscini, al cui interno si trova una gigante scultura di una Crybaby, questa volta bionda e, come sempre, intenta a versare le proprie lacrime sull’enorme cuscino centrale. I visitatori, dotati di una tuta apposita, hanno l’opportunità di entrare in questa stanza bianca, che ricorda in qualche modo una “panic room“, abbandonandosi alle proprie emozioni e piangendo in compagnia di altri “Insomiac”. All’ingresso della stanza infatti, si legge la scritta “For the Insomniac only“.

Al piano superiore, all’interno della galleria Trendy, la mostra si sviluppa in tre stanzeSo Do I, So Do You e So Do We – nelle quali il personaggio Crybaby è riproposto dall’artista in diversi media: sculture in ceramica, installazioni su larga scala, dipinti e anche un digital corner in cui è possibile progettare il proprio Crybaby.

Il percorso espositivo, colorato e divertente, esplicita allo stesso tempo un messaggio molto forte, che deriva dall’esperienza personale dell’artista. In un’intervista, Molly racconta di essere cresciuta – come molti di noi – in una società che esige la felicità perpetua e che nasconde la vulnerabilità. «Crybaby versa senza sforzo le lacrime, trasmette direttamente il suo dolore. É fragile e va facilmente in frantumi. É disposta a esporre la sua vulnerabilità per capire meglio se stessa.» La mostra è quindi un invito dell’artista a non nascondere le proprie fragilità, assecondarle, esprimerle ma soprattutto a condividerle, “perchè tutti noi piangiamo, a volte.”

La mostra è visitabile fino al 30 settembre.
Courtesy Crybaby Molly, Trendy Gallery

Tutti piangono, a volte. Molly in mostra a Bangkok
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Studio Lenca dipinge una storia di resilienza

Studio Lenca dipinge una storia di resilienza

Giorgia Massari · 4 settimane fa · Art

Nel vasto regno dell’arte contemporanea, pochi creatori possiedono la capacità di infondere nelle loro opere narrazioni potenti che sfidano le convenzioni e superano i confini. Uno di questi artisti è Jose Campos, conosciuto con il nome d’arte Studio Lenca. La scelta di adottare questo nome – anche sui social e sul suo sito web, oltre che per la firma – è estremamente intima e va oltre al mero concetto estetico. “Studio” rappresenta uno spazio di costante evoluzione e sperimentazione, mentre “Lenca” rende omaggio alle radici ancestrali di Campos in El Salvador. Studio Lenca ingloba e fa dialogare sperimentazione ed eredità culturale, ponendosi non solo come una collezione di opere d’arte, ma come una piattaforma per ridefinire l’espressione artistica attraverso l’identità e l’attivismo.

Studio Lenca | Collater.al

Le origini di Studio Lenca

Jose Campos, l’artista che si cela dietro il nome evocativo di Studio Lenca, è nato a La Paz, El Salvador. Il suo percorso di vita è stato segnato dalle avversità, poiché è stato costretto a lasciare il suo Paese durante la tumultuosa guerra civile della fine degli anni Ottanta. Insieme alla madre, Campos ha intrapreso un pericoloso viaggio verso gli Stati Uniti, dove hanno vissuto come immigrati senza documenti sotto lo sguardo attento di un’amministrazione conservatrice. 

Studio Lenca | Collater.al

L’arte come veicolo di espressione e attivismo

Attraverso mezzi come la performance, il video, la pittura e la scultura, Campos sviluppa una narrazione che intreccia i ricordi personali con l’attivismo e la prassi sociale. Le sue opere nascono da uno spazio profondamente autobiografico, che toccano le esperienze dell’artista e della sua comunità. I dipinti di Studio Lenca, che spesso fungono da documenti autobiografici, trascendono la mera estetica per diventare veicoli di narrazione. Queste storie attraversano la complessità dei confini, delle identità e del patrimonio culturale che sono stati strappati, riscritti e cancellati dalla colonizzazione e dalla guerra. I ritratti raffigurano in modo vivido Campos e la sua comunità con abiti colorati e cappelli caratteristici, l’incarnazione visiva della loro inflessibile resistenza contro il discorso occidentale-centrico sulla migrazione.

Studio Lenca | Collater.al

La narrazione come empowerment

Le narrazioni tessute dallo Studio Lenca sono una potente forma di empowerment. Incanalando esperienze personali e collettive, Campos sfida le norme e le percezioni della società. Attraverso il suo lavoro, Campos affronta la narrazione dello “straniero illegale” e la trasforma in un’esplorazione della resilienza, dell’orgoglio culturale e della complessità dell’appartenenza.

