Dopo il debutto alla Milano Design Week dello scorso anno firmato Matteo Cibic, Timberland sceglie per l’edizione del 2018 una donna d’eccezione, la product designer ed artista Elena Salmistraro.
Dopo aver vinto nel 2017 il “Best Emerging Designer Award”, Elena diventa il punto di forza della campagna dedicata al pubblico femminile del brand, con un’installazione che rivisita l’iconico simbolo in una chiave del tutto nuova.
La quercia, già simbolo di sacralità, perfezione, energia e vita, diventa una sorta di “madre natura” che protegge, illumina e accoglie, come solo una donna sa fare.
L’installazione, chiamata Dafne in ricordo della bellissima ninfa greca che venne trasformata in un albero, fa parte del più grande progetto “Don’t call me” di Timberland e sarà pronta ad accogliere ignari e curiosi spettatori, direttamente in ciò che di più intimo esiste.
La grande quercia, dal 17 Aprile in Piazza XXV Aprile a Milano, inviterà i visitatori ad entrare nel suo cuore, ad accomodarsi su 4 sedute a forma di ghianda e ad abbracciare il suo tronco per rivelare il suo battito ed i suoi colori.
Un’opera fortemente empatica che ci ha spinto a voler sapere di più sull’artista che l’ha ideata e quindi, per l’occasione, abbiamo voluto intervistarla anche per voi.
In un periodo in cui la donna è al centro di numerose polemiche e movimenti, dal MeToo americano al PayMeToo inglese, cosa significa per te essere stata scelta per rappresentare Timberland, un brand che nell’immaginario comune si rivolge maggiormente ad un pubblico maschile, in un viaggio nell’universo femminile?
Quando li ho incontrati per la prima volta sono stati proprio loro a voler sottolineare che Timberland non è solo uomo, anzi è stata chiara fin da subito la loro voglia di mettere in mostra soprattutto l’aspetto femminile e la nuovissima collezione donna, quindi non credo che sia semplicemente un viaggio all’interno dell’universo femminile, ma credo che rappresenti un cambio di tendenza, una nuova via. Per quel che mi riguarda non è importante a chi un marchio si rivolga, ma è importantissimo come lo fa, in Timberland ho scoperto un’ etica ed un senso di responsabilità, anche e soprattutto, nella scelta dei materiali che mi ha reso orgogliosa di aver collaborato con loro.
Quale credi possa essere il valore aggiunto, se c’è, di una donna nel mondo dell’arte e del design?
Non credo esistano differenze tra uomini e donne, ognuno ha il suo particolare modo di osservare il mondo e di conseguenza elaborarne una personale rilettura, che poi è l’arte.
Esistono bravi designer e bravi artisti, loro sì che sono un valore aggiunto.
Per la tua installazione, Dafne, ti sei ispirata alla quercia, simbolo di forza sacralità, perfezione, energia e vita, ma anche simbolo iconico del brand.
In che chiave lo hai reinterpretato e quali sono i temi fondamentali che vuoi comunicare?
Timberland aveva la necessità di presentare al grande pubblico della design week la nuova collezione donna, quindi la soluzione è arrivata in modo molto naturale, Dafne appunto ne è la rappresentazione, la ninfa tramutata in pianta dagli dei, quindi l’idea di trasformare il logo Timberland in una donna dai mille volti e segreti. Al suo interno l’installazione nasconde molteplici citazioni e riferimenti, come ad esempio le ghiande che avvolgono come l’abbraccio di una madre fino alle texture che arrivano direttamente dalle nuove sneakers.
La tua installazione sarà aperta al pubblico e permetterà ai più curiosi di vivere un’esperienza empatica a 360° gradi. Che tipo di sentimenti pensi che scaturirà? Quali sono quelli che hai provato tu nel momento in cui è venuta alla luce?
L’installazione ha bisogno di essere toccata, amata, abbracciata, coccolata proprio come una donna, e sono convinta che all’amore si possa rispondere solo con l’amore, quindi spero riesca a suscitare sensazioni e sentimenti di piacere in chi avrà il piacere di interagirci, proprio come è stato per me.