In un panorama artistico in cui le storie hanno un potere immenso, Studio Lenca testimonia la capacità della creatività di rimodellare le conversazioni, sfidare le norme ed elevare le voci emarginate. Con ogni pennellata di colore, ogni fotogramma catturato e ogni forma scolpita, Studio Lenca ci ricorda che l’arte non è solo una riflessione: è un invito a reimmaginare la nostra comprensione della storia, dell’identità e dell’esperienza umana.

Studio Lenca | Collater.al
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Studio Lenca è attualmente in mostra alla Tang Gallery di Bangkok
Courtesy Studio Lenca

Studio Lenca dipinge una storia di resilienza
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La magia erotica di Shafei Xia, tra tigri e porcellini

La magia erotica di Shafei Xia, tra tigri e porcellini

Giorgia Massari · 3 settimane fa · Art

Entrare nell’universo artistico di Shafei Xia (1989) è come risvegliarsi da un sogno assurdo, eccitante e ironico, che lascia straniti ma allo stesso tempo divertiti. Le opere dell’artista cinese – spaziando da acquarelli a ceramiche – sono un caleidoscopio di immagini, un mix curioso e giocoso di elementi che si intrecciano con citazioni antiche, tratte dalla pittura cinese dell’Ottocento. Il tutto accompagnato da dettagli sessuali più o meno espliciti. L’illogico è rappresentato dalla preponderante presenza animale. In particolare, tigri e porcellini interagiscono maliziosamente con la figura umana. In questo modo, Shafei Xia pone uomo e animale all’interno della stessa sfera sessuale, ricordando a tratti l’erotismo tipico delle xilografie giapponesi Shunga, come ad esempio Il sogno della moglie del pescatore di Hokusai, che ritrae un atto sessuale tra una donna e un polpo.

Il sogno della moglie del pescatore, Hokusai, 1814

Nel caso di Shafei, gli animali fungono da allegoria. L’artista afferma di rivedere molti comportamenti umani negli animali, soprattutto nelle tigri, nei maiali e anche nelle tartarughe. Senza alcun tipo di vergogna, Shafei Xia accarezza la sensualità senza mai prenderla troppo sul serio. In uno scenario dove il normale e l’eccezionale si fondono, Shafei gioca con le aspettative e le convenzioni sociali, sfidandole con ironia. Le sue opere invitano a danzare con l’erotismo, a sorridere di fronte a porcellini smaglianti e tigri seducenti, conducendo allo stesso tempo all’interno di una dimensione intima e domestica. 

Courtesy Shafei Xia

La magia erotica di Shafei Xia, tra tigri e porcellini
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A Padova torna il Future Vintage Festival

A Padova torna il Future Vintage Festival

Collater.al Contributors · 3 settimane fa · Art, Design

A Padova torna il Future Vintage Festival dal 8 fino al 10 settembre offrendo al pubblico moltissime esperienze, da concerti a workshop insieme a talk ed esposizioni. Con un ricco palinsesto di ospiti il Festival si snoda fra il Centro San Gaetano, i Giardini dell’Arena e il Parco della Musica.

Sono ormai 15 anni che Padova ospita questo evento per parlare di stile, contaminazione e tendenze ma sopratutto di cultura. L’edizione di quest’anno ha un concept tutto suo: “Timeless. Trend with no end” e si impegna a portare in mostra oggetti di design ormai entrati nell’immaginario comune di tutti gli appassionati della materia insieme all’incontro con un mondo di ispirazioni senza età, cosmopolite e inclusive.

Nel palinsesto di eventi segnaliamo tre serate al Parco della Musica durante il Future Vintage Off – l’evento fuori festival che comprende sessioni di dj set e concerti – il venerdì con gli Eifell 65, il sabato con Cosmo e Rosa Chemical e infine, la domenica con Guè. Oltre alla musica, ci sarà una mostra di Archeoplastica, il progetto diventato celebre sui social che recupera antichi rifiuti trasformandoli in pezzi da museo parlando di sostenibilità e inquinamento. Per quanto riguarda gli ospiti, invece, ci saranno personalità di spicco tutti riuniti al Centro San Gaetano. Da Pablo Trincia – giornalista d’inchiesta e podcaster – fino a Lucille Ninivaggi, designer e tatoo artist.

Per altre informazioni, è possibile visitare il sito web dell’evento qui.

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